Cap. 16

59 2 0
                                    

Forse non aveva mai corso come in quel momento.
Appena Daphne era uscita dalla stanza, molto probabilmente con l'intenzione di andare da Virginia, Matty aveva cercato per l'ennesima volta di liberarsi dalle corde che lo legavano e, con sua grande sorpresa, ci era riuscito.
Forse i nodi si erano allentati per i diversi tentativi di liberarsi.
Dopo che anche lui era uscito dalla sua prigione si ritrovò in un lungo corridoio con diverse porte si ambo i lati.
Si aspettava una scena piena di urla, spari e agenti che correvano, mentre attorno a lui regnava l'assoluto silenzio.
Per trovare la stanza in cui era rinchiusa la sua Vi, decise di cominciare dalla fine del corridoio, aprendo tutte le porte, con un'agonia che lo assaliva ogni volta che, entrando in una stanza, non trovava i famigliari capelli biondi e i bellissimi occhi azzurri della sua fidanzata.
Forse, però, doveva sentirsi sollevato: molto probabilmente tutto quello che gli aveva detto la mora era una bugia per farlo parlare.
Intanto nella sua testa si ripetevano le parole di lei "Ascoltami bene, Matty Crowe. Sono capace di molte cose. Ho ucciso tante di quelle persone, che la gente dice che sono la morte stessa, ho fatto esplodere edifici, camion e altre cose ma non farò ma del male a lei. Hai capito? Mai. Per cui non preoccuparti per me, ma degli altri agenti".
Non lo colpiva il fatto che la ragazza fosse considerata la morte in persona, ma come aveva reagito nei confronti di Virginia, come se la conoscesse da sempre. E forse era proprio così. O forse no.
In quel momento Matty poteva pensare solamente a dove potesse trovarsi Virginia, cercandola per tutta la base della Power.

