Capitolo 1

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Il sommo stregone di Brooklyn si sedette pesantemente sul divano, la lettera stretta tra le mani. Cosa significava?

Aveva paura di leggerla. Perché, nel caso in cui l'avesse fatto, tutto sarebbe diventato ancora più reale. E avrebbe fatto male, di questo era certo.

Magnus prese un lungo sospiro e si sistemò meglio tra i morbidi cuscini su cui era seduto. Se Alec l'aveva scritta per lui, voleva dire che doveva leggerla, no? Era quello che il Nephilim voleva. E forse l'avrebbe aiutato a sentirlo accanto a sé un'ultima volta.

Con le mani tremanti aprì la busta, quel "Per Magnus" a guardarlo incoraggiante. Ecco, ora la lettera era lì, pronta per essere letta. Lo stregone schioccò le dita e un bicchiere di vino apparve al suo fianco. Ne avrebbe avuto bisogno.
Ne bevve un sorso e iniziò a leggere.

"Caro Magnus,
ciao. Sono Alec. O Alexander, come mi chiami tu. Non ho mai capito cosa non ti piacesse del mio soprannome, ma ho sempre amato il modo in cui pronunciavi il mio nome.

Ma non importa, non è di questo che devo parlare in questa lettera. Perché lo so. Lo so che se la stai leggendo vuol dire che non ci sono più. Che sono morto.

E so anche che tu ti stai sentendo in colpa per un qualche strano e assurdo motivo. Magnus, amore mio, non è stata colpa tua.
Lo sapevamo che sarebbe successo. Non so quando succederà, se per vecchiaia o in battaglia, ma succederà. È successo. E non è stata colpa tua, perciò smetti di pensarlo.
Non avresti potuto fare nulla, sei sempre stato perfetto. Sempre.

Mi hai reso il ragazzo, l'uomo, più felice del mondo. In ogni momento di ogni giorno. Non avrei potuto desiderare niente di meglio.
E se non ci sono più vuol dire che doveva andare così, non importa. Perché so di aver passato la mia vita con te, so di averti avuto al mio fianco fino all'ultimo. Perciò non sentirti in colpa, davvero. Tu non avresti potuto fare nulla.

Adesso, amore mio, devi prenderti cura di te stesso. Continuare a vivere. Ti conosco, lo so come reagirai. È normale. Ma puoi, devi andare avanti. Adesso hai un bicchiere di vino accanto a te, vero? Non rifugiarti nell'alcol. Lo sai anche tu che non cambierà niente. Devi accettare la cosa, non cercare di nasconderla a te stesso sperando si tratti solo di un brutto sogno. Pensa ai bei momenti, ne abbiamo avuti tanti insieme.

Ti ricordi quella volta che siamo andati insieme a Central Park a fare un picnic? Ci eravamo seduti sotto un grande albero, una quercia. Come l'avevi chiamata? Quercus velutina, giusto. Ricordo ancora la luce che passava tra le sue foglie e scendeva fino a illuminare il tuo viso. Eri bellissimo. In realtà lo sei sempre, ma in quel momento... eri la persona più bella di questo mondo. Per questo ho scelto quel posto.
Per cosa, mi chiederai tu.

Ho scritto altre lettere oltre a questa. Non so esattamente quante, abbastanza. Le ho sepolte in una scatola tra le radici di quell'albero. Ce ne è una per quando starai male, una per quando ti arrabbierai, una per quando non ce la farai più... ma anche una per quando inizierai a stare meglio, una per quando ti innamorerai di nuovo. E quando succederà, perché succederà, non sentirti in colpa. Non voglio che la tua vita finisca con la mia. Tu devi vivere.

Non so se vorrai leggerle, è una tua scelta. Io le ho scritte, ora sono tue. Puoi decidere di farci quello che vuoi. Puoi anche bruciarle, se lo desideri.

Non ti bloccare. Vai avanti. Vivi. Quando stavamo per andarcene da Edom, ti ricordi cosa mi hai detto? "Tu devi tornare, devi tornare nel mondo". Ora sono io a chiedertelo. Torna nel mondo, non chiuderlo all'esterno.
Ti amo, e sempre ti amerò.
Alexander"

Lo stregone fissò il vuoto, incapace di fare qualsiasi cosa. Schioccò semplicemente le dita, facendo scomparire il bicchiere appoggiato accanto a lui sul tavolo. Alec aveva ragione. Non doveva bere.

Continuò a rimanere immobile, riuscendo a malapena a pensare. Decine di lettere, scritte da Alec. Sotto la quercia del picnic. Certo che se la ricordava, quella quercia. Aveva sempre amato quel posto, e da quando c'era stato con Alec ancora di più.

Ma le voleva davvero leggere, quelle lettere? Non sarebbe stato meglio andare avanti?

Poi si rese conto di una cosa. Che non sarebbe comunque riuscito ad andare avanti, non da solo. E quelle lettere lo avrebbero potuto aiutare a non sentirsi abbandonato a se stesso. Ad abituarsi all'idea di lasciare andare Alec. A tornare nel mondo.

C'era solo una cosa da fare. Schioccò le dita, per la terza volta in pochi minuti. Si ritrovò vestito di tutto punto, un lungo impermeabile nero a scaldarlo.

Era arrivato il momento di andare a Central Park.

Angolo me

Volevo solo specificare che la quercus velutina, black oak in inglese, è un albero tipicamente presente a Central Park. Il nome è dovuto alla corteccia particolarmente scura.
Ecco un'immagine, presa dal sito del parco:

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E niente, spero  che l'inizio della storia vi abbia incuriosito

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E niente, spero che l'inizio della storia vi abbia incuriosito.
~Gy

"Dear Magnus..." |Malec|Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt