★ glitter glue

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capitolo cinque ;; glitter glue
jeongguk's perspective
°..:*° 

Era piacevolmente ipnotizzante. La sostanza chiara fatta di plastica mi scorreva tra le dita. Si appicciava al tavolo, ma non me importava granché. Era dorata, la colla, e si illuminava come un faro. Scivolava sulle mie mani, lasciando una spessa pellicola di appiccicume su di essa. La maggior parte delle persone escono dalla fase del giocare con la colla, ma io ci ero ancora dentro.

Un leggero sospiro passa tra le mie labbra quando il glitter ricopre il mio tutto. La luce dell'abat-jour lo mette in risalto, e le sue sferette dorate vanno a finire proprio sulla mia faccia.

I miei occhi non erano più rossi e lacrimosi, ma ancora pizzicavano un po'. La colla brillante doveva essere un modo per tenermi distratto dai fatti accaduti in quel giorno. Aveva funzionato per poco. È solo che quel ragazzo Taehyung non mi piaceva molto. C'era qualcosa di strano in lui. Forse era la sua aura che risaltava fin troppo oppure l'irritante modo di enfatizzare tutte le sue sgradite parole. Era ovvio che non intendesse offendere, ma questo non significava che fosse richiesto.

C'era musica leggera in sottofondo. Il mio cellulare era attaccato ai miei speaker ad acqua, i colori dell'arcobaleno andavano su e giù seguendo il ritmo basso, e sì, era un'altra canzone basata sulla California. Capii che non ero io a scegliere sempre le canzoni sulla California, ma era colpa del compositore che cantava sempre della vita sulla costa ovest... o almeno la realtà di essa.

Sono una persona realista e schietta, ed è per questo che mi innervosisco quando le persone romanticizzano le cose. No, il tuo idol preferito non ti ama davvero, non ti conosce neanche. No, non sarai ammesso ad un college prestigioso, ma i tuoi genitori ti dicono di sì perché loro stessi sono accecati dal pensiero. No, non bacerai quel ragazzo prima che parta per l'Europa poiché se ne andrà lontano prima che tu possa anche pensare di vederlo un'ultima volta. La mia mente era davvero realista, e la odiavo per questo.

Non mi accorsi del mio respiro pesante prima che la colla cadesse sul tavolo, lasciando del glitter appiccicoso sulle mie piccole, pallide mani. Con furia, sbatto le mani sulla superficie bianca, alzandomi in piedi e facendo cadere la sedia dietro di me. Ne avevo abbastanza di me, che cosa stupida stancarmi di me stesso.

Lascio la sedia a terra, andando poi in cucina e bagnando un pezzo di carta prima di tornare indietro a pulire il tavolo e le mie mani. La mia breve beatitudine era stata bella, ma non appena la musica si ritrasforma in una triste melodia, la spengo velocemente, spegnendo tutto, niente musica, niente tv, niente luci, nessuna parola.

––––

"Jimin-ah," sussurro tra i singhiozzi. Il cellulare è freddo contro le mie guance bagnate, comodamente fermo sulla mia spalla mentre con le braccia mi avvicino le ginocchia al petto, "Ho bisogno di un amico, proprio adesso." Continuo, le spalle che tremano assieme al mio labbro inferiore.

"Jeongguk, che succede?" Chiede flebilmente Jimin. Il suo tono solitamente felice è adesso serio e calmo, "Dimmelo... sai che ci tengo a te."

"Lo-lo so h-hyung," Tiro su col naso, i miei occhi si chiudono stretti. È come se non riuscissi a smettere di piangere, "m-ma non s-so nemmeno c-cosa voglio. Ho urlato a-al nulla p-per mezz'ora," Prendo dei grandi respiri per non morire per mancanza di ossigeno nei miei polmoni, "perché, perché, perché, perché!?"

"Shh, shh, calmati, Tesoro." Dice dolcemente Jimin, intrappolandomi in un momento di sincerità. Il soprannome non passa inosservato, comunque. Jimin non usava mai questo genere di nomi con me, "Starai bene. Guardati un video di disegno. Sai che ti aiuta in questi momenti."

« pretty boy » taekook [ita]Where stories live. Discover now