Bufera

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Penultimo capitolo, gente.

Tradimento.
Riuscivo a pensare solo a quello. Ero stata tradita di nuovo dalle due persone che più amavo in assoluto.
Le loro intenzioni erano buone, ma non gli avrei mai perdonato la cosa. Come avevano potuto anche solo pensare di incatenarmi come un animale rabbioso? Come avevano potuto lasciarmi di nuovo indietro?
La rabbia e la tristezza che provavo in quel momento erano incontenibili. Per i primi minuti non feci altro che strattonare le manette e tirare il termosifone facendo perno con un piede, invano. Per quanto mi sforzassi non riuscivo a liberarmi e l'unica cosa che avevo ottenuto erano delle brutte escoriazioni sul polso ed un dolore pungente.
Mi lasciai andare a terra più che frustrata, maledicendo Mello e Matt per il tiro mancino che mi avevano tirato.
Non ero per niente tranquilla e temevo di non rivederli mai più. Non sarei mai sopravvissuta a una cosa del genere, perché la mia vita era insignificante senza di loro.
Lo avevo già sperimentato nei quattro anni di solitudine alla Wammy's House e mi erano più che bastati per capire l'importanza di quei due ragazzi per me. Facevano parte di me come io di loro e proprio per questo non riuscivo a perdonare questo loro tradimento, anche se fatto con l'intenzione di proteggermi.
Io non avevo bisogno di protezione, io avevo solo bisogno di stare con loro e fare la mia parte. Perché non l'avevano capito?
Il mio aiuto poteva essere utile per loro ed ero sicura che avrei potuto ricoprire un ruolo importante nella storia se solo non mi avessero negato la possibilità di mettermi in gioco.
Non ero mai stata una debole e nella vita avevo sempre lottato per le cose che volevo. Quindi non capivo davvero la loro idea di lasciarmi indietro per la seconda volta.
Mi ritenevo abbastanza in gamba ed avevo lavorato sodo per arrivare dov'ero, non era giusto vedere tutti i miei sforzi andare con le gambe all'aria. Non me la meritavo una pugnalata alle spalle simile.
Avevo perso il conto delle lacrime di frustrazione e rabbia che mi avevano attraversato il viso. Mello e Matt non l'avrebbero passata liscia.
Continuavo a ripetermelo, ma poi inorridivo ogni volta che la mia mente mi metteva davanti la possibilità di non vederli mai più varcare quella porta.
Scossi forte la testa per scrollarmi di dosso quei pensieri terribili, ma loro erano aggrappati saldamente fin dentro ai meandri più profondi e non si decidevano a lasciarmi in pace.
Non sapevo nemmeno più quanto tempo era passato e mi buttai a terra scorrendo con la schiena sul termosifone che mi rendeva prigioniera.
La stanza mi sembrava soffocante e mi rifugiai tra le ginocchia, strattonando ancora una volta le manette. Era inutile ma non riuscivo a farne a meno.
Restai per non so quanti minuti ferma ad autocommiserarsi, sopportando il dolore della carne viva sul mio polso esposta.
A furia di strattonare la pelle si era aperta. Un po' di sangue era colato lungo gli avambracci, ma in quel momento non mi interessava molto.
Il mio sguardo cadde sul tappeto peloso davanti a me e sulla stupida forcina incastrata nel mezzo, ero sicura che qualcuna di quelle maledette mi fosse sfuggita la sera prima.
Strabuzzai gli occhi dopo qualche secondo realizzando la cosa. Il tappeto era abbastanza lontano, ma forse potevo raggiungerlo col piede.
Cercai di coprire più distanza possibile col mio corpo ed esultai di gioia quando la punta del mio piede toccò il bordo del tappeto, dove fino al giorno prima passavo molto tempo seduta. Trascinai l'oggetto fino a me ed afferrai la forcina con la mano libera.
Era da tanto tempo che non facevo un cosa simile, ma credevo ancora di ricordare come si forzasse una serratura.
Alla Wammy's House era una delle cose che avevo visto fare. Ovviamente era contro le regole, ma fondamentalmente noi studenti ci eravamo sempre comportati nel modo in cui volevamo lontani dagli occhi del corpo insegnante.
Iniziai a lavorare sulla serratura delle manette con dedizione e con la lingua leggermente fuori dalle labbra per la concentrazione.
Quel pacco di forcine caduto la sera prima aveva rappresentato la mia possibilità di libertà.
Trafficai per qualche minuto con le manette ed esultai quando un click ne annunciò l'apertura. Mi scrollai la manetta dal polso e me lo massaggiai attorno alla ferita aperta, storcendo la bocca per quanto era indolenzito.
