Se lo aspettava esattamente da lui: Jasper, l'attacca brighe, il piantagrane. Quale idea migliore se non mettere in dubbio l'operato della dea della saggezza in persona?
"Ah, eccolo qui." Rispose la dea, con tono sarcastico e sprezzante, fissando i suoi occhi color piombo sulla magra e pallida creaturina scostata dal resto dei semidei. "Il nostro vero eroe."
"Immagino dovrei ringraziarti per questo." rispose il ragazzo incrociando le braccia.
"Dovresti ringraziarmi per averti lasciato in vita dopo quello che hai fatto." Fu la risposta, data con calma impeccabile.
"Dopo quello che mi hai fatto fare, intendevi dire. Spero. Perché l'ultima volta che ho controllato eri la dea della saggezza."
Atena parve ignorare la provocazione insita nella frase di Jasper e si rivolse agli altri giovani semidei, guardandoli fredda e impassibile.
"Avete reso onore al dio che con un trucchetto vi ha permesso di fondere la mia effige più sacra, ma non ho ancora udito ringraziamenti per la dea che ha dovuto mettere al mondo il sacrilego che vi ha permesso di essere qui, oggi."
I semidei prima tacquero poi, tutti assieme, iniziarono a produrre un brusio sempre più forte e sempre più indignato. Fu necessario l'intervento di Poseidone per richiedere il silenzio.
"Che significa?" Domandò inaspettatamente Marissa, squadrando la dea con una strana espressione rigida in viso. Atena non la degnò di uno sguardo e ribatté: "I miei figli non sono mai incidenti. Non vengono al mondo per errore o leggerezza del loro divino genitore."
Tutti, chi più chi meno, si sentirono tirati in causa da quella frase così aspra, ma Atena continuò: "Un figlio sacrilego doveva essere generato, questo voleva la profezia a cui anche noi divinità siamo vincolate. E sia. L'ho fatto, anche se..."
"Beh, non l'ha fatto molto bene." Commentò ancora Marissa, scatenando l'orrore sul viso dei suoi pacifici fratelli. "Non si è impegnata più di tanto. Fabrice era malato."
"Era il minimo che si meritava per quello che in futuro avrebbe fatto. Quello, così come la mancanza di una famiglia, gli avrebbero ricordato e fatto capire che non era un dono, ma un dovere."
"Non capisco - sussurrò Jasper - era destino che io uccidessi Fabrice, era destino che distruggessimo il Palladio e Troia. Era destino che tutto questo succedesse ma intendete incolparci comunque per qualcosa che avete fatto succedere anche voi, voi tutti?"
"La speranza è sempre l'ultima a morire." Sorrise fredda Atena. "La profezia non parlava della vostra liberazione."
"In pratica" tagliò corto Artemide, lanciando uno sguardo incomprensibile all'unica delle sue Cacciatrici lì presente, "voi avreste dovuto essere l'ultimo grande sacrificio a Nuova Troia."
"Ma così non è stato." Concluse la dea della saggezza, senza nascondere il disprezzo nei confronti di Efesto.
"Beh, mi spiace, non siamo tutti figli tuoi, non siamo stati tutti creati per un sacrificio."
"Se tu fossi stato mio figlio, credimi, ora non saresti qui. L'unica cosa che ti è concessa è ringraziare di essere vivo, irrispettoso, piccolo semidio."
L'ombra che era calata sul viso di Atena non lasciava presagire nulla di buono. Forse Jasper stava esagerando – per molto meno parecchia gente era stata tacciata di ybris, no? - ma non riusciva a stare zitto. Troppa la rabbia, troppa la frustrazione di notare che neanche la madre naturale piangeva il suo migliore amico.
"Se c'è qualcuno in questa sala a cui devo il mio rispetto e la mia fedeltà è lui - rispose prontamente Jasper indicando suo padre - tu per me non sei letteralmente nessuno. E ora fulminami pure, tanto non puoi morire. Le mie parole te le ricorderai comunque per sempre."

YOU ARE READING
La Seconda Iliade
FanfictionQuarant'anni sono passati da quando Percy Jackson ha rivoluzionato il mondo. In quarant'anni sono accadute molte cose - piccole e grandi, belle, brutte, bruttissime e 'Trump ha vinto le elezioni' level - eppure il Campo Mezzosangue è sempre qui, pro...