2. Broken Mirror

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Non aveva più preso la metro, dopo quel mercoledì sera.

Non dopo che, quella stessa notte, aveva sognato mani e labbra e denti, appartenenti al ragazzo misterioso, su ogni angolo del suo corpo. Non era mai stata una ragazza pudica, ma non capiva come un semplice contatto sulla metropolitana avesse scatenato in lei reazioni così intense. In fondo, si era interessata a lui perché credeva di condividere la stessa anima travagliata, lo stesso disagio che la teneva per mano giorno per giorno. Eppure, c'era anche qualcosa di più. Qualcosa di più fisico, che l'aveva spaventata al punto da indurla a preferire un quarto d'ora di camminata, per arrivare alla fermata del tram più vicina, piuttosto che salire di nuovo sul vagone con lui. Sapeva di star tenendo un atteggiamento stupido e infantile, decisamente non adatto ai suoi ventitré anni, ma era già sull'orlo di un burrone di cui non riusciva nemmeno a vedere il fondo; se si fosse sbagliata - se si fosse resa conto di aver sognato ad occhi aperti per tutto quel tempo - era sicura che vi sarebbe precipitata dentro.

Come se non bastasse, c'era stato un cambio di programma per quanto riguardava lo stage al Times. Lei e altri tre studenti avevano ricevuto una mail che li invitava a sostenere un colloquio per decidere quale di loro fosse il più meritevole per quell'ambito posto. Ancora non riusciva a credere che la McKarthney avesse valutato in modo positivo il suo lavoro. Era sicura di aver svolto un ottimo progetto, ma la professoressa le era sempre sembrata troppo frivola e povera di critiche costruttive per riuscire a separare la sfera personale da quella lavorativa.
Ad ogni modo, il giorno del colloquio era arrivato e lei si ritrovava seduta su una delle scomode sedie di plastica fuori dalla sala conferenze dell'università. Accanto a lei, un ragazzo dai capelli rossi sembrava ripetersi un discorso ormai imparato a memoria. Dal canto suo, non si era preparata niente da dire. Lo trovava stupido, certo non l'avrebbero presa per qualche bella frase studiata e buttata elegantemente sopra un tavolino. E poi, a dirla tutta, non si aspettava nulla. Era l'unica donna e, per quanto sperasse che i pregiudizi a sfondo sessuale fossero ormai estinti nel ventunesimo secolo, era convinta che l'avrebbero scartata per prima. Si limitava, quindi, a sfogliare la propria relazione che aveva prontamente stampato e rilegato, nel caso le avessero fatto delle domande a riguardo. Passarono venti minuti buoni prima che chiamassero il primo candidato, e un'ulteriore mezzora per il secondo. Era rimasta l'ultima e tutti erano tornati al proprio posto nervosi e tesi, come se si aspettassero un brutto risultato. Era stato detto loro di aspettare lì, poiché l'esito sarebbe stato comunicato non appena tutti e quattro fossero stati ascoltati.

« Abigael Sparks. » La voce della professoressa le giunse alle orecchie tagliente e per niente amichevole, come se non fosse stata lei a volerla lì.

Si alzò prontamente, ma senza fretta, lisciandosi il tessuto ben stirato dei pantaloni scuri, prima di precedere la donna dai capelli biondi all'interno della stanza. Un lungo tavolo di legno la riempiva orizzontalmente e, dal lato opposto al suo, un uomo e una donna vestiti elegantemente, sedevano con un plico di fogli sparpagliato di fronte a loro. Alzarono lo sguardo quando sentirono il rumore dei suoi passi che si avvicinava. L'uomo sorrise, la donna no.

« Buongiorno. » Disse educatamente, mentre si accomodava sulla sedia solitaria che era stata adibita ad ospitare i candidati.

« Buongiorno a lei, signorina Sparks. O posso chiamarti Abigael? » Chiese l'uomo, mentre rovistava concitatamente nella marea di fogli, probabilmente alla ricerca di quello che la riguardava. Sembrava affabile e alla mano e questo contribuì a farla rilassare un po', nonostante lo sguardo della mora accanto a lui continuasse a studiarla severo.

« Abigael va benissimo. Vi ringrazio per l'opportunità che mi state dando. »

« Beh, suppongo che te la sia guadagnata. Il tuo articolo era ben fatto: nessuna ripetizione, stile fresco e non noioso, ottimo vocabolario. » La mano del moro andò a lisciare le pagine dell'articolo che aveva finalmente ritrovato. « L'unica cosa che mi ha stupito, e non so ancora se in senso negativo o positivo, è stato l'argomento: l'omicidio come forma di suicidio. Come ti è venuto in mente? » E, in effetti, il suo tono pareva realmente incuriosito. Abigael represse un sorriso, quella era la reazione che aveva voluto suscitare.

Mille Gradi di SeparazioneWhere stories live. Discover now