Prologo: quel limpido manto che chiamavano cielo.

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"Nonno, nonno,  raccontamelo ancora!"

"Ancora? Ma te l'ho già raccontata 2 volte..."

"Ti prego, l'ultima volta e poi basta!"

"E va bene...Vediamo, era grande, immenso e al suo interno conteneva migliaia di stelle, esopianeti,  meteoriti ed asteroidi. Ricordo che al mattino quando mi svegliavo era azzurro, ma talvolta delle nubi facevano in modo che esso apparisse grigio e in quel caso spesso capitava che queste nubi, dei corpi grigi dalle forme più bizzarre, facessero cadere dell'acqua dal cielo; la chiamavamo pioggia. Il giorno un'enorme stella emetteva una grandissima quantità di luce e calore, noi la chiamavamo Sole, mentre la notte comparivano come per magia  una miriade di piccoli puntini che illuminavano il buio lasciato dal Sole ormai tramontato, e tra questi un'enorme sfera di color bianco, che a volte appariva per intero e a volte si mostrava solo per un mezzo o un quarto, ci faceva compagnia fino a quando non ritornava il mattino. Questo corpo lo chiamavamo Luna, e che tu ci creda o no, noi uomini ci siamo andati sopra, tant'è vero che li su da qualche parte dovrebbe ancora esserci una bandiera di un qualche Paese ormai scomparso. Insomma tutto questo insieme di meraviglie che ci circondava e nel quale potevi perderti con lo sguardo era il nostro tanto amato cielo. Ma non ti nego che forse pure io lo sto pian piano dimenticando..."

Lo ricordo come fosse ieri. Come se fosse stato giusto l'altra sera che io e il mio bis-nonno parlavamo di quella magica cosa che chiamava cielo, e mi raccontava tutto ciò che conteneva mentre io lo ascoltavo assiduamente senza mai scocciarmi. Il solo pensiero che un tempo siamo andati su quella "Luna" mi faceva impazzire di gioia ed eccitazione, e forse e proprio in quel momento che decisi che io quella Luna l'avrei vista coi miei occhi, costi quel che che costi. Eppure sono passati già 2 anni da quando il mio bis-nonno si è ammalato ed io ho perso l'unica persona che potesse raccontarmi delle meraviglie che ci sono fuori di qui. Lui diceva che qui sopra c'erano miriadi di case, palazzi, alberi, piante, immense distese di acqua salata e anche dolce, e una multitudine di animali dalle caratteristiche più variegate. Poi però un giorno i Paesi finirono l'energia, non sapevano più come continuare a far funzionare i macchinari che avevano creato e il popolo iniziò a ribellarsi. Nacquero delle guerre e i vari governi crollarono l'un dopo l'altro mentre nuove e misteriose creature fecero la loro comparsa apparentemente dal nulla, le chiamarono wuordom. Io non le ho mai viste ma il mio bis-nonno diceva che avevano un aspetto mostruoso e indescrivibile, che erano veloci e che si divertivano a far soffrire gli uomini e le donne fino a farli morire per poi mangiarseli. In questo clima disperato, i pochi superstiti della razza umana decisero di rifugiarsi nell'entroterra fondando un'agglomeramento di varie città chiamato Underworld e capitanato da una ristretta cerchia di persone, al capo delle quali si pose un uomo che si fece chiamare Gaet. Una volta al sicuro poi, i superstiti furono ulteriormente ridotti di numero, ma sta volta dagli stessi uomini, per salvaguardare i pochi alimenti a propria disposizione. Ristabilito poi l'equilibrio, o almeno una specie, si trovò un nuovo modo di produrre elettricità sfruttando l'energia geotermica proveniente dal centro del nostro pianeta, eppure essa non bastava ancora a sostenere la richiesta, e fu a questo punto che si scoprì che i cadaveri dei wuordom, per quanto difficili da ottenere, erano un'immensa risorsa di energia. Venne dunque fondato il corpo militare di sopravvivenza in cui oggi viene arruolata circa il 90% della popolazione superstite, con lo scopo di eliminare i nostri nemici naturali e riottenere la nostra terra e la nostra energia. Ogni bambino all'età di 15 anni viene preso dai soldati e portato nei campi di addestramento, ma chi non supera i test d'ammissione: o entra nelle file di quel 10% impiegato nell'agricoltura o viene ucciso per ordine dei potenti per avere meno bocche da sfamare. Spesso i genitori piangono quando viene questo momento siccome sono ben consapevoli che probabilmente non vedranno mai più il loro figlio o la loro figlia. Eppure io non sono tra questi, io non vedo l'ora di uccidere quelle bestie e riconquistare quel tanto immenso cielo. Ho compiuto 15 anni giusto l'altro giorno, il 23 settembre 2127 per l'esattezza, ed ora mi ritrovo già all'interno di un carro diretto verso il campo d'addestramento più vicino alla mia periferia, il campo Wertman. Caro bis-nonno, se queste mie parole possono raggiungerti, sappi che il mio viaggio sta per avere inizio e non mi arrenderò fino a quando non vedrò la Luna per potertela raccontare stavolta io a te una volta tornato a casa. Te lo prometto sul mio nome di Finn Kibo.

One day we'll see the sky againWhere stories live. Discover now