Tramonto

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Non c'era più sole nella mia vita, non da quel giorno di novembre.
Non da quando il mio migliore amico e il ragazzo che amavo mi avevano abbandonata considerandomi un impiccio.
Non da quando tutto quello che temevo si era avverato.
Inoltre siccome le sventure non vengono mai da sole anche Linda aveva lasciato la Wammy's solo quattro mesi dopo, tutto per inseguire il suo sogno di pittrice.
Non voleva lasciarmi, ma l'avevo convinta ad inseguire il suo destino.
Era sempre stata un uccello e non potevo permettere che la Wammy's House rappresentasse per lei la sua gabbia dorata. Doveva vivere e l'avevo incoraggiata a farlo, anche se per me aveva significato restare da sola.
Kimiko. Linda. Matt. Mello. Se ne erano andati. Se ne erano andati tutti. Ero rimasta solo io.
Da quel giorno erano passati più di quattro anni ed ormai ero vicina ai miei diciannove anni. Avevo deciso di lasciare la Wammy's House già da qualche mese, ormai ero grande e avevo bisogno di realizzarmi da sola. Ne avevo già parlato con Roger e sarei partita all'alba.
Ero cresciuta, ma da una parte ero sempre la stessa.
Non avevo mai smesso di amare Mello, nonostante non l'avessi più visto o sentito da quel giorno. Ero una sciocca? Probabilmente sì, ma solo Dio sapeva quanto avevo sofferto e quanto avevo pianto.
Il giorno di quell'abbandono mi avevano dovuta letteralmente trascinare via da quel cancello e la prima cosa che avevo fatto una volta dentro era stata correre nella stanza di Matt e Mello.
Il cartonato con la chitarra elettrica era sempre lì a darmi il benvenuto, ma non mi aveva più dato quel senso di familiarità. Mi era sembrato strano e fuori posto. La porta era socchiusa ed ero scoppiata di nuovo a piangere vedendo i cassetti aperti mezzi vuoti e le cose ritenute inutili gettate alla rinfusa per la stanza.
Avevo passato tutta la notte a singhiozzare stretta all'unico maglione che Mello aveva lasciato, cercando di aggrapparmi al suo calore e al suo profumo, lo stesso di Mello, lo stesso del ragazzo che amavo con tutta me stessa.
Nei giorni seguenti avevo cercato di salvare più cose possibili da quella stanza e avevo quasi litigato con Roger il giorno in cui aveva deciso di assegnare la stanza ad altri, una volta decretato che i due ex occupanti non sarebbero mai più tornati indietro per reclamarla.
A nulla erano valse le mie proteste, ma avevo pattutito con i nuovi inquilini di non togliere via il cartonato dalla porta. Era l'unica cosa che restava per ricordarmi che quella stanza di fatto fosse appartenuta a loro una volta e che non avessi semplicemente sognato tutto.
Persa in tutti quei ricordi arrivai davanti alla porta di noce massello spoglia e vuota, era l'unica in tutta la camerata a non essere personalizzata ed a primo impatto da fuori poteva sembrare vuota, anche se non lo era.
Senza bussare l'aprii delicatamente, richiudendomela subito dopo alle spalle.
La figura bianca sedeva rannicchiata al centro della stanza circondata da giochi e costruzioni varie che replicavano perfettamente alcuni monumenti famosi.
Mi inginocchiai davanti a lui e il ragazzo mi allungò la tessera del puzzle che stava montando, invitandomi ad aiutarlo.
La sua compagnia era l'unica cosa che mi era rimasta e che mi aveva convinta ad andare avanti.
La nostra non poteva definirsi a tutti gli effetti un'amicizia, ma ci si avvicinava perfettamente. Ci avevamo messo mesi ad avvicinarci e col tempo passare le ore insieme era diventato normale, coi mesi anche la gente aveva smesso di indicarci sbalordita.
Io e Near non parlavamo molto tra di noi, anzi spesso preferivamo stare nel più completo silenzio.
Il tutto era nato perché lui era solo ed io ero sola ed avevamo scoperto che era più piacevole stare da soli insieme.
-Domani anche io andrò via- disse lui con tono di voce monocorde.
La notizia non mi stupì, ormai era a tutti gli effetti il successore di L e da mesi ormai stava portando avanti il piano di creare un'associazione per contrastare Kira.
A breve si sarebbe anche incontrato con il presidente degli Stati Uniti d'America, erano notizie top secret ed ero una delle poche persone al mondo a saperlo.
-Me lo stai dicendo per quale motivo?- domandai, inserendo un'altra tessera. Il disegno iniziava a prendere forma.
-Vorrei che tu venissi con me, saresti utile all'SPK- rispose lui.
Per la sorpresa lasciai cadere a terra la tessera che tenevo fra le dita.
-Lo sai benissimo che non hai bisogno di me per catturare Kira o forse ti sei innamorato di me e non vuoi separarti?- domandai ironica, sorridendo.
Era l'unico che riusciva a strapparmi un sorriso, anche senza sforzarsi e mi piaceva stuzzicarlo di tanto in tanto.
Lui mi guardò pacifico, per niente offeso dal mio scherzetto.
-Immagino sia un no- constatò.
-Immagini bene.-
-Capisco- rispose inserendo un'altra tessera come se nulla fosse, non sembrava offeso dalla mia risposta negativa. Probabilmente se l'aspettava, sapeva che avevo altri piani.
-Hai deciso di andare a cercare lui?- domandò dopo tre abbondanti minuti di silenzio.
-Sì, ci ho pensato per tanti anni e ho deciso di andarlo a cercare. Ho bisogno di risposte e di mettermi l'anima in pace. Posso rifarmi una vita solo dopo aver abbandonato la mia idea di me insieme a lui, per questo devo affrontarlo e sputargli in faccia tutto quello che mi ha fatto passare.-
Notai sul suo viso l'ombra di un ghigno.
-Non è solo questo, vero? Tu credi di volere solo questo, ma sai bene che cerchi altro. Tu lo rivuoi indietro- disse lui, fissandomi con il suo solito sguardo indecifrabile.
-Smettila di psicoanalizzarmi, Near. Lo sai che detesto quando lo fai. E soprattutto da quando sei così loquace?-
-Non lo so, immagino che mi dispiaccia davvero che le nostre strade si dividano- rispose.
Lo guardai con un sorriso ironico sulle labbra.
-Sì, come dispiace a me- replicai, lanciandogli addosso una tessera di puzzle. Per l'esattezza l'ultima che mancava per completarlo.
Near non mi guardò nemmeno e senza fiatare la raccolse per poi inserirla nell'unico buco mancante. Adesso il disegno era completo e la lettera L perfettamente nera spiccava nel bianco dello sfondo.
Guardai soddisfatta il lavoro e poi mi alzai spolverandomi i jeans neri.
-Vado a finire la valigia, verrai a salutarmi domani? Partirò alle prime luci dell'alba- domandai, una volta davanti alla porta.
-Chissà- rispose lui, nel mentre disfando il puzzle appena fatto, pronto per rifarlo da capo. Sorrisi leggermente e lasciai la stanza.

Dear MelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora