Capitolo 5: il Creato

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Prima di continuare a filosofare cerchiamo di riprendere il filo del discorso, passando al presente e poi anche al plurale.

Nei capitoli precedenti: "Io, protagonista, accetto come criterio sicuro per distinguere il vero dal falso il Metodo che Cartesio ha generato dalla Matematica; volendo controllare ogni conoscenza attraverso il Metodo sono costretto a dubitare di tutto e subito trovo la mia prima evidente certezza: il fatto che dubito implica che io esisto come soggetto pensante; nel giudicare tutte le mie conoscenze mi ritrovo a non poter ritenere affidabili quelle sensibili mentre non rimane onta di dubbio sulla veridicità di quelle matematiche; mi accorgo così di conoscere soltanto una piccola parte di un mondo esatto, bellissimo e perfetto che è la matematica, la quale pertanto non può essere stata creata dalla mia mente ma soltanto da un essere trascendente dotato di intelletto e volontà, supremo e perfetto: Dio, appunto, la cui perfezione implica che Egli è anche infinitamente buono; la matematica diviene così prova dell'esistenza di Dio e la sua infinita bontà del fatto che io non vivo in una prigione illusoria ma nel migliore dei mondi possibili, che pertanto deve essere reale, almeno in buona parte."

Innanzitutto iniziamo a chiamare creato quello che prima intendevamo come mondo, in quanto quest'ultima parola è molto indefinita e dobbiamo prima chiarire a che cosa ci riferiamo con essa. Il creato invece è tutto ciò che esiste tranne Dio, a eccezione di Dio, che appunto trascende il creato, ossia sta al di sopra di esso.

Poi, siamo arrivati quindi alla conclusione che questo è il miglior "creato" possibile; pertanto, per conoscere in modo sicuro ed evidente come esso sia fatto e come siamo fatti noi che ne facciamo parte, dobbiamo formulare le ipotesi di creato migliori possibili, più belle in assoluto. Quando avremo raggiunto un'ipotesi di creato talmente meravigliosa, magnifica, straordinaria, completa, chiara ... e saremo assolutamente sicuri che non ci potrà mai esserne un'altra più bella, migliore di quella, allora saremo anche totalmente certi che quella corrisponderà proprio alla realtà e che il creato è per filo e per segno identico a quello teorizzato in essa.

Da questo punto in poi fino alla fine del libro vi illustrerò la mia teoria di creato che prende come regola base proprio che esso deve essere il migliore possibile.

Per prima cosa un po' di nomenclatura: definiamo cosmo come sinonimo di creato; quest'ultimo è poi costituito da multiversi, detti anche dimensioni, all'interno di ciascuno dei quali la realtà si presenta in modo simile (valgono le stesse leggi fi...

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Per prima cosa un po' di nomenclatura: definiamo cosmo come sinonimo di creato; quest'ultimo è poi costituito da multiversi, detti anche dimensioni, all'interno di ciascuno dei quali la realtà si presenta in modo simile (valgono le stesse leggi fisiche); questi ultimi sono poi composti da regni o mondi, all'interno di ciascuno dei quali la realtà si presenta nello stesso identico modo, ossia valgono anche le stesse costanti fisiche. Infine, ogni mondo è formato da singoli universi, regioni di spazio che si estendono all'infinito nelle tre dimensioni spaziali.

Ora, il creato è per definizione unico. La cosa, la sostanza più bella del cosmo è la luce, non a caso il simbolo più adatto a essere immagine di Dio. La luce stessa pertanto rappresenta quell'arché, quel principio primo alla base del creato da cui tutto diviene, che i primi filosofi greci come Talete, Anassimandro e Anassimene andavano cercando. 

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⏰ Última actualización: Sep 17, 2017 ⏰

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