Anima

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Sherlock si ritrovò a stringere ancora di più la presa intorno alla sua spada, le nocche bianche per la forza, mentre squadrava il suo nemico con aria feroce.

James Moriarty, invece, era perfettamente immobile e lo guardava con un sorriso crudele e divertito stampato sulle labbra sottili.

-Oh, Sherlock... Credi davvero di potermi battere? Sono più forte. Troppo forte per un essere umano debole come te... Faresti meglio ad arrenderti subito. Ti risparmieresti tanto dolore-.
Sherlock ringhiò, sfoderando la spada e lanciandosi sul suo avversario.

-Forse non mi conosci come credi, Moriarty. Io non mi arrendo mai. Dovessi soffrire le pene dell'Inferno non ti darò pace finchè non sarai morto. Anche a costo di subire la tua stessa sorte-. Sibilò il capitano, protendendosi in un affondo che il suo avversario parò a mezz'aria, con la spada che aveva appena sfoderato. Il clangore delle armi si diffuse per tutto il salone. Eurus osservava la scena in disparte, con uno sguardo freddo e distante. I due uomini continuavano a combattere, i volti contorti in smorfie di concentrazione, i respiri affannosi per la fatica. Nessuno abbassata la guardia, le loro braccia si muovevano velocemente, la spada sferzava l'aria prima di scontrarsi con l'altra.

Moriarty era veloce e aggressivo, scaricava una forza non umana su ogni colpo. Sherlock invece si muoveva con destrezza e leggerezza, contando su colpi rapidi e violenti.
Sulla fronte gli scendevano goccioline di sudore freddo. La fatica cominciava a farsi sentire. Moriarty invece sembrava inarrestabile. I suoi colpi non sembravano rallentare. Se possibile, sembravano ancora più violenti. Sherlock indietreggiava sempre di più, nel tentativo di guadagnare tempo.

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John correva nuovamente per i freddi corridoi di roccia, per raggiungere il capitano. Aveva trovato Lestrade, gli aveva riferito arrancando il messaggio con l'ordine di trovare gli altri e di raggiungerli nell'ampio salone. Ora percorreva di nuovo il corridoio, di corsa. Non aveva idea di cosa fosse accaduto in sua assenza, ma non nutriva bei presentimenti. E se Moriarty fosse già uscito allo scoperto? Pensò al peggio, mentre un brivido gli percorreva la schiena. Ed ora eccolo lì, di nuovo davanti alla porta di legno e con il cuore in gola. Udiva ovattato un clangore di spade.
Si affrettò a spalancare la porta che lo separava dal capitano, ormai sicuro che Moriarty fosse tornato.
Infatti, non appena la porta si aprì, John vide i due uomini impegnati in un combattimento nel bel mezzo della sala.

Eurus, in disparte, guardava indifferentemente la scena, come se non temesse per la vita di nessuno.
John spostò di nuovo sguardo sul capitano, che era in seria difficoltà sotto i colpi furiosi di Moriarty.
La spada del capitano volò lontano dal suo proprietario, per poi atterrare sul freddo pavimento di pietra con un tonfo metallico. Moriarty colpì con un calcio Sherlock allo stomaco. Ora tentava di indietreggiare davanti alla punta della spada del suo nemico, pericolosamente puntata alla sua gola.

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Sherlock sentiva la punta della spada di Moriarty farsi sempre più vicina, quasi a sfiorargli la pelle. Il suo avversario aveva un'espressione trionfante dipinta sul volto, un sorriso crudele gli attraversava le labbra.

E così è finita.

Non avrei mai pensato che sarei morto così. Dandola vinta a Moriarty.

Sherlock ora sentiva la spada di Moriarty che premeva sulla sua pelle. Chiuse gli occhi, aspettando il dolore, che però non arrivò. Venne sostituito da un suono metallico incredibilmente vicino al suo orecchio, seguito dall'urlo furibondo di Moriarty. Sherlock aprì gli occhi, attestandosi a rimettersi in piedi.

