❝Francesca❞ all'Inferno.

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Amor, ch'a nullo amato amar perdona

─ ɴᴇɪ ᴍᴇᴅɪᴀ,

we might be dead
by tomorrow


ɪ ᴄᴀɴ'ᴛ ɢᴏ ᴏɴ ᴡᴀsᴛɪɴɢ ᴍʏ ᴛɪᴍᴇ,
ᴀᴅᴅɪɴɢ sᴄᴀʀs ᴛᴏ ᴍʏ ʜᴇᴀʀᴛ


Doveva aggrapparsi a quel filo scucito di vita. Un ultimo sforzo dai, diceva il suo corpo. Non sarebbe stata capace di fare il contrario. A quel punto si sarebbe trascinata il peso della morte ovunque andasse, un'amante che ti chiama sempre al telefono quando è più sconveniente. Inisiste. Si affanna. Ma finchè avrebbe sentito girare il mondo sotto ai piedi, come fosse il suo asse, avrebbe gravato il peso su se stesso e cambiato le regole del tempo.

Quei tre anni che aveva custodito in fondo ai cassetti del suo cuore, le scivolavano addosso come una muta. Emanava un profumo insolito, tutti riconoscevano come fino ad ora il sangue si era raggrumato in un groviglio che poteva sanguinare se stuzzicato da uno spillo. E poi tutti avrebbero dovuto sapere. Lei voleva che sapessero.

Chaeyoung quando faceva ritorno a Melbourne si ricordava come nell'appartamento dei suoi genitori, una costruzione che sosteneva tutte le altre, l'aria così fredda da schiacciarla come una scatola. Nessuno si era mai accorto di come dar forma alle cose fosse una scusante per non sporcarsi le dita con quella lacerazione interiore. Erranti, queste danzavano intorno all'ombelico, e l'immaginazione sporadica prendeva le sembianze di un artificio che galleggiava di tanto in tanto, più intimo che mai. Un coltello le minacciava il ventre secco, inanimato e povero di baci caldi e caduchi. Il pensiero della lama era fastidioso, ma poi si riscaldava dei vecchi attimi, e diventava spaventosamente familiare la mano che la penetrava.

Quando Chaeyoung aveva realizzato la sua prima teiera in ceramica Raku, aveva fatto innumerevoli tentativi giungendo alla conclusione che il progetto finale le somigliava soltanto. Era nata in lei la voglia di cercarsi. Di somigliare al suo vecchio profumo. L'aveva maneggiata dolcemente come quando si fa attenzione a non tastare punti deboli, e le aveva dato una forma a suo piacimento ovunque la indirizzasse il cuore, consegnando al tempo tutta se stessa in quel silenzio che simbolicamente rappresentava un limbo: tre anni prima e nel durante. Chaeyoung non riusciva a dimenticare. Con la bocca tornava a succhiare un vecchio ricordo. Tra le braccia stringeva dolcezza e gentilezza, si aggiravano ovunque, finchè la lingua non pregustava i primi attimi della fine. Si era lasciata stendere come un lenzuolo in balia del vento, nel mentre due piccole mani tessevano la trama dei suoi capelli, scegliendo per lei la forma più aggraziata e tenera: quella della mancanza.

Quando incontrava gli amici di Melbourne l'immaginazione soffocava appena. La tristezza la riconosceva dalla frequenza dei suoi respiri. Rinasceva in lei la voglia di accasciarsi senza alcun timore, ormai i pensieri alleviati da quella stanchezza che la cullava nel letto della madre. Chaeyoung non sapeva spiegare quella solitudine improvvisa, ma voleva servirsene. Voleva fermarsi. Il tempo le era prezioso, ma sentiva il bisogno di recuperare fiato dopo aver rincorso troppo una distrazione. A furia di girare intorno su quella giostra, i momenti sembravano trascorrere immediati, tra risate condivise e le sigarette fuori i Bistrot Artistique. Allora diffondeva nei vicoli un'insistente odore di fritto e di parole premature: non le si poteva trattenere.

❝Scaffali di Satie❞ ─ chaelisa Onde histórias criam vida. Descubra agora