Giorno Zero.

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Nessuno guarda l'evidenza.

Mentre il biondo continuava a pensare a come avrebbe dovuto far capire all'amico l'errore che stava per commettere, il diretto interessato si trovava a casa, seduto di fronte al tavolo della sua cucina, con un'agenda di fronte e la penna fra i denti. Era molto distratto, anche se non avrebbe dovuto; il matrimonio non era così lontano e lui doveva finire di sistemare determinate cose, non poteva permettersi neanche la più piccola distrazione. Eppure non riusciva a smettere di pensare al fatto che la sua compagna, nonché futura moglie, non sembrava andasse molto a genio ai suoi amici e quello non faceva altro che preoccuparlo. Come poteva una donna tanto bella, affascinante e intelligente, non piacere a loro?
La sua maggiore preoccupazione, però, aveva nome e cognome ed era proprio lui, Kim Heechul. Al ragazzo, infatti, non erano mai piaciute le ragazze che lui presentava ai suoi amici, trovava sempre anche solo una minima cosa, un difetto quasi inesistente, per trovarle prive di personalità o non idonee all'amico. Leeteuk non riusciva a fare a meno di pensare al fatto che, quella volta, la situazione era diversa: non aveva annunciato un fidanzamento neanche tanto ufficiale, ma un matrimonio. Un matrimonio con molti invitati. 
Un sospiro tremolante uscì dalle labbra del castano, mentre la penna giaceva rumorosamente sul piano in legno del tavolo. La mano destra si mosse, afferrando dal manico quella tazza, portandone il bordo caldo contro la bocca di lui, il quale iniziò a bere quel liquido rovente, cercando di rilassarsi, per poter ritrovare la concentrazione. Per quanto, però, continuasse a ripetersi che doveva smetterla di preoccuparsi, dentro di lui sapeva che, molto presto, sarebbe successo qualcosa...qualcosa che non gli sarebbe piaciuto, per niente.
Il cellulare squillò, improvvisamente, rompendo il silenzio assordante che si era creato in quella casa, vuota ancora per poco. Il castano si sporse, afferrando il telefono fra le dita, portandolo poi all'orecchio, accettando la chiamata. «Pronto?»

Jiyeon era rimasta a casa, osservando divertita il suo migliore amico mentre, confuso e irritato, andava via. Sapeva perfettamente dove lo avrebbe portato la sua rabbia, la sua frustrazione. Sapeva anche, però, che lui non era pronto a scoprire tutto, a capire realmente perché lo irritasse ogni persona vivente, ogni singolo essere capace di respirare, che osasse avvicinarsi troppo al suo migliore amico. Fino a quel momento era riuscito a salvarsi in calcio d'angolo, per ogni ragazza che Leeteuk aveva portato nella propria famiglia – perché si, i suoi amici erano la sua famiglia – non era realmente degna di lui, confermando così le teorie e le ipotesi strampalate di Heechul. Lei, però, era diversa. Jiyeon lo aveva capito dall'istante in cui aveva visto Leeteuk parlarne. Ne era davvero innamorato, desiderava seriamente sposarla; l'aveva descritta come una ragazza dolce, intelligente, acuta...come se la perfezione avesse deciso di baciarla. E lei non poteva fare a meno di essere felice per lui, anche se, effettivamente, non aveva ancora conosciuto di persona questa donna perfetta.
Sospirò, andando a sedersi sul divano, in modo per niente femminile, sdraiandosi subito dopo, lasciando gamba e braccio destro penzolanti, mentre i suoi occhi si chiudevano e i capelli si spargevano un po'ovunque. Non era esattamente in grado di capire quale fosse la scelta migliore, se lasciare che Heechul facesse quella pazzia, se cercare in qualche modo di fermarlo oppure... Insomma, non prendiamoci in giro, lei sapeva perfettamente che la scelta più sensata era quella che, in realtà, non avrebbe mai voluto fare. Sbuffò rumorosamente, tirandosi su, prendendo il proprio cellulare e, nervosamente, comporre quel numero, aspettando.
«Pronto?» La voce maschile dall'altra parte della cornetta la fece sospirare e anche l'ultimo bagliore di speranza che lui non rispondesse, se ne andò via.
«Sono Jiyeon. Fossi in te, mi preparerei. Non farti trovare nudo con la tua futura moglie, né disarmato», iniziò la ragazza, con un tono di voce lento, armonioso e sincero. Lo stava preparando ad una battaglia, lo sapeva perfettamente.
«Cosa?» Domandò il ragazzo, confuso, spiazzato.
Jiyeon sospirò, leccandosi le labbra, passandosi poi una mano fra i capelli. «Sta arrivando Heechul».

