Alluvione

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Il piccolo salotto del nostro appartamento improvvisato era pervaso dal fumo delle sigarette di Matt. Mentre il tavolino al centro era pieno di mozziconi di sigaretta e involucri vuoti di tavolette di cioccolata.
Stavamo discutendo da diversi giorni in merito a come affrontare il caso.
Mello aveva parlato relativamente poco, limitandosi il più delle volte ad ascoltare me e Matt discutere con convinzione in merito a questa o quell'altra cosa.
Io e il rosso eravamo migliori amici da una vita e non potevamo fare a meno di stuzzicarci a vicenda. Ad occhi inesperti potevamo apparire come due che litigavano, ma in realtà questo era il nostro modo di essere e ci volevamo molto bene.
Mello continuò a fissarci addentando una tavoletta di cioccolata con noncuranza. La freddezza dei suoi occhi metteva quasi i brividi, tanto che sia io che il rosso smettemmo all'istante di battibeccare.
-Finitela di comportarvi come due ragazzini delle elementari- ci ammonì lui.
Matt mi lanciò addosso un pacchetto di sigarette vuoto ed io lo guardai male, cercando di nascondere il divertimento nel mio sguardo.
Mello sospirò apparentemente stremato e assottigliò ancora di più lo sguardo.
Io e il rosso posammo finalmente l'ascia di guerra e ci raddrizzammo. Lui sulla sua poltroncina ed io dal morbido tappeto di pelo sulla quale ero stata distesa fino a quel momento.
-Vi dirò quello che faremo e aprite bene le orecchie perché non lo ripeterò di nuovo- disse Mello, fissandoci come una maestra severa con i suoi allievi. Effettivamente a volte lui doveva quasi farci da baby sitter, ma era questo che rendeva il nostro piccolo gruppo così divertente.
Noi tre stavamo benissimo insieme, eravamo fatti esattamente per essere dove eravamo in quel momento.
Mi raddrizzai se possibile ancora di più per dimostrargli la mia più completa attenzione e notai il mio migliore amico fare lo stesso.
Mello alternò per qualche secondo lo sguardo dall'una all'altro prima di dire: -Noi rapiremo Kiyomi Takada-.
La mascella di Matt toccò quasi il pavimento, nonostante cercasse di non dare a vedere il suo stupore. Mentre io spalancai leggermente gli occhi.
Avevo tante di quelle domande da fare, ma lasciai a Mello il tempo per spiegarsi.
-Il modo migliore e più semplice per tirare fuori un topo dalla sua tana è quello di preparare una trappola per farlo uscire allo scoperto- spiegò lui.
-Intendi che Kiyomi Takada sarà il nostro pezzo di formaggio per far uscire il topo?- domandò Matt.
Tutte quelle metafore mi fecero quasi sorridere, ma capii da me che non era il momento per lasciarsi distrarre da certe sciocchezze.
-Qualcosa del genere- rispose Mello, incrociando le braccia al petto con fare superiore.
Mi fidavo ciecamente di lui e delle sue capacità, quindi mi limitai ad avvicinarmi a lui per poter ascoltare meglio le sue parole.
Avevamo dalla nostra l'effetto sorpresa, le nostre vere identità sconosciute e soprattutto Halle, che attualmente era niente di meno che una delle guardie del corpo di Kiyomi Takada. Potevamo convincerla a collaborare ed a partecipare in qualche modo al rapimento.
Mello dal canto suo era sicuro del fatto che quel rapimento avrebbe dato a modo suo i suoi frutti. Potevamo estorcere alla donna delle informazioni, oppure a far commettere a Kira o a suo complice qualche imprudenza per farla fuori.
Sapevamo che Near stava cospirando qualcosa nei confronti di Teru Mikami e se Kira aveva ritenuto necessario trovarsi un complice voleva dire che non poteva agire autonomamente. Eravamo per tale sicuri che qualcuno avrebbe commesso un passo falso in tutto quel teatrino.
Teru Mikami?
Kiyomi Takada?
Light Yagami?
Non eravamo certi di chi o cosa, ma eravamo molto fiduciosi sul risultato.
Passammo il pomeriggio a discutere dei dettagli e a pianificare l'evento fino alle più minuziose sfaccettature. Non potevamo permetterci margine di errore.
Quando arrivò l'alba eravamo stremati, ma il piano era pronto. Adesso bisognava soltanto aspettare il momento giusto per agire.

