★ forgiveness is a virtue

3.5K 243 13
                                    

Prima di iniziare, l'autrice fa un rapido shout out ad una fanart per la storia.

instagram : judd_x
wattpad: judisutive

----

capitolo trentasette ;; forgiveness is a virtue
terza persona
°..:*°

Era una seccatura assurda ogni volta che Jimin dimenava le braccia. Lui era triste, non c'era alcun dubbio, ed era quasi come se tutto fosse tornato al punto di partenza. Solo che Jimin non era impazzito, oh no, ma provava odio, odio verso se stesso, per la precisione. Ancora una volta, era stato un suo sbaglio. Il peso che gli premeva sulle spalle si era lentamente spostato verso i suoi polmoni; soffocandolo invece di tenerlo appeso per sempre. Tutto ciò che voleva Jimin era perdono, un nuovo inizio e un nuovo modo di affrontare le cose.

Era lui l'unica ragione per la quale quel tenero ragazzo se n'era andato.

Era lui che aveva sbagliato nome quella volta.

Era lui quello che non aveva fatto niente per farlo restare.

Negli occhi aveva un coraggio nuovo di zecca, che lo spingeva a voler fare le cose nel modo giusto. A Jimin non avrebbe importato se avesse dovuto implorare, perché era appunto caduto in ginocchio con un labbro tremante e le mani congiunte.

Era stato quasi un riflesso, il modo in cui il nome del minore era passato tra le sue labbra con gratificazione. Aveva risuonato attraverso e contro le pareti della sua camera, ricoprendo l'atmosfera. Il silenzio pesante e assordante era la parte peggiore, come un inquietante fanstama. Una mano tiepida spinse lentamente indietro un corpo. Jimin sapeva che Yoongi stava aspettando che parlasse, per dire qualcos'altro, per combattere perché il suo corpo restasse fermo quando lui voleva andarsene, ma non c'erano parole a lasciare le sue labbra mentre lui stesso era congelato sul posto.

Con un sottile strato di sudore a ricoprire entrambi i loro corpi, Jimin osservò il maggiore fare movimenti tremolanti. Yoongi allungò la mano e si riprese gli indumenti tolti, infilando le gambe negli skinny jeans attillati con rapidità e decidendo di rimettersi la camicia più tardi. I genitori di Jimin non erano a casa, quindi non importava se girovagava per la casa con i capelli disordinati e mezzo nudo.

Un'ultima occhiata, due paia di occhi entrambi nella stessa situazione. Jimin sentiva come se Yoongi avesse il diritto di parlare per primo, per confermare ciò che si diceva fosse vero. Non c'era alcun motivo apparente quando gli occhi colpevoli di Jimin che erano abituati a contenere una tale concupiscenza avevano iniziato a rattristarsi sempre di più.

Per una volta, si sentiva come se il suo disturbo non lo definisse, stando nelle mani del maggiore che aveva appena sbattuto la porta. Invece del gemito di Jimin che aveva balbettato "Jeongguk" a rimbombare forte nella casa vuota, era il rumore dei passi che scendevano su una rampa di scale ad avere la meglio.

Yoongi non era l'unico ad esser stato ferito quel giorno. In un secondo, in una frazione di secondo, Jimin capì perché Yoongi avesse accettato di fare sesso. Aveva già detto la verità al suo unico e migliore amico, Jung Hoseok, quello di cui Jimin era stupidamente geloso ma di cui doveva ricordare che il suo unico obiettivo era quello di essere amico di Yoongi. Yoongi aveva pianto con Jimin, gli aveva detto di quanto si sentisse terribile, di come non potesse più sopportare i sensi di colpa, e proprio così, le sue labbra si ritrovarono po' affamate di quelle del minore. Si era sentito usato ma in un modo così voluto.

"Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace." Jimin ripeteva le parole a se stesso come un mormorio, ognuno con un tono e un significato diverso.

« pretty boy » taekook [ita]Where stories live. Discover now