Un colpo.
Bastò un colpo per scatenare il putiferio.
Virginia aveva sparato alla prima spia che aveva parlato a lei e a Ricky, dato che era anche quella con le armi, almeno in vista.
Infatti l'altra spia, dopo aver visto il suo amico a terra, si girò di scatto per colpire la bionda con un coltello, ma venne bloccato subito da Ricky, che con un calcio aveva colpito il polso dell'uomo, facendo volare l'arma a qualche metro si distanza.
In quel momento arrivarono altre spie dall'ingresso del corridoio, tutte munite di pistola.
Ricky prese il braccio di Virginia e la spinse davanti a lui, coprendole le spalle, dirigendola in un labirinto di muri e porte.
Gli spari continuavano, sia da parte degli agenti della Power, sia dal fucile di Ricky.
Virginia aveva tentato più volte di rallentare la corsa per affiancarsi al ragazzo ed aiutarlo a sparare, ma questo le aveva sempre urlato -Vai avanti, non rallentare. Se mi colpiscono vai a cercare Matty-
Fortunatamente nessuno dei due venne colpito, perché le spie nemiche, dimezzate dai proiettili del fucile, si erano fermate.
I due amici finalmente i poterono fermare per riprendere fiato dopo la corsa, anche su, per diverse rampe di scale.
Adesso si trovavano in un piano più agiato rispetto alle prigioni nel seminterrato.
La strana puzza rimaneva comunque ma gli spazi erano più grandi e c'erano diversi studi con delle grandi scrivanie.
Ad un certo punto sentirono un rumore provenire dalla porta che si trovava dall'altra parte della stanza e videro due spie della Power che parlavano, come se non fosse successo nulla poco prima nei seminterrati.
Non erano nemmeno armati, si rese conto Virginia. In più erano giovani, molto più giovani di lei e Ricky: al massimo avranno potuto avere 19-20 anni.
Con la coda dell'occhio vide il rosso puntare il fucile sui due ragazzi, ma prima che sparasse, Virginia abbassò la canna dell'arma e guardandolo dritto negli occhi scosse piano la testa, per intendere che sarebbero state delle morti inutili, e soprattutto secondo la ragazza, ingiuste. Non potevano nemmeno difendersi.
Ricky sembrò capire ciò che voleva dire Vi, perché si rimise il fucile a tracolla e si sedette, aspettando che le due spie uscissero.
Mentre attraversavano la stanza, Virginia sentì alcune frasi che si scambiavano i due ragazzi.
Quello che stava parlando era biondo e alto, con un sorriso così innocente e naturale che non poteva sapere veramente ciò che accadeva in una vita da spia. Molto probabilmente era appena stato preso dalla Power.
-Non ci posso ancora credere che l'agenzia ci abbia arruolato. Mi sembrava ancora ieri che da bambini sognavamo di diventare delle spie per combattere contro il male-
Questo confermò a Virginia ciò che aveva pensato.
-Hai ragione. Ma adesso non è più uno scherzo: dobbiamo stare attenti. Hanno detto che la Crystal non ha pietà. Non sarà facile da combattere-
Virginia e Ricky si guardarono con delle facce stupite: se erano loro quelli senza pietà, la Power cos'era?
-Ma per adesso non dobbiamo ancora preoccuparci- continuò il biondo, rivolto all'amico -è tutto calmo. Il ragazzo che è scappato lo ritroveranno. Noi dobbiamo solo controllare che nessuno entri da questo piano in poi. Se magari ritroviamo la spia meglio ancora-
A Virginia era accelerato il battito: Matty era ancora vivo, in giro per la Power. Non erano ancora riusciti a prenderlo. Aveva ancora speranza.
Smise di pensare a Matty, quando sentì qualcuno parlare, molto probabilmente, da dietro la porta, dato che non riusciva a vederlo in faccia.
-Se vi sembra davvero così facile lasciare tutti fuori allora provateci-
I due ragazzi subito guardarono in direzione della porta, e ancora prima che riuscissero a fare qualcosa, Virginia li vide cadere a terra, svenuti.
Chiunque ci fosse stato dietro la porta non aveva sparato proiettili, ma degli aghi soporiferi.
Appena il ragazzo entrò nella stanza, Virginia non si accorse nemmeno di essersi alzata per correre verso di lui.
Si ritrovò subito fra le braccia del ragazzo appena arrivato.
Quando alzò la testa e vide i suoi fantastici occhi verdi e i capelli neri perennemente scompigliati, si sentì a casa come non mai.
Finalmente era stretta nelle braccia di Matty, che sembrava messo bene.
Solo quando strinse di più la vira del ragazzo, lo sentì gemere.
Per questo si allontanò si poco per vederlo in faccia, ma subito Matty disse -Tranquilla, non è niente. Ho solo dei dolori allo stomaco-
Virginia, non essendo convinta, si riavvicinò al ragazzo, e con un gesto fulmineo, gli sollevò di poco la maglietta, quel tanto per riuscire a vedere gli ematomi che si stavano formando a causa delle scariche elettriche.
-Matty- riuscì a sussurrare prima di chiedergli -Dovevi dirgli quello che volevano. Adesso sei ridotto così e... e non hai fatto niente di male... e- e non riuscì ad andare avanti perché gli occhi le si erano riempiti di lacrime e Matty, prontamente, l'aveva stretta in un abbraccio.
-Ho fatto quello che dovevo fare. Ora sono qui con te, ed è questo l'importante- le sussurrò all'orecchio prima di allontanarsi di poco, sempre stringendola un un abbraccio, e asciugandole le lacrime con i pollici e sorridendole dolcemente.
Dopo un'ultima stretta le mise il braccio attorno alle spalle e si voltò verso il ragazzo che fino ad allora era rimasto a guardare la scena dei due fidanzatini.
-Weasley, ci sei anche tu?-
-Non mi pentirò mai abbastanza di averti fatto leggere Harry Potter quando eravamo ragazzini- disse Ricky, andando verso Matty per stringerlo in un abbraccio.
-Sei solo invidioso perché io assomiglio a Harry Potter- rispose Matty all'amico.
Per qualche secondo rimasero tutti in silenzio a guardarsi, come se non ci fossero decine di spie pronti a catturarli o, peggio, ad ucciderli.
Per questo Virginia, un po' a malincuore, siede un colpo di tosse
-Non vorrei interrompere, ma voglio ricordare che tutta la basa della Power sta cercando te, perché sei scappato e noi due per il disastro che abbiamo combinato giù nei sotterranei-
-Devi sempre rovinare tutto, vero Vi?- chiese il moro alla ragazza, facendole una linguaccia.
-È la mia specialità, no?- rispose lei, mentre andava a recuperare il fucile di Ricky.
-Ma un'altra mia specialità è combattere il male. Per cui andiamo a sconfiggere il Prisma e torniamo a casa. Questo odore nauseabondo inizia a stancarmi- disse Virginia, portandosi una mano al naso per tapparselo alla fine della frase.
Dopodiché recuperarono delle armi trovate negli studi, pronti per combattere contro le spie della Power che lo stavano cercando.

