Parte senza titolo 19

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Quando provai a muovermi sentii una forte fitta nelle costole

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Quando provai a muovermi sentii una forte fitta nelle costole. Sobbalzando feci involontariamente spostare il filo della flebo.

Ero attaccata ad un respiratore e quella che circolava nelle mie vene doveva essere sicuramente un'abbondante dose di morfina. Molto probabilmente ero in pessime condizioni perché la testa rimbombava e faceva un male cane.

Il rumore dei macchinari che monitoravano i miei parametri vitali riecheggiava in quella piccola stanzetta. Ero spaventata. Solo in quel momento mi resi conto di essere in ospedale.

Ricordavo perfettamente quanto accaduto e inorridii al pensiero che potesse essere successo qualcosa a Ginevra.

Solo guardandomi intorno mi accorsi fosse proprio lei, che accasciata sulle mie gambe, era intenta a stringermi la mano.

La persona più importante della mia intera esistenza era lì, viva e vegeta. Finalmente potetti respirare. Seduta al mio fianco aveva atteso il momento in cui riaprissi gli occhi. Non ero mai stata tanto felice di rivederla.

"Te l'avevo detto che era un idiota!" riuscii a dire sorridendo. Furono quelle le prime parole che mi uscirono spostando la mascherina dell'ossigeno.

Perdendosi nei miei occhi non potè fare a meno di ridere. Il mio istinto protettivo non si era arrestato neanche in quel momento.

"Ti prometto che non uscirò più con nessuno se prima non avrà superato tutti i tuoi test!" replicò simpaticamente.

Eravamo scampate ad una brutta avventura e adesso riderci sopra era il minimo che potessimo fare.

"Se ti farò uscire ancora con qualcuno!". Dovevo essere così livida che anche sorridere faceva male.

"Hai avvertito Maddox? E casa nostra com'è ridotta?"chiesi un istante dopo travolta da un'ondata improvvisa di preoccupazioni.

"Greta calmati! Maddox è fuori che attende di sapere come stai e per quanto riguarda casa l'aggiusteremo insieme!" disse provando a tranquillizzarmi.

"E Chase, Chase dov'è?"

"E' stato con te tutto il tempo, non l'ho mai visto così tanto preoccupato!".

Dovevo avergli fatto prendere un brutto colpo. Temevo avesse rivissuto la lacerante paura di perdere la persona amata. Neanche il tempo di tornare ad essere felice che la vita gli aveva dato un'altra stangata. Doveva avermi odiata in quegli istanti. Gli avevo aperto le porte del mio mondo e per poco non lo stavo abbandonando.

Ali di cartaWhere stories live. Discover now