Giorno Zero Pt 2.

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Sei pronto alle conseguenze?

Era stata una tortura osservarlo mentre lasciava casa sua, sarebbe stato inutile anche solo fingere che così non fosse. Insomma, Heechul era uno dei suoi amici più cari, sin dal primo momento nel quale i due erano venuti a conoscenza l'uno dell'esistenza dell'altro; erano sempre stati molto legati, così tanto da procurare confusioni e incomprensioni, per via del loro rapporto ritenuto quasi ossessivo. Leeteuk non avrebbe ben saputo dire come fosse arrivato a tanto, a non riuscire nemmeno a pensare, se non avesse avuto la sicurezza di avere la presenza e la comprensione dell'altro, sapeva soltanto che il biondo era diventato indispensabile nella sua vita e l'idea di averlo contro in una situazione simile, lo metteva in estremo disagio. 
Si trovava seduto su quella sedia, il corpo teso come se avesse appena visto un fantasma, ma – lui lo sapeva benissimo –quello che era accaduto da poco andava ben oltre ed era sicuramente più spaventoso, per lui, così tanto che se si fosse ritrovato un fantasma di fronte gli avrebbe chiesto di accomodarsi per prendere un caffè. Non sapeva cosa fare, come reagire e, soprattutto, cosa pensare. Cercava di ricreare mentalmente tutto quello che era appena successo, cercando di darsi delle risposte, ma, puntualmente, ogni volta si fermava, con lo sguardo perso nel vuoto e con molte più domande, tutte senza un singolo straccio di risposta.


Era confuso, irritato, disgustato, offeso...e aveva un grosso mal di testa. Aveva messo i piedi fuori da quel taxi senza neanche curarsi di quanti soldi avesse dato al conducente; trascinava il suo corpo verso l'entrata di casa sua, aprendo con rabbia la porta e sbattendosela alle spalle non appena si trovò all'interno della sua dimora.
«Dov'è il corpo?» La voce melodiosa, dal tono vagamente divertito della donna, lo scosse dai suoi pensieri e solo in quell'istante si rese conto della presenza della sua migliore amica,ancora sdraiata sul divano, con una bottiglia di birra in una mano e il cellulare nell'altra; un sorriso sarcastico incorniciava il suo bel volto, mentre il sopracciglio alzato gli mostrava quanta curiosità avesse in corpo. Heechul sospirò pesantemente, togliendosi la giacca e appendendola con cura, per poi allontanarsi, andando verso la cucina.
«A casa sua», disse semplicemente. Jiyeon aggrottò le sopracciglia e solo in quel momento decise di tirarsi su, dando un sorso al liquido contenuto all'interno della bottiglietta.
«Hai almeno cancellato le tue tracce?» Ancora una domanda ironica uscì dalla bocca della ragazza, troppo divertita per cercare anche solo di fingere serietà.
«La vuoi smettere? Non ho ucciso nessuno, – borbottò frustrato, prendendo un bicchiere d'acqua e bevendolo tutto d'un fiato, neanche fosse una qualche bevanda alcolica – non ancora», concluse infine, leccandosi le labbra e posando il bicchiere sul tavolo. Un sospiro lento ruppe il silenzio che iniziava a crearsi fra i due, poi il biondo posò la propria mano sul suo stesso volto, chiudendo gli occhi. «Sono un coglione», affermò poco dopo.
«Su questo non ci sono mai stati dubbi». Il ragazzo tolse la mano, solo per poter lanciare uno sguardo di fuoco alla sua amica, stanco di tutte quelle battute. Lei ridacchiò e scosse il capo, avvicinandosi a lui; gli accarezzò i capelli, spettinandoglieli poco dopo, poi si mise di fronte a lui, guardandolo direttamente negli occhi. «Perché lo hai fatto?» Era un sussurro, il suo, ma lui lo captò egualmente. Eccola. Ecco quella domanda che lo tormentava sin dal momento in cui il suo corpo era uscito dalla casa dell'amico. Perché lo aveva fatto? Perché era andato su tutte le furie, perché non voleva che si sposasse? Nessuna risposta venne formulata, né nel suo cervello e né fuori dalle sue labbra.


Lenta la ragazza posò quella tazza spessa, dai bordi rifiniti in un'argento spento, sul piccolo tavolino che, avendo una gamba storta, ogni volta che veniva anche solo sfiorato iniziava a traballare. Con delicatezza prese fra due dita un capello che le si era intrappolato contro il labbro inferiore, incollato alla sua pelle a causa del gloss, spostandolo e buttandolo via con un'espressione accennata di fastidio, dopo di che posò il suo sguardo dritto in quello dell'amica che, a testa bassa, con i lunghi capelli neri che le facevano quasi da scudo, guardava le proprie mani tremare attorno alla tazza.
«Eunjung – la chiamò in un sospiro dolce, quasi pensieroso, con il tono che avrebbe usato una mamma amorevole, molto probabilmente – lo sai anche tu che è uno sbaglio», concluse in un soffio.
L'amica tremò, annuendo debolmente, per poi intrappolare il suo labbro inferiore in quella che era la morsa letale dei suoi denti bianchi. 
Lo sapeva benissimo anche lei che tutto quello era soltanto un enorme sbaglio, che non avrebbe dovuto accettare, che non era la cosa giusta per lei, ma neanche per lui. E allora perché, pur sapendo tutto quello, aveva deciso di fare di testa sua e di andare avanti con quella storia? Non ne aveva la minima idea. 
«Eunjung».Ancora una volta, la voce di Hani la riportò alla realtà. La ragazza alzò lentamente il capo, posando il suo sguardo confuso in quello serio dell'amica, la quale sospirò, sporgendosi appena verso di lei con il busto. «Come puoi pensare di sposarti, se ancora non hai dimenticato quella ragazza?»
Bella domanda. Eunjung rimase immobile per un istante, poi un sospiro pesante uscì dalle sue labbra e le sue mani andarono a coprire il proprio volto, tremando appena. «Sono una stupida», sussurrò, lentamente.
Hani sorrise appena, leccandosi le labbra, poi si passò una mano fra i capelli, guardando l'amica, la quale sembrava avvolta da una nuvola nera di disperazione. «No. Sei semplicemente...»