Leeteuk chiuse la chiamata, tremante, posando distrattamente il cellulare sul tavolo, proprio accanto a quella tazza. Lo sguardo puntato nel vuoto, le labbra socchiuse e il cervello ancora preso da un totale black-out, dovuto dalla telefonata alla quale aveva appena partecipato. Lo sapeva, dannazione, lui lo sapeva che avrebbe dovuto prepararsi a qualcosa, che presto sarebbe successo, ma aveva cercato di illudersi, fino alla fine, che quella volta non avrebbe dovuto preoccuparsi di niente.
«Quanto sono ingenuo», si rimproverò, passandosi nervosamente una mano fra i capelli, poi dietro la nuca, ringhiando appena, involontariamente. Era stato molto ingenuo, come aveva anche solo potuto pensare che Heechul non avrebbe avuto nulla da ridire sulla sua futura moglie, solo perché non aveva espresso il suo parere dal giorno in cui gliel'aveva presentata? Anzi, proprio quel suo mutismo improvviso avrebbe dovuto metterlo maggiormente in guardia. 
Non aveva la minima idea di cosa avrebbe dovuto fare, per ritenersi salvo in qualsiasi modo; il panico lo stava prendendo, perché l'unica cosa della quale era certo, in quel momento, era che litigare con Heechul, lo avrebbe portato a cadere in un burrone troppo profondo. Poche volte nella sua vita avevano litigato e, ogni volta, non era stato piacevole. Una volta che il litigio scoppiava, niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo...da nessuna delle due parti. In più, se addirittura Jiyeon era arrivata a chiamarlo per avvertire del litigio imminente,significava che il suo amico biondo non era per niente allegro,quando era uscito di casa. Ed era proprio quello, a preoccuparlo così tanto.

Il taxi si fermò ed Heechul capì che era passato, ormai, il tempo a disposizione per riflettere, per capire se ne valesse davvero la pena. Aprì il suo borsellino, sporgendosi per pagare l'uomo al volante, dopo di che uscì da quel veicolo, sistemandosi gli occhiali da sole sul naso, sentendosi come un guerriero che si armava, prima di affrontare una battaglia. Ormai era evidente: non sarebbe di certo riuscito a frenarsi, una volta trovatosi di fronte a lui.
I piedi si mossero soli, camminando con estrema lentezza, attraversando quell'unica strada che lo separava dal luogo esatto nel quale si sarebbe svolta la lotta; le mani tremavano, era nervoso, per vari motivi. Era arrabbiato, certo, ma era anche spaventato, seppure in una piccola percentuale. Non voleva perderlo, non voleva dover arrivare ad usare parole poco pulite, per fargli capire ciò che stava accadendo. Non voleva arrivare a tanto. 
Si fermò con uno scatto, trovandosi a pochi centimetri di distanza dalla porta e la sua mano si alzò, pronta a bussare. Non appena le nocche si scontrarono con quella porta in legno, non dovette aspettare molto,prima che essa si spalancasse, rivelando il suo amico, ansioso,preoccupato da quella visita che sapeva di dover avere si e no da due singoli minuti.
«Entra»,soffiò il castano, facendogli spazio, in modo che lui potesse entrare. Fu lì che Heechul capì: qualsiasi cosa avrebbe detto o fatto, niente si sarebbe sistemato. Non quel giorno.

La ragazza sospirò, muovendo velocemente la mano contro il suo volto,cercando di farsi un po' d'aria. Non era la giornata più calda che ci fosse mai stata, ma lei aveva fatto una corsetta non indifferente,pur di arrivare al punto d'incontro prima che fosse troppo tardi.
Entrò in quel bar, togliendosi gli occhiali da sole,guardandosi attorno. L'espressione affaticata venne presto sostituita da un sorriso ampio, divertito, nell'appurare la presenza di quella persona. Si avvicinò lentamente, facendo ticchettare i tacchi neri –perché si, aveva corso con i tacchi – e svolazzare di poco l'orlo di quella gonna bianca. La sua mano chiara si posò sulla spalla della causa del suo divertimento, facendola girare. 
«Hani!»Esclamò una voce femminile, spaventata e divertita allo stesso tempo. La ragazza scoppiò a ridere, piegandosi, per poter abbracciare l'amica, tenendola stretta fra le braccia, posando,successivamente, le proprie labbra sulla guancia dell'altra. «Pensavo fossi a Busan», continuò, senza allontanarsi affatto da quell'abbraccio caloroso.
«Come potevo restare lì, sapendo che la mia migliore amica si stava per sposare? Dimmelo un po' tu,Eunjung», fece la castana, sorridendole. Sapeva perfettamente che la sua amica, quella caparbia testa nera con lo sguardo perso nel vuoto che aveva visto prima di distrarla dai suoi pensieri, aveva bisogno di qualcuno che l'ascoltasse. Era come un sesto senso, il suo, ma qualcosa le diceva che la sua Eunjung si era cacciata nei guai.

