10. Blurred lines 4/4

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Era troppo facile per Kakashi perdere la cognizione del tempo, specialmente mentre leggeva Icha Icha Tactics. Nel momento in cui arrivò a casa, prese il suo libro preferito e si lanciò prontamente nella ricca trama... e quando finalmente era riuscito a far ritorno nel mondo reale, aveva scoperto che il cielo, prima di un grigio pallido, ora era scuro. La pioggia scendeva giù fittamente, bagnando la sua finestra.

Lanciando uno sguardo all'orologio sul muro, si ricordò del suo appuntamento con Ayame. Aveva abbastanza tempo per una doccia veloce e magari per uno spuntino, poi forse sarebbe stato in ritardo di soli cinque minuti.

Mentre si spogliava in bagno, colse di sfuggita il suo riflesso nello specchio e si ritrovò a fissare con insondabile meraviglia quello che era lo sharingan di Obito. Si sarebbe arrabbiato con lui per l'uso che ne aveva fatto quel pomeriggio?

Probabilmente no, conoscendolo. Senza dubbio, se fosse ancora vivo, sarebbe stato il genere di cose che avrebbe fatto con il suo sharingan quotidianamente.

In entrambi i casi, ne era valsa la pena, per vedere quello stuzzicante rossore sulle sue guance, e il modo in cui la sua bocca si era schiusa a metà tra un gemito e un sospiro. Se solo non si fosse ricordata delle responsabilità - quelle dannatissime responsabilità - l'avrebbe avuta fino in fondo; l'avrebbe portata lontano per osservarla e sentirla quando era presa dal puro piacere carnale.

Sarebbe stato il primo ed unico ad averla vista in quel modo...

La sua virilità si contrasse al ricordo, facendogli fare una smorfia. "Stai giù," lo minacciò, prima di entrare sotto il getto della doccia.

Ma forse aveva sbagliato ad offrirle tutto questo? Sakura era chiaramente in un disperato bisogno di esperienze sessuali che non la facessero sentire così sottovalutata, ma forse non era lui che avrebbe dovuto dargliele. Si era avvertito di non attraversare quella sottile linea che esisteva tra alunni e insegnanti, ma ultimamente gli era diventato così difficile importarsene. Lei aveva bisogno di aiuto, e lui era pronto e disposto a fornirgliene. A volte gli sembrava così semplice. X e Y. Maschio e femmina.

Se solo le cose fossero davvero così semplici.

Kakashi sospirò. Sì. C'erano un milione di ragioni per le quali fottersi una sua studentessa sarebbe stata davvero una cattiva idea, e non c'era bisogno di essere un genio come lui per capire la prima di tutte — cioè che lei era una sua studentessa.

Ma non era più una bambina. Aveva fatto qualche errore di valutazione e ora aveva bisogno dell'aiuto di un superiore che le fosse amico per ritornare sul giusto cammino della vita—

Oh, sei un malato.

Doveva smetterla di leggere Icha Icha.

Kakashi chiuse di scatto il getto d'acqua della doccia e si asciugò rapidamente. Quando uscì dal bagno controllò nuovamente l'orologio. Dieci minuti di ritardo per il suo appuntamento con Ayame. Stava facendo un buon tempo!

Mezzo vestito, fece una breve sosta in cucina per prendere un'arancia prima di raccogliere la maglia e la giacca. Ma proprio mentre stava per inghiottire il terzo spicchio, un tentativo di colpo parve risuonare alla sua porta. Kakashi si fermò per guardarsi attorno perplesso. Di solito non riceveva visite notturne, a meno che non fossero i suoi vicini venuti a lamentarsi di qualcosa. Il suo scarico perdeva a volte, quindi forse il signor Tetsuyo del piano di sotto era venuto a parlargliene?

Quando sentì un altro colpo gentile alla porta, decise che non era un'ipotesi plausibile. Nessuno dei suoi vicini aveva mai bussato con così cauto rispetto. Poteva essere solo una persona.

Kakashi aprì la porta e si poggiò contro il telaio, osservando la ragazza dai capelli rosa in piedi davanti a lui. Masticando lentamente l'arancia, la guardò dall'alto in basso. Non una sola parte di lei non era inzuppata. Per quanto tempo era rimasta sotto la pioggia?

Aspettò che fosse lei a parlare, ma sembrava non si fosse neanche accorta che lui avesse aperto la porta e che le stesse di fronte. La ragazza stava cercando il coraggio per qualcosa, lo sentiva, quindi le lasciò il tempo e attese.

Per primo le si alzò il mento, poi i suoi occhi; tremò leggermente, dal freddo o dal nervosismo, mentre lo guardava in silenzio da sotto le ciglia umide. Poi le sue labbra morbide si aprirono, esalando un leggero sospiro.

E in una piccola, ma non debole voce, disse: "Per favore, fai l'amore con me."

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Her chin lifted first, then her eyes, and she shook slightly with either cold or nerves as she regarded him silently from beneath spiked eyelashes. Then her soft lips parted and she exhaled a soft sigh.
And in a small, but no less weak voice, she said, "Please make love to me."

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