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Haruka è rimasto sconvolto da ciò che il medico ci disse, volevo consolarlo, non abbiamo perso nulla, ansi, il bello iniziava ora. Siamo a casa, lui seduto al mio fianco sul divano, in silenzio, un'espressione delusa, preoccupata.
< Kaleb, tu non hai la più pallida idea di cosa passerà questo piccolo vero? > mi dice.
Scuoto la testa, sono conscio che non avrà vita facile, so che sarà difficile, ma vivo nella convinzione di dargli tutto il supporto che merita, crescerlo con amore.
< Haru? > gli domando, sono preoccupato.
Alza leggermente lo sguardo verso di me, i suoi occhi sono appesantiti dallo stress, si appoggia a me, gli accarezzo la testa, tranquillizzandolo.
< Non pensarci troppo, provvederò io a rendere la vita di nostro figlio la più bella > dico baciandogli la fronte.
Le sue manine mi toccano il braccio, chiude gli occhi, mi bacia.
< Voglio fidarmi di te > dice, mi concede uno splendido sorriso.
Sono contento di sentirglielo dire, il mio cuore batte veloce, sento il desiderio irrefrenabile di stringelo forte a me, baciarlo, farlo gemere per l'imbarazzo. Il suo cuore batte forte, i suoi occhioni spalancati sono fissi sul mio volto, si avvicina lentamente a me, strofina teneramente il naso contro il mio, chiudendo le palpebre.
< Quanto sei tenero > sussurro, lo sistemo meglio sulle mie gambe.
E' a gambe divaricate, seduto sul mio bacino, rivolto verso di me, le mani leggermente chiuse sul mio petto, il volto rosso. Gli accarezzo la guancia, quanta tenerezza c'è nel suo sguardo, ci poggia il viso, strofinandolo piano, inducendomi a tirarlo a me, chiudo le braccia dietro di lui.
< Come faremo però? Hai qualche idea? Sono comunque preoccupato > mormora appoggiando la testa sulla mia spalla, senza distogliere lo sguardo da me.
Gli accarezzo lentamente la schiena, quanto amo questi momenti pieni di amore e tenerezza.
< Ho intenzione di staccare ogni tipo di legame d'affari e di dipendenza da mio padre, la mia azienda si reggerà sulle proprie gambe > dico, < Non voglio che mio padre ci ostacoli in nessun modo >.
Vederlo così silenzioso, in riflessione, mi fa provare uno strano stato ansioso, so che questa è una situazione delicata, ho delle domande da porgli, in modo da farmi un'idea di come agire.
< Haruka... > dico con un filo di voce, accarezzandogli il volto lo stacco lievemente da me.
Mi guarda curioso, mi prende la mano, la tiene stretta tra le sue.
< Vorrei che mi parli di com'è essere un omega, tutto ciò che sai su di loro >.
Accenna un sorriso triste, china la testa, mi si stringe il cuore a vederlo così, quante cose gli sono capitate per colpa dell'essere un'omega.
< Sai, gli omega e gli alpha non sono altro che una risposta della natura umana per prevenire l'estinzione della razza. Purtroppo è l'omega a rimetterci, venendo considerato come un'animale, per molti è classificato come tale, non è una persona. Molte persone abusano di questo aspetto per emarginare gli omega, secondo loro siamo solo un bisogno sessuale, un'impedimento della razza ad evolversi, una scocciatura per la tranquillità sociale. Il nostro heat non è sempre controllabbile e molte volte è causa di problemi > si ferma, < Tu mi hai salvato dalla prostituzione > mi guarda, < Mi hai dato una casa, mi dai amore, una famiglia, cose che per molto tempo pensavo svanite nel nulla >.
Lo ristringo tra le mie braccia, < Mi dispiace... >.
Inizia a piangere, quei ricordi devono averlo ferito tanto, chissà da quanto tempo non rivede i suoi genitori. Lo coccolo dolcemente fino a farlo addormentare, le ombre della notte entrano in casa, il silenzio mi aiuta a pensare.

E' passato più di un mese dalla visita, da quel giorno mi sono impegnato per rendere indipendente ed efficiente l'azienda, ho notato anche quanto effettivamente erano inutili gli aiuti di mio padre, poiché i profitti adesso sono anche maggiorati. Oggi ho un appuntamento con mio padre, da quel che ho capito ha percepito che gli nascondo qualcosa, in più ho fatto cambiare l'insegnate ad Haruka. Sono cambiamenti che mai e poi mai si sarebbe aspettato da parte mia, mi sono sempre appoggiato a lui, per pigrizia penso, ma le strategie di marketing le ho sempre pianificate io, ma non mi sono mai preoccupato di controllare i miei subordinati, cosa che ultimamente ho iniziato a fare, mi hanno rinominato il picchio demoniaco. Sarà per la mia insistenza nel portare a termine tutto per scadenza e il mio essere molto rigido su molti aspetti. Raggiungo mio padre in un ristorante, sta seduto composto al tavolo, testa leggermente chinata in avanti, sguardo fisso su di me, un'espressione seria, severa.
< Kaleb > dice, muove le mani sul tavolo.
< Padre > mormoro deciso, mi siedo.
< Mi devi delle spiegazioni > dice quasi con tono turbato, < Non mi dispiace che tu stia diventando indipendente e responsabile delle tue azioni, ma tagliare ogni affare, c'entra l'omega? >.
Il suo sguardo mi trasmette del disprezzo nei confronti di Haruka, digrigno i denti, stringo le mani.
< Lui è il mio compagno, farò tutto il possibile per difenderlo, nessuno si deve intromettere o finirà travolto > dico con tono fermo, alzandomi dalla sedia, lasciandogli intendere che non sono minimamente intimidito da lui.

Continua...

BITE // YAOI //Where stories live. Discover now