Sette

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Giorno 10
24 Ottobre

MAIA

«No ma dai! Non potevo fare altro! Stai scherzando?! Avresti dovuto lasciarmelo!» presi le due carte sul letto e le trascinai nel mio mazzetto. «Hai già raccattato ventiquattro punti! Come potevo non prendere l'asso? Almeno undici punti concedimeli no?» sbuffai senza smettere di sorridere.

Giocare a briscola era, da quando eravamo bambine, il nostro passatempo preferito. Nessuna delle due era più brava dell'altra, la fortuna girava per entrambe, a volte vincevo io, altre lei. Una cosa, però, era sicura: il conto finale lo poteva fare solo lei, io, a contare, facevo proprio schifo.

Lei contava i suoi punti, che io poi sottraevo a 120, i punti totali. In questo modo riuscivo ad evitare spiacevoli figuracce facendo capire a tutti quanto odiavo la matematica e i numeri.

Anche quel pomeriggio, con la gamba destra stesa davanti a me, pescavamo e ributtavamo le carte sul letto, cercando, nel frusciare delle carte,una distrazione per far passare il tempo.

«Mi fa male il taglio, i punti mi tirano»

«Vedrai che il prossimo mese te li tolgono tutti, passerà prima che tu te ne renda conto» sorrise flebilmente Angy.

«Hai notizie dall'esterno?»

«In effetti sì, tuo fratello è venuto a conoscenza dell'incidente e ha dato di matto, sopratutto quando ha saputo che hai bloccato le indagini, e data la sua istintiva reazione abbiamo modificato un po' la verità, evitando la questione dell'ex carcerato, magari lui lo conosce e non sarebbe piacevole»

«È l'ex carcerato che mi ha salvato la vita Angy, anche se lo conoscesse non penso che si arrabbierebbe, anzi, dovrebbe essergli grato, se sono qui è grazie a lui»

«Non importa, è meglio che si concentri solo su di te, potrebbe spronarlo a comportarsi meglio, per uscire più velocemente da quel buco» alzai le spalle giocando con le dita.

«La mamma?»

Respira Maia, sei pronta.

«Non so, dice che ha molto da fare ma che verrà a trovarti nel fine settimana, queste sono le uniche cose che sono riuscita a cavarle di bocca» una fitta allo stomaco mi colpì impreparata.

«Va bene, ma dille che non è forzata a venire, sto bene qui»

«Immagino» sussurrò velenosamente abbassando lo sguardo sulle carte.

«Scusa?» lei non rispose.

«Sai chi era coinvolto con te nell'incidente?»

«No» mentii con disinvoltura.

«Cazzata» rise amaramente, aggrottai le sopracciglia cercando di mantenere la calma.

«Sai che preferisco la verità alle bugie Maia, qualunque essa sia»

«Non capisco» ammisi.

Lei infilò una mano nella borsa e ne estrasse un foglio di giornale. In dimensioni spropositate c'era impressa la foto dell'incidente: i vetri a terra, la strada macchiata di sangue, i cerchi di gessetto bianco e i cartellini gialli per i rilievi. Sotto era scritto per filo e per segno ciò che i carabinieri pensavano fosse successo, con le nostre iniziali in bella vista, circondate da un evidenziatore giallo.

«Vuoi leggere le iniziali ad alta voce Maia?»

«No grazie, ci leggo bene»

«Menomale, allora sai fare bene altre cose oltre che mentire» alzai gli occhi al cielo.

ADESSO CHE NON CI SEIWhere stories live. Discover now