-Riprendi la spada, Sherlock! Io lo tengo occupato!- Urlò John, che parava con sorprendente velocità i colpi di Moriarty. Sherlock non potè fare a meno di sentire un pizzico di orgoglio e commozione, davanti al suo primo ufficiale. Si riscosse poi dai suoi pensieri, tuffandosi a prendere la spada. Raggiunse John, ancora impegnato nel combattimento con Moriarty, mentre una sensazione di sicurezza e determinazione si impadroniva di lui.

Insieme, avanzavano sempre di più verso il nemico, che malgrado la sua forza stentava a resistere ai colpi di due persone contemporaneamente.

John colpì allo stomaco Moriarty con l'elsa della sua spada, il quale arrancò all'indietro per qualche passo prima di cadere. John lanciò un'occhiata a Sherlock, che si stava avvicinando a Moriarty con la spada stretta in pugno.

-A te l'onore-. Mormorò il primo ufficiale, allontanandosi dall'avversario. Sherlock sorrise leggermente, prima di puntare la spada allo stomaco di James Moriarty.
Prese un respiro profondo e l'affondò con violenza, mentre un lento zampillo di sangue usciva dalla camicia del suo nemico, come la vittoria che si stava impadronendo del capitano. Moriarty sgranò gli occhi e spostò lentamente lo sguardo sulla spada affondata nel suo stomaco. Poi, alzò lo sguardo su Sherlock e fece qualcosa che procurò una serie di brividi al capitano.

Sorrise.

Sorrise, un sorriso crudele e maligno.

Poi il sorriso si smorzò e la freddezza nello sguardo abbandonò i suoi occhi. Il capo si riversò a terra, l'immobilità più assoluta gli percorreva il corpo.
Sherlock estrasse la spada dal cadavere e gli voltò le spalle, ripensando all'ultimo sorriso di James Moriarty. John gli si avvicinò sorridendo.

-Ce l'hai fatta! È morto!-. A smentire quelle parole, ci pensò un sibilo sommesso, proveniente dal cadavere. Sherlock si voltò e John puntò gli occhi sul corpo. Dal petto e dalla testa di Moriarty, stava uscendo una sottile sabbia nera, che prese a volteggiare prima sopra il copro del proprietario, poi in movimenti circolari, sopra la stanza. Sherlock e John la seguirono con lo sguardo, incapaci di fare il minimo movimento. La sabbia planò leggermente verso terra, puntando ai due uomini che la stavano osservando. Insicuri sul da farsi, Sherlock e John estrassero le spade; se quella cosa era uscita da James Moriarty, certamente non era buona.

La sabbia si avvicinò sempre di più. Sherlock indietreggiò. John fece lo stesso, ma si rese conto troppo tardi che la sabbia stava puntando su di lui, entrando nella sua testa e nel suo petto.
Sherlock vide il suo primo ufficiale rovesciare gli occhi all'indietro, gemendo impercettibilmente e perdendo i sensi. Il capitano si affrettò a sorreggerlo, mentre l'ansia si impadroniva di lui.

-John! John svegliati!- Sherlock, per la prima volta in vita sua, non sapeva cosa fare. Non aveva idea del perchè quella cosa, qualunque cosa fosse, avesse deciso di entrare dentro a John. Per un istante, Sherlock temette il peggio. Poi, vide il suo primo ufficiale aprire lentamente gli occhi e mettere a fuoco la sua immagine. Il sollievo di Sherlock si smorzò immediatamente quando guardò negli occhi dell'amico. La luce calda e solare che aveva sempre regnato nei suoi occhi blu, era ora fredda e crudele. La sua stessa espressione ora era fredda. Non era il John che conosceva. Era l'esatto opposto.

Senza che Sherlock riuscisse a rendersene conto in tempo, John gli aveva stretto una mano intorno alla gola, mandandolo a terra e impedendogli di respirare.

-John... John che stai facendo? Sono io! Sherlock!- boccheggiò. John sorrise, a quelle parole.
Mentre Sherlock sentiva i suoni farsi ovattati e vedeva la vista annebbiarglisi, John parlò.

-John è sepolto, ormai. Io, Sherlock, sono James Moriarty-.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 13, 2017 ⏰

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