Il silenzio che si era creato in quella casa era quasi inquietante;c'era talmente tanta tensione che, per quanto potesse sembrare prevedibile, avrebbero potuto tagliarla con un coltello. Seduti entrambi a quel tavolino, uno di fronte all'altro, non facevano altro, se non tenere il proprio sguardo perso in quello dell'altro.Era così evidente, dannazione, che prima o poi uno dei due avrebbe parlato ed era altrettanto evidente che, una volta accaduto,qualsiasi fosse stata la parola e chiunque l'avesse detta, non sarebbe mai stata quella giusta.
«Non puoi sposarti». Quelle parole uscirono lente, chiare, cristalline come l'acqua, mentre le labbra del biondo si socchiudevano di poco,senza neanche sforzarsi di aprirle troppo, per parlare con voce più alta. 
Le mani del castano si chiusero improvvisamente contro al bordo del tavolo, facendo in modo che le sue unghie lo graffiassero,silenziosamente, continuando nella loro strada per la chiusura. «Non posso?» Chiese, serio, sottolineando volontariamente l'ultima parola, alzando di poco il sopracciglio sinistro, senza mai distogliere lo sguardo da quello del suo migliore amico.
«No»,disse, secco. Il silenzio cadde nuovamente fra i due, fino a che,spazientito, non fu nuovamente Heechul a romperlo, alzandosi con uno scatto talmente tanto violento, da far cadere quella sedia a terra.«Proprio non vuoi capirlo? Non è la persona giusta per te!»Esclamò, furioso, per poi stringere talmente tanto i denti, da digrignarli. 
Leeteuk rimase seduto, accennando un piccolo sorriso ironico, accavallando le gambe e incrociando le braccia al petto.«Non ci sarà mai la persona giusta per me, secondo te», disse soltanto, in un soffio, come il vento che, lieve, passava fra i capelli, soltanto che quel soffio di vento, per Heechul, fu troppo freddo. Gli si avvicinò, per poi piegarsi su di lui, posando le mani sulle spalle del ragazzo, chinandosi in modo da avere il proprio volto all'altezza dell'altro. 
«Non fino a che continuerai a farti fregare da delle puttane», ringhiò in un sussurro. Sapeva di aver esagerato, ma sapeva anche che non avrebbe potuto farne a meno,prima o poi avrebbe detto ciò che realmente pensava della futura moglie del suo amico.
Il castano si alzò con uno scatto,scontrandosi con il corpo dell'altro, ringhiando, furioso,avvicinandosi così tanto da avere i loro nasi che si sfioravano,mentre le sue mani, dal tavolo, si chiusero attorno alla camicia del biondo. «Non osare», sibilò.
Heechul rise per niente felice, in modo derisorio, alzando entrambe le sopracciglia, giocosamente. «È così evidente che lei ti sta solo sfruttando», soffiò contro la pelle dell'amico.
«È così evidente che sei geloso marcio», rispose con lo stesso tono di voce, con la sua stessa arma. Quello che accadde subito dopo?Il biondo si allontanò da Leeteuk, come se si fosse appena ustionato. Il suo sguardo di disprezzo e di rabbia puntato in quello dell'altro, poi ringhiò, dando un calcio contro quella sedia, già per terra.
«Sei così cieco», ringhiò infine, per poi andare verso la porta,uscendo da quella casa, sbattendo con forza quel pezzo di legno dietro di lui.
Il castano sospirò, lasciandosi cadere nuovamente sull'unica sedia ancora in piedi di quella camera. «No, sei tu il cieco», sussurrò semplicemente, passandosi una mano sul volto.
Il cellulare vibrò e lui, stanco, lo raccolse, per poi aprire il messaggio e sospirare. Era di Jiyeon e chiedeva semplicemente quello:Il terremoto è passato?
La risposta del ragazzo?
Credo sia stata solo la scossa d'assestamento, per ora.

Quattordici giorni per NON sposarsi.Where stories live. Discover now