Capitolo 5

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Girai lo sguardo verso Christian in preda al terrore, ma lui non mi guardava : il suo sguardo fissava una cabina telefonica non molto distante da dove ci trovavamo.
" resta qui"
Mi ordinò spingendomi un po' più in mezzo alla folla. la gente sembrava confusa, alcuni se ne stavano andando, altri , come Christian, si dirigevano verso il punto da cui si era sentito l'urlo.
Decisi di non starmene lì impalata come una idiota e quindi raggiunsi Christian che si trovava davanti alla cabina telefonica premendosi la mano contro la bocca.
Ma cos'era successo?
Guardai esattamente nel punto in cui guardava il mio amico. E avrei tanto voluto non averlo fatto.
Dentro la cabina, in una pozza di sangue vi si trovava il corpo inerme di un uomo piegato a metà, gli occhi erano ancora aperti e guardavano il vuoto. nella mano stringeva un telefono.
Mi tappai la bocca con le mani e soffocai un urlo. Molte persone accanto a me ebbero la stessa mia reazione e rimasero impietrite davanti a quel corpo.
Christian si accorse della mia presenza e, prendendomi il polso cercó inutilmente di portarmi via ma senza riuscirci; sentivo le gambe diventarmi molli e la testa girarmi, Christian mi osservava preoccupato cercando di tenermi in piedi.
" Michelle!!"
Non lo sentii quasi, la testa mi girava e mi sentivo lo stomaco contorcermi, forse stavo per vomitare anche se speravo con tutta me stessa che non accadesse, non qui.
Un poliziotto distolsi la concentrazione di Christian e per un breve istante mi mollò i polsi, le mie gambe cedettero quasi subito.
Due braccia mi sorressero per la vita, ma non erano quelle di Christian.
Cercai di aprire gli occhi ma la testa continuava a girarmi, continuavo a vedere il corpo di quell'uomo e questo peggiorava soltanto le cose.
Avrei tanto voluto ringraziare la persona che mi aveva impedito di cadere e mi stava tenendo tutt'ora chiedendomi se stavo bene, ma la sua voce era lontana. vidi Christian parlare con un uomo alle mie spalle e poi chiudi gli occhi.

Qualcosa di gelido mi fece rabbrividire e spalancare gli occhi. Christian mi aveva buttato addosso dell'acqua .
" ma che diavolo..."
"Finalmente, pensavo non ti svegliassi più"
Mi rispose quasi divertito.
Lo schiaffeggiai sul braccio, quasi mi ero dimenticata quello che era successo, quasi.
Mi sedetti senza distogliere lo sguardo da quello di Christian, mi tremavano le gambe ma la testa non mi girava piú.
" ti senti meglio?"
Gli risposi con un'altra domanda
" posso sapere dove siamo?"
Lui mi studiò per qualche secondo, i suoi capelli sembravano quasi dorati sotto il sole.
" dopo che avevi visto il cadavere alla cabina telefonica ti sei sentita male e sei svenuta. Abbiamo pensato che forse era una cattiva idea portarti a casa in taxi in queste condizioni e allora ti abbiamo fatto sdraiare su questa panchina per vedere se ti riprendevi"
Mi aspettavo un sorriso da parte di Christian dopo avere finito la conversazione, com'era da suo solito ma invece la sua espressione rimase ferma. poi mi accorsi che qualcosa non andava.
" Abbiamo?"
Lo chiesi quasi in un sussurro. lui sbuffó.
" ah già, il dottor watson ti ha afferrata prima che cadessi e mi ha aiutato a portarti qui"
In quell'istante mi salì un groppo in gola.
Mi girai di scatto e quasi mi spaventai nel vedere che seduto dietro di me c'era un altro uomo, non un qualsiasi uomo: c'era John Watson.
"Oh mio dio"
Purtroppo non riuscii a contenermi. Ma lui per mia fortuna rise
"piacere di conoscerti"
Gli strinsi la mano, quasi non ci credevo che era stato l'assistente di Holmes ad aiutarmi.
Cercai di alzarmi ma dovetti appoggiarmi alla spalla di Christian per non cadere, le mia gambe non erano ancora del tutto stabili.
Si alzarono anche il dottor watson e Christian che mi prese il braccio aiutandomi a mantenere l'equilibrio.
" Se volete vi chiamo un Taxi"
Chiese cortesemente Watson, Christian gli sorrise.
" non torneremo subito a casa "
Watson ci salutò con un cenno.
" come volete"
E se ne andò. Dubito che lo incontrerò ancora.
Christian mi guardo preoccupato
" sicura di stare bene?"
Annuii
"Tu piuttosto come stai?"
"Bene"
La sua risposta fu troppo fredda e veloce per essere sincera

His name was Sherlock Where stories live. Discover now