A quel punto con una fretta micidiale afferrai i miei oggetti personali: cellulare, pistola e chiavi della macchina. Per poi scappare fuori.
Notai la mia piccola, ma efficiente, vettura parcheggiata dove l'avevo lasciata il giorno prima e ringraziai il signore di aver convinto Mello a farmene prendere una.
Sapevo tutto della destinazione ed ero pronta a dirigermi verso la vecchia chiesa come da programma.
Mentre ingranavo la prima cercai prima di mettermi in contatto con Matt e poi con Mello, ma nessuno dei due rispose alla mia telefonata.
La radio si accese da sola ed iniziò a trasmettere un servizio in esclusiva sul rapimento della famosa giornalista Kiyomi Takada. Alzai il volume e continuai ad andare spedita, cercando nel frattempo di contattare di nuovo i due ragazzi.
La voce del giornalista alla radio parlava di un inseguimento nei confronti di uno dei rapitori e dalla descrizione della macchina capii si stessero riferendo a Matt. Mi morsi il labbro comprendendo quanto la situazione fosse seria.
Avevo una dannatissima paura e riuscivo a concentrarmi a malapena sulla strada, mentre alzavo sempre di più il volume.
Proseguii spedita per diversi chilometri prima di sentire la voce ancora più esaltata del giornalista che dichiarava di avere un importante sviluppo: "Sembra che la scorta sia finalmente riuscita a circondare la vettura del rapinatore e che questo si stia apprestando a scendere dal veicolo".
Il mio cuore mancò un battito ed iniziai a sudare a freddo. Non potevo crederci, Matt sarebbe finito in galera per colpa nostra adesso.
L'uomo continuò a parlare velocemente e con sentito entusiasmo, prima di tacere per qualche secondo. Alzai un sopracciglio e guardai preoccupata la radio, come se l'oggetto potesse darmi qualche indizio su quell'improvviso silenzio.
"È incredibile! Hanno aperto il fuoco! Il rapinatore è a terra. È morto."
Quello che provai in quel momento era impossibile da spiegare. Sembrava come se il mio cuore fosse stato perforato di colpo da milioni di spilli ardenti, sembrava come se le mie viscere si fossero ritirate a nascondersi.
L'aria che respiravo di colpo sembrò troppo pesante da tollerare e la vista si appannò per un attimo. La mia macchina sbandò fuori controllo e finì nell'altra corsia, mi sentivo incapace anche di tenere le mani sul volante.
Il suono di un clacson che suonava ininterrottamente mi svegliò di colpo e feci appena in tempo a rientrare nella mia corsia, evitando un violento frontale.
Matt era morto.
Matt era morto.
Matt era morto.
La voce dell'uomo alla radio adesso era lontanissima e non riuscivo più ad afferrare nemmeno una delle sue parole. Mi sentivo le orecchie piene di acqua e pervase da un fastidioso fischio.
L'unica cosa che riuscii a percepire fu la suoneria del mio cellulare riempire l'abitacolo, intravidi con la coda dell'occhio il nome del mio ragazzo lampeggiare sullo schermo ed afferrai come un robot l'apparecchio.
Ogni azione che facevo mi sembrava innaturale e forzata, come se il corpo fosse dominato da un'altra persona.
-Red?- domandò la voce di Mello al telefono.
Cercai di rispondere, ma mi uscì solo un suono strozzato, mi servirono tre tentativi prima di riuscire a pronunciare di rimando il suo nome.
-Come hai fatto a liberarti? Dove sei?-
Il suo tono cercava di mostrare la classica freddezza di sempre, ma percepii una leggera nota di panico. Doveva aver anche lui appreso la notizia.
-Mello, come faremo adesso? Non posso credere che Matt...- cercai di dire, ma scoppiai a piangere senza ritegno al telefono.
-In qualche modo ce la faremo, vedrai... dove sei in questo momento?- domandò.
Lui conosceva Matt da molto più tempo di me ed il suo dolore rispetto al mio doveva essere ancora più grande, ma nonostante quello era lui che cercava di consolare me e sempre lui che nonostante tutto si stava preoccupando per me.
-Sto venendo da te, Mello. Dobbiamo stare insieme in un momento come questo, devi permettermelo- dissi tra i singhiozzi.
Sentii il ragazzo sospirare dall'altro capo del telefono, forse spazientito dal fatto di sapere di non potermi fermare in nessun modo.
-Cerca di non farti beccare- disse lui con tono duro, anche se riuscivo a percepire benissimo quanto in realtà fosse in ansia per me. Soprattutto adesso che il suo migliore amico era appena morto.