In quel posto riusciva ancora a perdersi, dopo anni passati là dentro a eseguire gli ordini di Henry.
Daphne stava correndo da un piano all'altro, tra un corridoio e un altro per cercare la famosa Virginia Spencer, che soprattutto negli ultimi giorni l'aveva tormentata.
Sapeva che l'aveva vista da qualche parte, ma adesso ne era certa.
Come aveva fatto a non riconoscerla prima?!
Si stava guardando intorno, quando sentì dei proiettili che la sorpassavano e si andavano a conficcarsi nel muro davanti a lei.
Subito si girò e vide delle spie della Crystal che le puntavano la pistola addosso, per cui si gettò di lato, in un corridoio che, purtroppo per lei era un vicolo cieco.
Sentendo le spie avvicinarsi, si tirò su immediatamente e caricò la pistola, pronta a far fuoco.
Appena le spie si buttarono nel corridoio iniziò a sparare.
Le due spie davanti caddero per terra, colpite con colpo precisissimo si Daphne al cuore.
Le altre vennero ferite e si ritirarono nel corridoio principale.
Era in trappola, e l'unica via di fuga era il corridoio in cui le spie della Crystal la stavano aspettando.
Si girò verso il muro dietro di lei.
Non c'era niente che l'avrebbe aiutata a scappare.
Alzò la testa per sgranchirsi il collo e vide, sulla sommità della parete, un condotto dell'aria: se riusciva a saltare abbastanza in alto, poteva arrampicarsi ed entrare nel tunnel.
Sparò dei colpi alla grata per farla saltare e, per non destare sospetti, sparò a caso anche verso le spie della Crystal agency.
Dopodiché si arrampicò fin sul buco lasciato dalla grata, e cercò di incastrare quest'ultima in modo che i suoi nemici ci mettessero un po' prima di raggiungerla.
Nel condotto dell'aria c'era ancora più puzza che nei corridoi e questo le fece capire che si stava avvicinando sempre di più alla stanza in cui era contenuto il Silvermineral: era il materiale che serviva ad alimentare il Prisma e a creare il fumo viola che usciva dall'arma.
Fortunatamente la Power era riuscita a recuperare la strana pietra anche dal bosco vicino alla capitale francese, prima che la Crystal scoprisse il suo secondo utilizzo: probabilmente era l'unica cosa capace di distruggere il Prisma.
Gli scienziati della Power, tra cui anche Mark, non riuscivano a capacitarsi che quella pietra, al contatto con il fuoco, creasse un'esplosione tale da distruggere la loro arma.
In quel momento Daphne si bloccò di colpo: si era dimenticata di Mark.
Anche se cercava di tenersi ancora in forma, era vecchi o e non combatteva più come una volta. Doveva cercarlo e portarlo fuori da quella base, altrimenti l'avrebbero preso le spie della Crystal.
Per questo si diresse alla grata più vicina per capire dove si trovava: dalla grata vide gli studi degli agenti del secondo piano.
Lo spazio era deserto: non c'erano nemmeno suoi compagni che lavoravano o che tenevano sotto controllo le entrate, preoccupati per l'arrivo degli agenti della Crystal.
Era impossibile che non gli avessero visti.
Comunque riuscì a capire che il laboratorio si trovava ancora più avanti e seguendo il condotto, sarebbe dovuta arrivare direttamente nel laboratorio, dato che c'erano diverse grate dove lavorava Mark.
Decise di gattonare più velocemente, anche se ormai le ginocchia le dolevano e iniziava a mancarle l'aria per la puzza fatasi insopportabile.
Finalmente arrivò ad una svolta e, seguendo una piantina mentale, svoltò a destra, dove trovò subito una grata nera.
Era nel punto esatto. Adesso bastava togliere la grata e convincere Mark ad andarsene dal suo amato laboratorio.
Mentre si avvicinava, sentiva salire la voce di Mark dal buco nel muro. Chissà su cosa stava rimuginando. Ormai Daphne si era abituata ad entrare in laboratorio e sentire il suo amico parlare da solo, ma le sembrava sempre un po' strano questo comportamento, proprio come Mark.
Quando però si avvicinò ancora di più e sbirciò dalla grata, vide che la voce che sentiva era di più persone: due agenti della Crystal stavano sovrastando lo scienziato, che cercava di allontanarsi dalle sue spie.
Ad un certo punto afferrò una delle sue armi, una pistola che aveva progettato apposta per Daf, e la puntò addosso ad uno dei due agenti, per poi sparare.
L'uomo cadde a terra ma il suo partner sparò un colpo, che prese in pieno petto Mark.
Daphne non si accorse nemmeno di urlare.
Si ritrovò nel laboratorio mentre sparava all'agente, mentre questo correva fuori, trascinandosi il suo amico.
Daphne, dopo un attimo di smarrimento, corse da Mark, che aveva la camicia inzuppata di sangue.
Gli occhi erano chiusi, ma il petto si alzava e si abbassava sempre più piano.
-Ti prego, non anche tu. Ho perso troppe persone importanti nella mia vita- riuscì a dire, mentre appoggiava la testa sulla spalla di Mark e le lacrime le rigavano le guance.
Quelle stesse lacrime che da molto tempo non scendevano più a bagnarle il viso.

Spy AgenciesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora