III.

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Fratello Gunther, all'interno dell'edificio del complesso minerario in cui lui e i suoi confratelli si erano rifugiati, osservò fuori da una finestrella scolpita nel ferrocemento. Immediatamente, una raffica di proiettili laser saettò a pochi centimetri dal suo elmo, sbriciolando parte della sua copertura e costringendolo ad abbassarsi.

Fino alla distruzione della thunderhawk, il suo piano poteva ancora essere considerato un successo, nonostante le perdite subite. Il suo attacco a sorpresa aveva spezzato la schiena del nemico, indebolendo i loro successivi assalti al fortino di Volksheim, alle cui spalle si erano rifugiati inermi quattro reggimenti della sconfitta 25° Armata d'Assalto di Beatrix Prime e oltre due milioni di civili. Il forte era ancora difeso dalla 7° Compagnia Anastasiana del capitano Rells, ma se gli Astartes non fossero riusciti a tornare in tempi brevi a Volksheim, il debole presidio della guardia sarebbe stato annientato. E il combattimento si stava protraendo per più tempo di quanto fosse consentito.

I Templari Neri, sporchi di fango e sangue, si erano riuniti con la loro seconda squadra, guidata da fratello Adalrich, che si erano occupati di sgomberare dai nemici l'edificio in cui si trovavano: questi avevano avuto più fortuna e ad esclusione di un fratello che aveva ricevuto un colpo di fucile termico nella nuca, la squadra non aveva subito perdite. Gunther poteva contare ancora su dodici soldati, anche se non aveva nessun modo per riportarli in una posizione sicura: con l'abbattimento della thunderhawk, l'unico modo per tornare a Volksheim era attraversare a piedi dieci chilometri di fronte completamente occupato dal nemico.

"Non ho intenzione di morire in questo buco nel fango." ringhiò confratello Gunther.

La sua mente lavorava velocemente per venire a capo della situazione pericolosa in cui si trovavano. La soluzione emerse istintivamente nei pensieri di Gunther, assieme al gelo agghiacciante della consapevolezza. Gli Astartes erano in trappola e l'unico modo per uscirne sarebbe stato sopraffare il nemico in una semplice e brutale lotta di logoramento. Il primo dei due schieramenti a finire gli uomini o le munizioni sarebbe stato schiacciato dall'altro.

Fratello Gunther caricò ancora la propria sacra pistola requiem. Gli restavano poche munizioni. Osservò i propri pochi uomini, acquattati dietro le loro coperture. Affidò la propria anima all'Imperatore, con una rapida preghiera. Poi, con un grugnito, fece fuoco verso l'esterno dell'edificio. La stanza dell'edificio riecheggiò delle esplosioni dei requiem e del fuoco in risposta del nemico, che vi si accalcava tutto attorno.

"Noi non moriremo qui!" urlò Gunther, continuando a sparare "Noi non saremo uccisi da questi viscidi eretici!"

"Odia l'eretico!" risposero in coro i confratelli.

"Noi siamo gli Angeli della Morte!" continuò Gunther "Noi siamo la spada dell'Imperatore!"

"Imperatore, proteggici!"

"Noi combatteremo fino alla morte dell'ultimo dei nostri nemici! Noi combatteremo fino a sfondare le porte della leggenda! Il nostro ricordo non sarà dimenticato, le gesta del capitolo resteranno scolpite in eterno nei miti e nelle canzoni!"

Un urlo selvaggio risuonò tra le orecchie di Gunther, amplificato dall'eco dei vox-link dei confratelli. I Templari ripresero a sparare verso l'esterno, furiosamente, con rapidità e violenza sovrumana. Per ogni raffica di requiem, uno o più nemici, nascosti dietro le loro deboli coperture, crollavano a terra morti.

"Per Sigismund!" gridò Gunther.

"PER SIGISMUND!" risposero i confratelli.

"Per Dorn!" continuò il sergente.

"PER DORN!"

"Per l'Imperatore!"

"PER L'IMPERA-"

Gli ultimi giorni di VolksheimWhere stories live. Discover now