I.

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La piccola stanza era buia, illuminata soltanto da una torcia appesa a una parete di pietra con una spessa catena di ferro nero. La luce della fiamma, mossa piano dalla corrente d'aria dei sistemi d'areazione, danzava delicatamente, gettando ombre lunghe negli angoli della camera spoglia e angusta.

Su uno sgabello di fronte a un dimesso tavolo da lavoro, sedeva fratello Gunther. L'uomo era coperto da un saio chiaro, senza alcuna decorazione se non la sacra croce nera di Sigismund cucita sul petto. Il cappuccio nascondeva la sua testa rasata e il suo volto, chino sullo scrittoio, concentrato e raccolto. Le sue labbra sottili si muovevano piano, sussurrando tra sé e sé, al limite del pensiero, le parole di una preghiera.

Fratello Gunther teneva le mani protese di fronte a sé, i palmi sollevati e le dita tese, delicatamente poggiate sulla base del tavolo da lavoro. Le sue braccia muscolose erano rilassate in quella posizione di meditazione e riflessione. Le sue mani, senza sforzo alcuno, sostenevano l'oggetto della sua venerazione, duro contro i suoi polpastrelli.

La sua spada a catena.


Gunther è in ginocchio di fronte a fratello Neidhart. Il gigantesco guerriero, nella propria sacra armatura potenziata, l'elmo sostenuto da un servitore alle sue spalle, lo osserva con sguardo severo. Attorno a lui, gli altri confratelli Templari Neri lo guardano con i medesimi occhi, duri come pietre. Gunther tiene lo sguardo basso, attendendo il giudizio del suo maestro.

Fratello Niedhart allunga la mano verso gli schiavi. Da uno dei servitori, prende una grande spada a catena. È un oggetto splendido, decorato con le parole di una preghiera di guerra, finemente incise sul manico e sul dorso.

Neidhart poggia delicatamente la spada sulla spalla di Gunther. Sussurra una benedizione, poi solleva di nuovo la spada.

"Alzati, fratello Gunther." la sua voce è profonda e solenne. I confratelli, come un sol uomo, intonano a mezza voce la preghiera dell'iniziazione.

Gunther si alza in piedi, silenzioso. Neidhart annuisce, lanciandogli uno sguardo di approvazione. Poi gli porge la spada a catena.

"Questa, ora, è la tua vita."


Pronunciando le ultime parole della sua preghiera, fratello Gunther sollevò dallo scrittoio la sua spada a catena. Osservò ancora una volta le lettere gotiche incise sul manico e sul dorso dell'arma, ricordando il giorno della sua iniziazione.

Con la punta delle dita, Gunther iniziò a carezzare delicatamente i denti della spada, con l'attenzione e la cura di un padre che vezzeggia il figlio neonato. La sua pelle sfiorò le lame acuminate come rasoi, in grado di strappare via con un solo fendente il braccio di un uomo.

Attentamente, Gunther esaminò i denti dell'arma, uno ad uno, saggiandone il filo, la resistenza, lo stato di buona conservazione. In un paio di casi, con cura meticolosa, rimosse delicatamente le viti che univano una delle lame alla catena della spada, sostituendole con pezzi nuovi. I denti scartati, arrugginiti o rovinati, erano raccolti in una piccola sacca di cuoio, venerati come reliquie.


Gunther, con un fluido movimento del braccio, fa saettare la propria spada a catena in un elegante arco orizzontale. Il fendente si abbatte sul collo scoperto dello xeno pelleverde urlante, che non ha nemmeno il tempo di accorgersi di cosa gli sta accadendo. La sua testa mozzata schizza in aria spruzzando sangue verde scuro e poi ricade lentamente a terra.

Gunther e i suoi confratelli caricano attraverso il ponte dello space hulk alieno. Tra la squadra di Templari e il loro obiettivo si staglia una massa di xeno indemoniati, armati con rozze asce e primitive armi da fuoco. Ciascuno degli alieni è un mostro muscoloso e furente, assetato di sangue.

Gli ultimi giorni di VolksheimWhere stories live. Discover now