1. Simulazione

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È una giornata autunnale ancora calda. Le foglie sugli alberi si stanno tingendo di arancione, spira già un vento più fresco, i ragazzini sono tornati a scuola, ma riesco ancora a percepire parte dell'amato calore estivo. Indosso una maglietta del WWF per salvare i panda, dei jeans scuri e alle spalle porto uno zainetto nero. I miei lunghi capelli color caramello sono legati in una coda alta e indosso degli occhiali dalla montatura nera. Peccato che le lenti non siano graduate.

Osservo l'area intorno a me e finalmente lo individuo: un uomo con una giacca marrone e una cravatta bordeaux che cammina tra la folla di persone che si dirigono a lavoro.

-Individuato - sussurro al mio microfono.

-Ginny, se parli ancora insospettirai qualcuno, e se insospettirai qualcuno tutta la squadra sarà bocciata - mi rimprovera Maddie dall'auricolare nel mio orecchio.

Mi sfugge un sorriso che cerco in fretta di cancellare.

-Siete noiose, tutte e due - dice il terzo e ultimo membro della nostra squadra.

Maddie, il genio informatico anche conosciuta come mia più cara amica, una ragazza dalla pelle scura e una zazzera di capelli ricci neri, sta monitorando tutto quello che ci succede intorno dopo aver hackerato le telecamere della stazione in cui ci troviamo, mentre Carter si trova dall'altra parte della stazione rispetto a me.

Dovrebbe aiutarmi a pedinare l'uomo dalla giacca marrone. Invece, come sempre, sto facendo io tutto il lavoro.

-Ti donano gli occhiali, Ginny. Ti danno un'aria da intellettuale - dice proprio lui.

Lo ignoro con tutte le mie forze. Carter Wyatt è il ragazzo con l'ego più smisurato che io conosca. E ahimé, ho una cotta per lui da due anni. I suoi capelli castani costantemente disordinati, le fossette che si formano sulle sue guance quando sorride, il suo fisico.

-Almeno io sono entrata nel personaggio che devo interpretare. Tu sei sempre lo stesso - dico.

-Sono nato perfetto, quindi...

-La smettete? Volete far saltare la vostra copertura? Qui l'unica che può parlare sono io! - Ci rimprovera Maddie.

Alzo gli occhi al cielo e, anche se non posso vederlo, so che anche Carter sta facendo lo stesso.

Continuo a seguire l'uomo. Lo seguo giù per delle scale mobili, mantenendomi a debita distanza. Non lo perdo d'occhio nemmeno per un istante mentre si incammina in direzione dei binari. Poi si ferma, in attesa che passi la metro. E quando arriva e i passeggeri si dirigono fuori dai vagoni, inondandoci, ne approfitto: mi avvicino all'uomo mentre la calca ci investe e sfilo un biglietto dalla tasca della sua giacca. Poi, fingendo nonchalance, seguo i passeggeri fuori dalla metropolitana.

-Carter, impara la professionalità dalla migliore - dico al microfono.

-Ginny, invece di vantarti, sappi che ci sono due uomini che ti stanno seguendo - dice Maddie.

Sorrido.

-Bene, che provano pure a prendermi.

Affretto il passo. So che quegli uomini stanno facendo lo stesso. Proseguo a zig zag tra la gente, fino ad uscire dalla stazione.
Poco più avanti vedo Carter che mi viene incontro, ma non ci guardiamo negli occhi e quando mi passa accanto fingendo di sfiorarmi per sbaglio gli passo il bigliettino. Lui prosegue dritto per la sua strada, io per la mia, opposta.

-Stanno continuando a seguirmi? - Chiedo.

-Sì, non si sono accorti dello scambio - dice Maddie. -Puoi farti prendere. Carter è quasi arrivato al furgone e ha la strada libera.

Inizio a correre. Percepisco la presenza do quegli uomini alle mie spalle.

-Ops. Carter, la tua strada non è completamente libera. Individuo sospetto a ore tre - dice Maddie. -Ginny, non farti ancora prendere.

-Non accadrà.

Continuo a correre dirigendomi verso il mercato.

-Carine - dico indicando delle mele, per poi rovesciare la cassetta nella quale sono contenute per rallentare i miei inseguitori.

-Okay, Carter è arrivato al furgone. Ce l'abbiamo fatta - la voce di Maddie giunge all'auricolare nel mio orecchio.

Un terzo uomo sbuca da un vicolo e me lo ritrovo praticamente davanti, mentre gli altri due mi raggiungono da dietro.
Sollevo le mani in segno di resa e sorrido.

-Avete preso l'uomo sbagliato - dico loro.

Quando arrivo al furgone, Patrick mi aspetta a braccia conserte.

Batto il cinque a Carter che aspettava con la schiena poggiata al furgone e mando un bacio a Maddie.

-Allora? Non siamo stati fantastici? - Chiedo a Patrick, il nostro allenatore.

-Ginevra, parli troppo durante le esercitazioni - mi rimprovera lui.

-Glielo dico sempre - dice Maddie alzando gli occhi al cielo.

-Beh? Che dovrei fare? Starmene in silenzio mentre aspetto pazientemente che si palesi un obiettivo o un inseguitore? Su, siamo stati bravi, questo è l'importante. Che voto ci dai a questa simulazione?

Patrick mi fissa fingendosi minaccioso, poi sospira e nasconde un sorriso.

- Il massimo ragazzi, siete stati bravi.

-Evvai! Ora però posso leggere cosa c'era scritto nel biglietto dell'esercitazione? Sono curiosa.

Carter lo estrae dalla tasca e me lo porge.

-Bianco? Nemmeno mezza soddisfazione... - mormoro mentre salgo sul furgone sul posto accanto a quello del guidatore, Patrick.

-Su, fallo un sorriso di tanto in tanto! - Esclamo.

Patrick è giovane. Avrà circa venticinque anni, ma è costantemente serio ed è un grande sbruffone. Non credo di averlo mai visto con una ragazza.

-Dato che siete stati bravi in questa prova, sarete pronti a ciò che troverete una volta tornati in accademia - dice.

-Cosa ci aspetta in accademia? Domando.

Senza guardarmi, Patrick inarca un sopracciglio.

-Novità.

Angolo autrice

Spero che il primo capitolo di questa nuova storia vi sia piaciuto! Ginevra sarà molto diversa dalle protagoniste delle altre mie storie e spero vi piacerà!
Alla prossima

Instagram: Freya_Dakets

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