Il calendario segnava il 25 di gennaio e sul numero 26 c'era un enorme cerchio rosso. Fissavo con timore quel numero cerchiato da diversi minuti, pregando che il giorno dopo tutto andasse per il verso giusto con il piano che avevamo stabilito.
Iniziavo ad avere una fifa nera. Poteva andare tutto storto e ne eravamo ben consapevoli.
Nei giorni precedenti avevamo affinato anche i più miseri dettagli e il piano a poco a poco aveva preso una forma sempre più consistente.
C'erano buone possibilità di successo, ma allo stesso tempo molti punti oscuri.
Mello aveva avuto già in passato esperienze con i rapimenti ed erano sempre andati a buon fine. Ma ai tempi poteva contare sulla mafia, su ingenti somme di denaro e su un numero di uomini abbastanza elevato.
Adesso invece c'eravamo solo noi tre e le nostre menti.
Matt dormiva già da un bel pezzo nella piccola stanza accanto al cucinotto, mentre Mello era in bagno a fare una doccia ed io fissavo il cielo dalla finestra del salotto. Ormai era buio già da un po'.
In casa si respirava un'aria di tensione ed io mi ero mangiata tutte le unghie a furia di arrovellarmi il cervello per quello che ci aspettava domani.
Il piano era chiaro: Matt avrebbe depistato la scorta della Takada portandola fuori pista, Mello avrebbe rapito Kiyomi Takada, mentre io sarei dapprima rimasta in disparte per hackerare le telecamere della città ed aiutare Matt con la fuga e poi avrei raggiunto Mello, allo scopo di aiutarlo a tenere a bada la donna. Fin dal principio mi era sembrato chiaro che il tutto fosse stato progettato al solo scopo di tenermi il più lontana possibile dai rischi ed avevo protestato con tutte le mie forze. Non volevo essere trattata diversamente solo perché ero una ragazza e ispiravo desideri di protezione.
Io c'ero dentro almeno quanto loro ed avrei voluto fare di più, ma a niente erano servite le mie proteste. Quando Mello decideva una cosa era inutile ribattere. Era più testardo di un mulo.
Sbuffai di nuovo ripensandoci e mi alzai di scatto dal davanzale più che innervosita, non sopportando nemmeno più i ciuffi di capelli che continuavano a venirmi sul viso. Afferrai una scatola di forcine per domarli ed imprecai quando la stessa mi scivolò di mano, cadendo a terra e causando lo spargimento di decine e decine di forcine per la stanza.
Mi accucciai borbottando ed iniziai a raccoglierle, maledicendo qualunque cosa mi passasse per la mente.
-Vedo che sei rilassata- disse Mello alle mie spalle. Mi voltai e lo ritrovai a petto nudo mentre si tamponava i capelli con un asciugamano. Ebbi un deja-vù e mi ricordai di quella volta in cui mi baciò per la prima volta davanti a Matt per rivendicare il suo dominio su di me. Il modo in cui si era presentato era il medesimo, eppure erano passati molti anni da quel giorno.
Lo guardai male e mandai al diavolo anche la mia intenzione di sistemarmi i capelli.
-Chiudi il becco- lo minacciai io, puntandogli un dito contro. Ce l'avevo ancora per lui per avermi trattata da poppante, precludendomi la possibilità di fare qualcosa di davvero concreto il giorno dopo.
Lui ghignò in modo quasi malefico e si avvicinò a me, buttando su una poltroncina l'asciugamano che teneva con sé fino a quel momento.
Mello era bellissimo con i capelli bagnati e la sua pelle chiara in bella mostra. Le bruciature gli davano un'aria più particolare.
Lo trovavo sexy in tutto e per tutto.
-Smettila di giocare con me e di trattarmi da stupida, io vorrei solo essere più di aiuto e...-
Il ragazzo mi tappò la bocca poggiando le sue labbra sulle mie ed io lo trovai un ottimo modo per farmi stare zitta, anche se da una parte mi scocciava essere stata interrotta.
Cercai di protestare sulle sue labbra, ma lui bloccò tutti i miei tentativi infilando la sua lingua nella mia bocca per soffocare le mie proteste.
Mi lasciai andare a quel contatto e poggiai le mie mani sul suo petto magro, iniziando ad accarezzare piano la sua pelle con la punta delle dita. Delineai lentamente i suoi muscoli leggermente accennati e lui infilò le sue mani sotto la mia maglietta.
Il contatto delle sue dita contro la pelle della mia schiena mi scatenò immediatamente una serie di brividi. Erano familiari, ma ogni volta mi sorprendevano con la loro incredibile intensità.
Realizzai solo in quel momento che quella poteva essere la mia ultima notte con lui, se non addirittura la mia ultima notte al mondo. Ci stavamo davvero infilando in una spirale pericolosa e le conseguenze potevano essere devastanti.
Percepii il bisogno di sentire di nuovo la sua pelle contro la mia e il suo corpo dentro al mio. Ne avevo bisogno con tutte le mie forze, allo stesso modo in cui avevo bisogno dell'ossigeno per vivere.
La mia rabbia sembrava essere scemata del tutto e in quel momento riuscivo solo a pensare a quanto profondamente desiderassi quel ragazzo.
Mi staccai leggermente da lui e lo guardai con intensità. Leggevo nei suoi occhi il mio stesso desiderio e la cosa mi accese.
-Prima che il buio scenda ed i mostri comincino ad uscire da sotto i letti... ti prego, Mello... fammi tua, anche per questa notte. Come fosse l'ultima- gli sussurrai, consapevole del fatto che quella notte poteva davvero essere l'ultima, per tutti noi.
Il ragazzo annuì con la testa e mi spinse sul divano. Matt dormiva come un ghiro e non correvamo il rischio di svegliarlo.
Quel momento era tutto nostro.
Negli occhi di Mello leggevo un'intensità mai vista prima d'ora, che aumentava sempre di più man mano che mi spogliava. Non mi aveva mai guardata in quel modo, mai.
Il suo sguardo sembrava riempirmi e svuotarmi del tutto allo stesso tempo. Era enormemente gratificante essere guardati con quella profondità dalla persona amata.
-Perché mi guardi così, Mello?- domandai.
-Così come?- chiese lui, accarezzandomi piano la clavicola.
-Come se fossi l'unica cosa al mondo che conta per te- spiegai.
E Mello mi sorrise, come mai aveva fatto in tanti, tantissimi anni.
-Perché lo sei- mi rispose, mentre scivolava dentro di me e i nostri respiri si mischiavano. Forse per l'ultima, intensa ed emozionante volta.

Dear MelloWhere stories live. Discover now