«...nella merda». Uno sbuffo pesante ruppe quel silenzio, mentre quel ragazzo non riusciva a stare fermo neanche un momento. «Sei in un mare di guai. Sei un verme in mezzo ai volatili. Sei un gatto intrappolato su di un albero e che guarda in basso circondato da cani rabbiosi. Sei...»
«Ho capito l'antifona, Eli, smettila», disse Leeteuk, con voce seria, secca, alzando un sopracciglio e guardando la sua amica, mentre lei ridacchiava, succhiando quella caramella, togliendola poi dalla bocca con uno schiocco.
Eli, o meglio Hyojin, era una ragazza particolare, anche solo a prima vista. I lunghi capelli neri, lisci, cadevano sulle sue spalle,mentre le ciocche più corte formavano una frangetta che cadevano sulla fronte; indossava una giacca sportiva blu dalle righe bianche sulle maniche, aperta, che mostrava una semplice maglietta a tinta unita. Non era una maniaca della femminilità, non durante il giorno, almeno. Ma non era il suo stile a farti capire quanto fosse particolare, bensì il suo sguardo: uno sguardo perennemente divertito, con quella luce di sfida che illuminava i suoi occhi.
Leeteuk conosceva Eli da una vita, era come se fosse suo fratello. Si, fratello. Non avrebbe mai potuto considerarla come una sorella, data la poca delicatezza che, persino in quel momento, stava tranquillamente tirando fuori. 
«Sei un coglione» continuò la ragazza, per niente colpita dallo sguardo serio dell'amico. Si sistemò piano il colletto della giacca, poi rimise la caramella in bocca e si avvicinò al ragazzo, tirandolo da un braccio e costringendolo a sedersi, posando infine le mani sulle spalle di lui. «Rispondi ad una mia semplice domanda» iniziò con lentezza, sorridendo divertita, mentre Leeteuk sospirava, chiudendogli occhi, sapendo benissimo cosa sarebbe successo da quel momento in poi.
«Dimmi», soffiò lui. Si poteva chiaramente sentire il panico nella voce del ragazzo. Il panico di qualcuno che non aveva intenzione di rispondere a quella semplice e pratica domanda che gli venne posta subito dopo.
«Perché lo hai fatto?»


Perso.
Heechul si sentiva perso, in quel momento. Come poteva rispondere a quella domanda, se neanche lui era a conoscenza della risposta da dare? Era fermo, immobile di fronte allo sguardo della sua migliore amica, con le mani congiunte di fronte alla propria bocca, mentre lo sguardo era posato in basso, quasi come se stesse contando ogni singola sfaccettatura di quel tavolo in legno. 
Quella scena vista da fuori poteva sembrare alquanto strana, come se qualcuno stesse pregando di fronte ad una persona pronta a torturarlo se non lo avesse fatto. La realtà era che Jiyeon voleva solo il bene del proprio amico e se non ci fosse arrivato lui, alla conclusione, il fatto che lei lo sapesse non portava da nessuna parte. 
La ragazza, infatti, era ben consapevole dei veri sentimenti che portavano il suo amico a comportarsi in quel modo così poco amichevole. Sapeva perché non gli era mai piaciuta neanche una delle ragazze che Leeteuk aveva frequentato, così come sapeva come mai odiasse tanto quella donna che stava per andare all'altare con il suo inseparabile amico.
«Hee» Jiyeon spezzò il silenzio, lasciando che, lentamente, il ragazzo sciogliesse la presa delle sue dita e rilassasse le spalle, aprendo totalmente gli occhi, puntando il suo sguardo in quello dell'amica. Lo aveva capito, glie lo leggeva in faccia.
Finalmente Heechul aveva capito il motivo.

Ogni domanda aveva trovato la propria risposta.

«Perché mi sento perso, senza di lui»
«Non la renderei felice come merita»
«Perché vorrei che lui capisse»

E, ad ogni risposta, una frase aveva dato voce ad ogni singolo pensiero di ognuno di loro.

«Qualsiasi cosa deciderai di fare, sei pronto alle conseguenze?».

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⏰ Last updated: Sep 17, 2018 ⏰

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Quattordici giorni per NON sposarsi.Where stories live. Discover now