PROLOGO

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«Ce la porto io.»

Avevo detto alla Paige quando avevano scelto Teresa e non me per la spedizione alla Radura.
La Cancelliera mi aveva spiegato dove lasciare il messaggio per i Soggetti A e cosa scrivere.
Dovevo solamente assicurarmi che Teresa fosse in quell'ascensore con il bigliettino e andare via. Ma non ero mai stata molto brava a seguire le regole. E soprattutto a farmi superare in qualcosa.
Due inservienti mi aiutarono a trasportare la ragazza fino alla meta prevista, mentre altri due giovani trascinavano certe casse destinate alla Radura con non poca fatica. Osservai i loro movimenti impacciati e mi domandai se non fossero nuovi di lì.
Ogni tanto arrivavano giovani aiutanti e mi domandavo se non fossero tutti superflui. Per quell'operazione bastavano una manciata di scienziati, Paige e noi.
Thomas, Teresa ed io.
Eravamo sempre stati insieme, fin da bambini. Avevamo sempre condiviso tutto, eppure loro avevano avuto la possibilità di guidare l' esperimento sul campo, ed io ero stata relegata.
Thomas l'aveva scelto, Teresa era stata scelta.
L' esperimento stava durando da tanto, e Paige voleva qualcosa che sbloccasse la situazione, una variante che attivasse finalmente la Fase 2.
«Da qui ci penso io.» dissi agli inservienti accennando loro l'uscita.
La sala dell'ascensore era una camera asettica dove non vi era altro se non quella scatola rettangolare arrugginita e puzzolente.
I giovani seguirono gli altri fuori dalla stanzetta lasciandomi sola con il corpo inerte di Teresa.
La fissai a lungo prima di tirare fuori un foglio di carta della tasca dei jeans e scrivere il messaggio che Paige voleva ricevessero i Radurai - come si chiamavano tra loro.
Lo sigillai e lo posizionai tra le mani di Teresa. La ragazza sembrò avere uno spasmo e ripensai al giorno prima, a quando era stata sedata e alla decisione di far parte del progetto attivamente.
«Presto mi riprenderò la mia vita, e sarò fuori da tutto questo.» mormorai scostandole dalla fronte un ciuffo di capelli neri.
In fondo eravamo state migliori amiche fin dall'inizio.
Mi accovacciai accanto a lei e sentii una piccola sirena che dava l' inizio alla procedura della Scatola.
Avrei dovuto uscire di lì e andar via; ma il mio piano non prevedeva quell'opzione. Prima che qualcuno potesse fermarmi, ruppi l' interruttore fuori dall'ascensore - accanto alle porte mobili - e sentii un lieve sbuffo d'aria e un suono metallico scattare.
La Scatola si chiuse ermeticamente con me e Teresa dentro, e nessuno avrebbe potuto più aprirla ormai.
Nemmeno Paige.
Lo scatto che mosse l' ascensore arrivò prima di quanto mi aspettassi.
La salita fu rapida e mi distesi per terra ad occhi chiusi.
Lo stomaco fece qualche capriola, ma la mia mente era lucida e salda.
Avrei portato a termine la mia missione e nessun ostacolo si sarebbe frapposto fra me e la libertà.

La Scatola arrivò in superficie in meno di qualche minuto.
Spalancai le palpebre mentre il cigolio terminò con un brusco botto e un vociferare concitato arrivò alle mie orecchie prima ancora che potessi rendermene conto.
Una grata sopra la mia testa si stava aprendo, e in quel momento capii che non sarei potuta tornare indietro anche se avessi voluto.
Fissai Teresa distesa accanto a me, ancora sommersa in un sonno agitato e richiusi gli occhi, pronta per quelli che sarebbero stati giorni difficili e bui.

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