9. Mission infuriating 2/2

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Alle quattro Kakashi arrivò al campo d’allentamento, accolto solo da una ragazza leggermente arrabbiata e dai capelli rosa. Sembrava che, ormai, il suo essere ritardatario fosse talmente prevedibile che nessuno si sconvolgeva più di tanto ultimamente. Normalmente Sakura gli avrebbe chiesto i motivo del ritardo, per poi chiamarlo un bugiardo, ora invece stava in silenzio. Notò che non gli faceva quel genere di domande da un po’, da quando l’aveva beccato con Yoshi, forse perché aveva cominciato a pensare che c’erano delle cose che non la riguardavano.

Non che avesse niente da nascondere quel giorno. Aveva semplicemente sbagliato il campo d’allenamento…

“Allora,” dichiarò lui, con quanto entusiasmo la sua voce gli permetteva (cioè, molto poco), “per prima cosa dovremmo capire quali jutsu aggiungere al tuo stile personale per renderti uno shinobi più versatile agli occhi degli esaminatori.”

“Giusto,” annuì lei. Si mise in piedi contro la recinzione a catena, con le dita di una mano aggrappati ai buchi della rete, mentre l’altra la teneva nascosta dietro la schiena. Ecco ancora quell’atteggiamento timido. Quel modo di inclinare la testa, come se stesse dicendo ‘sono solo una ragazza’, e il movimento innocente con il quale strisciava la suola di uno stivale contro il terreno polveroso. Cosciente o meno, Kakashi sapeva che era tutta una farsa. Sakura era tutt'altro che mite o timida... Sembrava che stesse assumendo il suo miglior comportamento dopo quella mattina.

“Ci stavo pensando da un po’…” disse lui, andando a poggiarsi contro la recinzione a pochi passi da lei. La rete si mosse un po’ sotto il suo peso, facendo tremolare anche la mano di lei. “Quanti genjutsu conosci?”

“Uh…” Fece finta di contare sulle dita. “Nessuno?”

“Beh, tu sei un tipo da genjutsu, quindi dovresti essere in grado di apprenderli abbastanza velocemente. Ne ho in mente un paio che ti potrebbero piacere, quindi potremmo iniziare a–”

“Aspetta.”

Kakashi si fermò, guardandola curioso. “Perché?”

Il piede di Sakura strisciò ancora una volta timidamente contro il terreno. “Hai detto che c’era una condizione…?”

“Lo so,” annuì lui.

“Beh… preferirei sapere la condizione prima di confermare l’accordo,” disse lei.

Dentro di sé, lui sorrise. “Sei preoccupata che io ti faccia fare qualcosa di… inappropriato?”

Gli occhi verdi e sorpresi di lei si alzarono fino a guardarlo negli occhi, e il viso le si dipinse di una leggera tonalità di rosa. “N-no! Voglio solo sapere in cosa vado incontro.”

“Non ti preoccupare,” disse lui, grattandosi il collo. “Non ti farò fare niente che tu non voglia fare.”

Sakura sembrava ancora preoccupata.

“Ma forse vorresti comunque rinunciare e andare a casa?”

“Perché è così importante che io ti ripaghi per questo?” domandò lei, con le sopracciglia unite in preoccupazione. “Gli altri insegnanti non si aspettano niente in cambio dei loro insegnamenti. E poi non mi pare tu abbia chiesto a Naruto e Sasuke di ripagarti per il tuo aiuto.”

“Naruto e Sasuke non vogliono il mio aiuto.” E non ho alcun interesse in quello che mi potrebbero offrire…

“Forse dovrei andare da Kurenai-sensei?” suggerì lei, incrociando le braccia in segno di sfida.

“Forse,” accettò lui. “Conosce sicuramente più genjutsu di me.”

Gli occhi di Sakura si strizzarono. “E non si aspetterebbe neanche dei favori in cambio.”

In realtà, potrebbe. Non sei una sua studentessa, né un suo problema, e non ha alcun obbligo di passarti nessuno dei suoi jutsu. Ma è una brava ragazza. Al massimo ti chiederà di aiutarla con la spesa.” Kakashi apprezzò l’espressione irritata che scivolò sul volto della sua studentessa. “Una cosa è insegnare a dei bambini, Sakura, quando la vita di quei bambini dipende da te. Ma tu non sei più una bambina. Sei quasi un jonin e tutto quello che potrei insegnarti non è vitale alla tua sopravvivenza come lo era un tempo. Cosa sto facendo per te ora è un favore, per aiutarti a impressionare un gruppo di esaminatori. Questo significa che mi devi un favore in cambio.”

“Ma che tipo di favore?” sibilò lei.

“Non l’ho ancora deciso,” le rispose grattandosi la guancia mascherata. “Ma sono sicuro che l’ispirazione mi colpirà mentre ti alleno. E come ho già detto, non ti forzerò a fare niente che tu non voglia. Ok?”

“Ok,” accettò lei a malincuore, anche il suo sguardo aleggiava ancora su di lui con circospezione, come se si aspettasse che lui le chiedesse qualche favore sessuale in cambio di qualche genjutsu.

Beh, era sempre un’idea…

“Quindi ho due giorni di tempo per insegnarti quanti più jutsu utili possibili. Iniziamo?” chiese lui.

Lei annuì con forza. “Sono pronta.”

Lo disse con tale convinzione che lo costrinse a fermarsi un momento per lasciar vagare lo sguardo sul suo viso, passando sulla scintilla di determinazione nei suoi occhi, ai suoi zigomi alti, il suo naso dolce e impertinente, le labbra mature. Il suo sguardo scese sul suo lungo e sottile collo, sulle spalle forti di un’abbronzatura debole e giù per le curve femminili del suo seno modesto, la sua vita minuta e i fianchi stretti che si ramificavano in due gambe che aveva già visto essere state adocchiate maliziosamente un paio di volte da qualche ANBU quando camminava. Quelle gambe sarebbero state meglio attorno ai suoi fianchi, pensò. Riportò lo sguardo agli occhi di lei, che ora erano fissi a terra, quando fino a pochi attimi fa erano pieni di forte determinazione. Il suo guardarla non era passato inosservato, anche se lei voleva fargli credere di non essersene accorta.

“Certo che sei pronta,” le disse piano, con un tono suggestivo che non aveva nessun altro scopo se non vedere il rossore attraversarle il viso.

Perché Sakura arrossiva sempre in modo grazioso, e Kakashi stava rapidamente diventando curioso di sapere fino a che punto si sarebbe spinta la sua messinscena, prima che lei, finalmente, decadesse.

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