La testa mi batteva dolorosamente e mi presi qualche secondo prima di rispondere.
-Nemmeno tu, okay? Non saprei cosa fare senza di te, Mello. Sei l'unica cosa bella che mi resta adesso.-
La mia voce tremava paurosamente, ma riuscii comunque a pronunciare una frase così lunga senza bloccarmi.
-Senti, prima di mettere giù c'è una cosa che vorrei dirti... una cosa che avrei dovuto dirti già tantissimo tempo fa. Io...-.
Le sue parole si bloccarono improvvisamente.
-Mello?- domandai io.
Tutto quello che sentii dopo fu un'imprecazione ed il rumore di un vetro che veniva infranto. Poi solo silenzio.
Iniziai ad urlare il suo nome più e più volte, finché la chiamata non venne misteriosamente chiusa. Cercai di richiamare più volte, ma le mie chiamate vennero tutte rifiutate.
Dopo un po' trovai il numero occupato.
Cosa stava succedendo?
Chi aveva preso il telefono di Mello?
Lo avevano catturato e qualcuno lo stava usando al posto suo?
Dopo qualche minuto riuscii a riprendere la linea, ma il telefono squillava a vuoto.
Ormai ero vicina alla meta e per ogni chilometro che superavo mi sentivo sempre più in ansia. Avevo davvero paura di quello che avrei trovato una volta arrivata.
Ero quasi arrivata quando notai del fumo del lontananza. Non potevo accelerare più di così perché stavo andando al massimo già dal principio e mi limitai ad imprecare detestando ogni secondo che mi separava dalla meta.
Quando parcheggiai davanti alla costruzione diroccata notai il camion che avevamo deciso di usare piazzato nel punto stabilito.
Soffocai un grido notando le fiamme che iniziavano ad avvolgerlo e prima di poter realizzare stavo già correndo in quella direzione.
Il fumo aveva già invaso tutto e tossii ripetutamente mentre mi avvicinavo.
Il calore era quasi insopportabile.
Raggiunsi il furgone alla velocità della luce e spalancai il portellone con irruenza.
Mello era riversato sul volante con il viso rivolto dal lato opposto al mio e ricoperto da piccoli frammenti di vetro. Il vetro dietro a lui era frantumato.
Lo scossi per girarlo nella mia direzione ed un urlo abbandonò le mie labbra quando il suo sguardo vacuo e privo di vita si scontrò col mio. Non c'era più nessuna luce nei suoi occhi. Non c'era più anima dentro.
Urlai il suo nome più e più volte mentre lo scuotevo con tutta la forza che avevo in corpo. Non poteva essere morto, non anche lui. Non poteva e basta.
Le fiamme stavano divampando sempre di più e mi apprestai a trascinarlo fuori dal veicolo. Per niente al mondo avrei permesso al fuoco di raggiungerlo.
Feci appello a tutte le mie risorse e lo portai via da quell'inferno. Mi fermai solo dopo essermi allontanata di diversi metri.
Stesi il corpo del ragazzo a terra e mi posizionai al suo fianco, improvvisando un massaggio cardiaco.
Non sapevo nemmeno io cosa stavo facendo, ma non riuscivo più a ragionare. I suoi occhi vuoti comunicavano che non c'era più nulla da fare, che aveva perso la sua battaglia, eppure io non potevo accettarlo senza prima lottare.
-Mello, brutto stronzo... non puoi essere morto. Me l'avevi promesso, ricordi? Mi avevi promesso che non mi avresti mai più abbandonata- urlai, continuando a premere contro il suo sterno.
Se la sofferenza della morte di Matt era stata impossibile da sopportare, questa era molto peggio. Il mio cuore, già da prima attraversato da spilli roventi, adesso era dilaniato del tutto. Sembrava come se si fosse spappolato dentro al mio petto.
Ogni battito era doloroso, ogni respiro mi richiedeva uno sforzo immenso.
Era il ragazzo che amavo con tutta me stessa quello lì disteso privo di vita e il dolore che provavo era intollerabile. Mi sembrava di impazzire.
Potevo giurare che sarei morta in quell'esatto momento. Il tempo sembrava essersi fermato. Ogni cosa aveva perso importanza.
Mi accasciai contro il suo corpo, realizzando che ogni mio tentativo sarebbe stato vano, e mi lasciai scappare un urlo con tutta l'aria che mi era rimasta nei polmoni.
La testa sembrava volermi scoppiare ed ogni battito mi faceva sentire in colpa. Perché io dovevo essere l'unica ad essere sopravvissuta mentre sia lui che Matt erano morti?
