2. Tutte le ragazze sono delle stalker

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La McLynn Academy è da tutti considerata una scuola d'élite molto rigorosa, alla quale è praticamente impossibile accedere. Insomma, o sei la reincarnazione di Einstein, o sei miliardario.

E in parte non si sbagliano: la maggior parte degli studenti sono figli di politici e imprenditori. Alcuni di loro potranno essere i prossimi capi di Stato. Poi ci sono io. Tutto fuorché la reincarnazione di un genio. La mia famiglia non è in politica e non abbiamo nessuna impresa familiare. Ma mia madre, così come mio padre, sono delle spie.

Ed è questo il principale compito della McLynn Academy: formare agenti segreti.
Una volta varcato il pesante cancello sorvegliato da guardie e decine di telecamere, sono la prima a scendere dal furgone.

Per gli appassionati di storia e architettura, la McLynn Academy deve sembrare semplicemente favolosa: in mattoni rossi, è un antico palazzo. Le diverse torrette, il portone in legno di quercia, la monumentale scala interna...
Per me, invece, è casa. L'unica casa che abbia mai avuto. E a volte mi dico che avrei voluto vivere, almeno parte della mia vita, in un semplice appartamento. Ma mio padre è il direttore all'Accademia e sono stata data a lui in affidamento dopo che i miei genitori hanno divorziato. Stare permanentemente con mia madre sarebbe stato complicato, dato che è in missione un giorno sì e l'altro pure. Così all'età di otto anni mi ritrovavo a scorrazzare per questi corridoi in cui si aggiravano studenti molto più grandi di me che mi osservavano chi con simpatia, chi con fastidio.

-Qual è la novità di cui dovevi parlarci? - Domando a Patrick.

Lui non mi rivolge nemmeno uno sguardo mentre scende a sua volta dal furgone e si incammina verso l'enorme portone d'ingresso seguito da me, Carter e Maddie.

-Andate nelle vostre stanze. Carter, tu invece seguimi nell'ufficio del preside - sentenzia Patrick.

Mi blocco all'istante.

-E no. Volete mandare in missione lui e non me?! Lui oggi non ha fatto assolutamente nulla. Sono stata io a recuperare il bigliettino - mi lamento.

Patrick sospira.

-G, non si tratta esattamente di una missione. Tra l'altro, sarai anche brava sul campo, ma devo forse ricordarti la tua pessima media scolastica?

Questo mi costringe a tacere.

Così osservo con rabbia Patrick e Carter, che mi fa l'occhiolino, che si avviano verso l'ufficio di mio padre.

Maddie si incammina su per le scale diretta verso i dormitori, ma io la prendo per un braccio. Lei alza gli occhi al cielo. Mi conosce bene. È la mia migliore amica.

-Vuoi spiarli, non è così? - Mi chiede.

Le rivolgo un sorriso innocente, dopodiché inizio a correre su per le scale fino ad arrivare alla mia stanza.

Ahimè, le stanze alla McLynn Academy sono doppie. E la mia compagna di stanza non è Maddie, bensì la cara Astrid. Capelli neri, fascino ispanico, non abbiamo un solo elemento in comune, né fisicamente, né caratterialmente. Nemmeno il cognome, dato che lei ha preso quello della madre. Peccato che sia la mia sorellastra. Si perché quel furbo di mio padre mise incinta due donne più o meno nello stesso periodo. Mia madre una spia tedesca. La madre di Astrid una civile di origini spagnole. Mio padre era sposato con mia madre e al momento del divorzio fui data in affidamento a lui con il consenso di mia madre. Anche lei era stata formata alla McLynn Academy e sapeva che un giorno anch'io l'avrei frequentata. Astrid invece crebbe con sua madre. Solo da un paio d'anni mio padre è apparso nella sua vita e ha deciso di portare anche lei in accademia.

Fortunatamente, in questo momento Astrid non è in stanza.

Maddie si getta sul mio letto e io le passo il mio laptop. Lei lo accende e un paio di minuti dopo accede alle telecamere poste nell'ufficio di mio padre. Purtroppo non possiamo sentire cosa dicono. Tempo fa avevamo messo delle cimici, ma siamo state scoperte per cui non ci siamo più azzardate a sfidare la sorte. L'ufficio di mio padre è molto elegante: le pareti sono in legno scuro, intervallate da piccoli quadri. La scrivania, anch'essa in legno scuro, poggia su un prezioso tappeto persiano. Dal lato opposto al quale è seduto mio padre, c'è un ragazzo. Spalle larghe, busto dritto, capelli biondi ed espressione impassibile. Gli altri due in piedi sono Patrick e Carter.

-Chi è quel tizio? - Domando indicando il biondino.

Maddie strige gli occhi.

-Non ne ho idea. Guarda com'è vestito... credevo che i civili normalmente non vestissero con camicia, giacca e cravatta.

-Credevi fosse solo la nostra divisa? - Domando scoppiando a ridere.

-No, no. Solo che normalmente...

-Puoi zoommare su quella spilla? - La interrompo, indicando una spilla dorata sulla giacca del ragazzo.

-Io può tutto - è la risposta di Maddie.

Zoomma maggiormente sul punto indicato e migliora la qualità dell'immagine. La spilla è uno stemma.

Senza che le chieda niente, Maddie ha già iniziato la ricerca che possa far combaciare lo stemma della spilla con uno esistente.

-Uh, guarda un po'.

Leggo quanto apparso sul display.
<<Lo stemma appartiene alla famiglia Von Hayer, la famiglia reale di Nypoza, un piccolo stato europeo.>>
A seguire ci sono delle foto della famiglia reale. Il re. La regina. Il principe...

-Ma che sul serio? In accademia compare come per magia il principe sfigato del regno di Culandia?

Maddie mi fissa seria.

-So che ti stai trattenendo dal ridere - le dico. -È inutile che provi a trattenerti.

E infatti dopo due secondi Maddie scoppia a ridere.

-Ma da dove ti vengono?! È pur sempre un principe! - dice tra le risate.

Poi ingrandisce la foto del principino.

-Pero è proprio un bel tipo, non c'è che dire - dice.

- Si, un bel tipo senza dubbio. Biondo. Pelle perfetta. Postura perfetta. Portamento perfetto. Occhi azzurri. Scommettiamo che è anche gentile? Insomma: un cliché vivente - dico.

-Chissà che ci fa qui - mormora Maddie.

-E chissà che c'entra Carter con tutto questo.

-Carter, Carter, Carter.

Do una leggera spinta a Maddie e lei scoppia a ridere, ma proprio in quel momento la porta della stanza viene aperta e fa il suo ingresso Astrid.

Ci rivolge una rapida occhiata mentre noi ci ricomponiamo. Maddie chiude tutte le finestre aperte nel computer, poi si schiarisce la gola.

-Io vado. Ci vediamo più tardi - mi dice dandomi un bacio in guancia.

-A dopo! - Esclamo.

Maddie esce dalla stanza e io punto lo sguardo su Astrid.

Lei prende il libro di matematica e inizia a studiare. Non per vantarmi, ma la mia cara sorellastra non è una cima né nello spionaggio, né nello studio. Però, almeno nella seconda cosa, si impegna. È come se volesse rendere papà fiero di sé. Ma dubito che diventerà mai una spia. Inarco un sopracciglio. Dovrei studiare qualcosa anch'io, ma in questo momento non riuscirei proprio a concentrarmi. Insomma, oggi è stata una giornata impegnativa: ho pur sempre avuto una simulazione importante. Così decido di prendere una rivista di moda e inizio a sfogliarla.

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