15. Christopher BlackBurn

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Christopher BlackBurn.

Non voltarti mai indietro anche se sarà difficile

Il ticchettio dell'orologio sta riempiendo i pochi minuti che separano me e Justin dall'incontrare Christopher BlackBurn, uno dei colleghi più stretti di mio padre.
L'incontro avverrà in una baita lontana oltre 58 km da casa nostra, Justin crede che sia troppo rischioso farlo venire qui, poiché abbiamo gli scagnozzi di Derek col fiato sul collo.
Questa baita, a primo impatto, mi è molto familiare.
«Tutto okay?» sussurra Justin, svegliandomi dai miei stessi pensieri. Mi volto verso di lui e sorrido appena «Tutto okay» dico successivamente.
Lo squillare del telefono fa saltare in aria entrambi.
«Chris? Sei qui? Arriviamo» telefonata breve e concisa.
Io e Justin scendiamo dalla macchina e lui mi prende per mano. Comincio a farci l'abitudine.
Christopher è di gran lunga più grande di Justin, probabilmente sulla quarantina, tiene una sigaretta fra le dita accesa, mentre con lo sventolare della mano ci fa segno di proseguire.
«Justin... da quanto tempo, figliolo!» Justin sorride ampiamente, mentre si ritrovano in un abbraccio.
«E tu devi essere Brooklyn, ti ricordo quando eri piccola così» fa cenno con le mani «Sei cresciuta tantissimo»
Non sapendo cosa dire accenno ad un «Piacere di conoscerti» mentre intreccio nuovamente la mia mano a quella di Justin. Christopher abbassa lo sguardo alle nostre mani e sorride appena «Adam sarebbe sicuramente contento di voi due» e nel frattempo ci invita ad entrare dentro.
«A cosa ti riferisci?» chiede Justin, con sguardo interrogativo.
Blackburn fa finta di nulla, si siede, offrendoci qualcosa da bere e cominciamo a parlare.
«Allora? Che aiuto avete bisogno?»
Io e Justin cominciamo a raccontare di come oramai siamo in pericolo e di come non ci lasciano in pace. Poi arriva il tasto dolente.
«Il fatto è che non possiamo fidarci di nessuno... nemmeno di mia madre» sussurro io.
Christopher alza un sopracciglio «Che vuoi dire, Brooklyn?»
«Beh, lei collabora con loro. Lei ci ha messo dentro a questo casino»
Fa male dirlo, ma bisogna ammettere le verità.
«E pensare che tuo padre ti dava per scomparsa...»
«Quindi lui... lui sta bene?» chiede Justin, tentennando un po'. Vedo che gli tremano leggermente la mani, così appoggio la testa sulla sua spalla cercando di tranquillizzarlo e lui mi lascia un bacio in fronte, facendo un lieve sorriso.
«Non preoccupatevi di Adam. Lui sta benissimo. É al sicuro»
A quelle parole i miei occhi buttano giù qualche lacrima, per la gioia. E soprattutto perché in mio padre ci vedo un bagliore di speranza.
«Tua madre ti ha dato per scomparsa. L'abbiamo pedinata. Aveva organizzato di ucciderti una sera ad una festa ma tu hai portato lui» indica Justin «Quindi, te la sei scampata, quell'invito da parte di quel Scott era fatto apposta per questo» continua a parlare e sia io che Justin abbiamo la gola secca ed io continuo a piangere silenziosamente.
«Piccolina, posso darti un consiglio?» Io annuisco tirando su con il naso «Non dovresti fidarti facilmente delle persone, soprattutto di un ragazzino che incontri a scuola e subito ti invita ad un festa»
«Hai ragione... non dovevo, volevo solo svagarmi un po'»
«Non esiste lo svago, il divertimento, l'amore o quant'altro in queste situazioni. Bisogna avere sangue freddo e pensare in modo razionale»
Continua a parlare «Lo sai che avrebbero potuto rapirti? Ero così in pensiero per voi due, non sapevo come rintracciarvi e l'unico modo era tua madre. Ma lei mi aveva detto che eri scomparsa, ma sai cosa? Io non ci credevo»
Christopher si accende un'altra sigaretta e così lo seguo pure Justin.
«Vorrei davvero rivedere mio padre, è la mia unica speranza» parlo a bassa voce, come se pronunciare certe parole sembrasse irreale.
«Lo rivedrete. La prossima volta che ci vedremo. Che ne dite di dopodomani?»
Io e Justin ci guardiamo di scatto e annuiamo entrambi immediatamente. «Va benissimo. Sempre qui?» chiedo io, come se fosse scontato.
«Sì, Brooke, sempre qui, alla stessa ora»
«Bene, B-Burn. Ti ringrazio immensamente, non saprei cosa avrei fatto senza di te» dice Justin, mentre si avvicina a salutarlo.
Io faccio un cenno con la mano e sussurro un 'Grazie' e lui mi fa un sorriso riconoscente.
Una volta arrivati in macchina butto un respiro trattenuto per troppo tempo.
«Dimmi se sto sognando. Ma se sto sognando voglio continuare a farlo» dico incredula, più a me che a lui.
«Guardami Brooklyn» mi risponde Justin, mentre io mi giro verso di lui, facendo incastrare le nostre iridi le une alle altre. Mi sono mancate.
«Tutto sta andando per il verso giusto almeno per una volta, e ora siamo insieme, non conta nient'altro»
Di rimando, e con la voglia di baciarlo a tremila gli stampo un bacio a fior di labbra e subito dopo mi rimetto a sedere, allacciando la cintura.
Justin è rimasto nella stessa posizione di prima, scemato da ciò che ho appena fatto.
«Un semplice bacio? Così?» esclama poi, ridendo.
«Vuoi di più?» dico io, rispondendo a tono.
«Eccome se voglio di più» ribatte, con la voce improvvisamente bassa e rauca. Mi aspetto qualcosa che rientra nel solito di Justin ma mette in moto ed improvvisamente partiamo.
Il viaggio trascorre in silenzio ed io mi addormento sentendo la dolce melodia dei respiri di Justin.

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