Mi avevano lasciata indietro. Ma questa volta per l'eternità.
Urlai ancora più forte, aggrappandomi disperatamente al suo corpo. Non potevo accettarlo, non credevo di essere abbastanza forte da continuare a vivere dopo una cosa del genere.
Solo la notte prima io e lui stavamo facendo l'amore su quel divano nel nostro salotto, solo poco tempo prima lui mi stava baciando e stringendo a sé, solo poco tempo prima Matt mi stava sorridendo, solo poco prima noi tre eravamo tutti insieme.
-Torna da me, ti supplico... torna da me- dissi tra i singhiozzi, strattonando di nuovo il suo corpo.
Matt era morto.
Mello era morto.
Ero rimasta da sola.
La prima pattuglia di polizia arrivò dopo qualche minuto e mi ritrovarono distesa sul corpo del mio ragazzo. Cercarono di farmi delle domande o di convincermi ad allontanarmi, ma io desistevo ad ogni loro richiesta.
Nel frattempo dei pompieri stavano cercando di domare le fiamme ed altre pattuglie erano arrivate.
Mi identificarono come complice del rapimento e mi dichiararono in arresto, io dal canto mio non riuscivo nemmeno ad appellarmi o a spiegare.
Ero completamente succube degli eventi.
-Verrò con voi e farò tutto quello che volete. Solo, vi supplico... fatemi restare ancora qualche minuto con lui- dissi io, tra i singhiozzi.
I due poliziotti davanti a me si guardarono in faccia indecisi sul da farsi, ma non riuscirono a negarmi la cosa vedendo la mia espressione distrutta.
Annuirono e si allontanarono di qualche passo, senza tuttavia perdermi di vista nemmeno per un secondo e pronti ad agire in caso di una mia mossa avventata.
-Cosa devo fare adesso, Mello? Cosa devo fare senza te e Matt? Dimmelo per favore- gli sussurrai, scostandogli i capelli dal viso.
Gli abbassai le palpebre per dargli un'espressione più serena e le mie lacrime cadendo iniziarono a ricoprire le sue guance.
Non avrei mai più rivisto quel suo sguardo tanto determinato, non avrei mai più rivisto il suo ghigno malizioso, non avrei mai più sentito le sue mani accarezzare la mia pelle, né mai più il suono della sua voce.
Il pensiero era impossibile da accettare e continuai ad accarezzare il suo viso, consapevole che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrei visto. Non avrei mai più potuto toccarlo o stare con lui.
Accostai le mie labbra alle sue e mi presi il mio ultimo bacio, premendo la mia bocca sulla sua con tutta la forza di cui disponevo.
Il calore aveva già iniziando ad abbandonare il suo corpo e si iniziava a percepire la freddezza di una vita ormai arrivata al capolinea. Mello aveva per sempre superato quella linea che separava questo mondo da quell'altro.
-Ti amo, ma non posso perdonarti... non posso proprio- gli sussurrai, appoggiandomi per un'ultima volta al suo petto.
Non sentivo più il rilassante battito del suo cuore, quello che tanto mi tranquillizzava e mi faceva addormentare serena, né il suo petto abbassarsi al ritmo del suo respiro.
Era tutto così immobile, era tutto così freddo.
I due poliziotti furono costretti a strapparmi letteralmente dal suo corpo ed io lottai, invano, con tutte le mie forze per impedirgli di separarmi da lui.
Quando mi caricarono sulla loro vettura per scortarmi in centrale ormai ero stata risucchiata di ogni mia energia, se non della mia stessa anima.
La mia vita era finita quel 26 gennaio 2010.

TADAN
...
E insomma... è andata così.
Questo capitolo ha rappresentato per me una grande sofferenza. Mi sono affezionata troppo a questi personaggi.
Ho dedicato molto a questa storia e ci ho puntato sopra tutte le mie forze.
La scelta di lasciare le cose al corso degli eventi è stata molto difficile per me. È una cosa che ho deciso molto tempo fa, anche se ho avuto spesso dei ripensamenti ed altrettanto spesso sono stata tentata di modificare tutto.
Alla fine però le mie dita si sono mosse da sole e ho lasciato decidere all'istinto del momento.
Dedico questo capitolo a diverse persone.
A Red, che non si è mai arresa.
A Mello, che è riuscito ad amare e farsi amare nonostante tutto.
A Matt, che è stato fantastico fino alla fine e non ha mai perso il sorriso.
A tutti voi lettori, che avete permesso a questi personaggi di entrare nelle vostre vite anche solo per un momento.

Ci vediamo domani con l'epilogo.

Vostra Beth

Dear MelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora