Capitolo 14 - The meet, the match (Part 2)

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Claude's Pov

Jason mi passa un pallone, iniziamo a giocare. Tutti e due sappiamo bene che questa storia finirà con l'umiliazione per uno di noi, ma non sarò certo io a perdere poiché non posso, non devo e non voglio farmi sottomettere.

Ho saputo ciò che mio fratello fa: inganna le persone, le fa dipendere da lui e le illude. Come atto di fedeltà chiede un marchio, la sua iniziale incisa con un coltello rovente sulla terza costola sinistra. A lui piace crogiolarsi nelle urla di dolore delle sue vittime che si infliggono da sole quel simbolo, ama sapere che lo fanno solo per lui, perché gli sono devoti, lo idolatrano e lo servono tanto da autolesionarsi per ottenere il suo amore. Amore.
Un sentimento che non ha quasi mai provato, un'emozione avvelenata dall'odio verso il mondo.

Non posso dare la colpa a Jason di essere diventato il ragazzo che ora è, lui ha solo eseguito i compiti che nostra nonna gli assegnava. Poi, tutte le torture, le iniezioni e le prove a cui è stato sottoposto lo hanno reso, sì, quello per cui era destinato, ma hanno fatto in modo che fosse anche insensibile ad ogni cosa che lo circondava: l'uomo più forte dell'intero pianeta non deve avere rimpianto o scrupoli, il suo unico dovere è eliminare i più deboli estirpandoli dalla società.

Lui è stato scelto.

Jason's Pov

Cosa sta succedendo?

Perché d'improvviso mi trovo steso a terra?

Come ho fatto a lasciarmi fregare la palla da sotto i piedi?

Perché mio fratello mi ha colpito solo ora?

Com'è possibile che abbia la mia stessa tecnica di tiro?

Chiudo gli occhi sospirando, queste domande mi assillano la testa tanto da riuscire a farmi venire un capogiro; la mia risata isterica preme per uscire fuori dal mio petto e io glielo permetto. Tutta la mia rabbia per essere stato sconfitto vola verso il cielo, il mio sghignazzare sconvolge alcuni uccelli, che, spaventati, si librano in alto fra le nuvole, velocemente, sopra il campo da calcio.

<<Devo sembrare proprio un puntino nero da lassù.......>> il sussurro inquietante spaventa persino l'erba che, smossa dal vento leggero mi solletica i gomiti. Congiungo le mani sulla mia pancia, premono sul punto in cui sono stato colpito dalla pallonata. <<La Palla di Fuoco eh, Torch? Dove l'hai imparata?>> ghigno in modo superbo, il suo volto si rabbuia abbassandosi <<Hai perso anche la memoria oltre che alla ragione?>>

Claude stringe i pugni, io i denti <<Si può sapere perché non mi rispondi come si deve? Voglio sapere>> mi tiro su lentamente e barcollo verso di lui prendendolo poi per le spalle, lo scuoto <<Avanti rispondi! Rispondi! RISPONDI DANNAZIONE!>> urlo e riempio il suo viso di lividi violacei, riduco la sua pelle a brandelli.

Il mio respiro si mozza quando sento una mano chiusa a pugno infrangersi contro il mio petto. Cado a terra, il piede del mio aguzzino mi schiaccia le costole mentre le sento rompersi, e con loro anche l'unica cosa che mi contraddistingue insieme al mio carattere "particolare" che mi precede quando si parla di fama.

*flash back*

<<N-nonna cosa fai?>> <<Tesoro, tu diventerai il re di qualunque cosa>> <<Ma io non voglio!>> <<Sopporta, stupido moccioso! Sii fiero dell'uomo che sarai! Ringraziami per quello che sto facendo! Ingrato>>

Piango, le lacrime bagnano le corde strette intorno al mio corpo nudo coperto solamente da uno straccio. Un bambino dovrebbe ricevere affetto. Un bambino minuto come me. Affetto....

<<Maledetta!>> le funi si spezzano, quella dannata "J" appena disegnata sulla mia pelle arde, brucia così come la malvagità ribolle in me. Con un mio schiaffo la vecchia cade sul pavimentato di legno sporco del mio sangue, le assi sconnesse scricchiolano mentre lei indietreggia ed alcune lacrime le rigano le guance rugose <<Sei pronto finalmente, Nipotino! Ce l'abbiamo fatta!>>

<<Smettila, megera>> con in mano una pinza di ferro mi avvento su di lei, inizio a staccarle uno ad uno i denti, le unghie e infine la lingua <<Guarda bene cosa ti faccio, osserva con cura la mia rabbia, sarà l'ultima cosa che vedrai>>

Di colpo affondo il manico della pinza all'interno degli occhi della donna, sempre più in fondo e senza pietà.

Fino ad ora lei non ha emesso nemmeno un suono, ha soltanto mostrato un'espressione di appagamento totale per tutto il tempo, riso di gioia fra il sangue e i suoi resti schifosi. Mi alzo e getto lontano l'arma che ho usato per curare questo essere spregevole, per fargli provare almeno una millesima parte dell'Inferno che ho provato io per questi anni: i tentativi degli scienziati di vedere succedere qualcosa in me, le torture per rendermi impassibile di fronte ad ogni coltello che penetrava la mia carne......

Mi dirigo verso la porta, pronto a ritornare a sentire i raggi del sole sulla mia pelle lacerata e succube di quegli esperimenti folli che ormai sono finiti.

<<Ripugnante>>

Faccio scattare finalmente la serratura.

Un nuovo Jason sta arrivando.

[Hiromido & Bangaze] Run, Devil, RunWhere stories live. Discover now