14 CAPITOLO

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I due ragazzi presero a fronteggiarsi ed io mi sentii inutile rinchiusa in quella stanza minuscola.

«Niente! Parlavamo di altro.» provai a dire, ma nessuno dei due mi considerò.
Erano tutti e due concentrati l' uno sull'altro in una lotta di sguardi che rendeva l' aria attorno sfrigolante e tesa.

«Allora, Tommy? Avevi detto che non ricordavi niente.» cominciò in tono accusatorio Newt.
Aveva il viso contratto in una maschera di delusione.
Era molto più alto di Thomas e quindi sembrava che lo sovrastasse, nonostante il Velocista fosse più muscoloso.

Newt faceva quell'effetto.
Intimidiva e riusciva a rivalersi con chiunque avesse di fronte.

«Hai ragione, Newt.» ammise Thomas cedendo e abbassando per un attimo gli occhi.
Quella distrazione fu fatale, perché il biondino gli diede una lieve manata sulla spalla facendolo indietreggiare quasi fino al muro esterno della Gattabuia.
Strinsi forte i pioli arrugginiti, sperando di poterli far sparire con il pensiero e uscire a separarli.
Il cuore prese a martellarmi nel petto e un formicolio cominciò a farmi tremare le gambe.

Se Newt avesse scoperto chi fossimo, sarebbe stata la fine di tutto.
Non saremmo sopravvissuti nel Labirinto.
Non saremmo sopravvissuti ai Radurai.

«Non volevo mentirti.» riprese Thomas «Avevo bisogno di capire di chi potermi fidare.»
«E tu non ti fidavi di me
Il tono accusatorio di Newt trasudava anche un certo disagio. Spostò il peso sulla caviglia buona e gettò a terra il bastone.
«Newt, amico, io ero...confuso. Poi c'è Teresa che prima mi parla normalmente, poi s'infila nella mia testa..»
Strabuzzai gli occhi e anche Newt parve improvvisamente stupito.

«Ti parlava nella testa?» esclamò.
«Sì. Vedi, ecco perché non te l' ho detto.» si giustificò Thomas indicando il viso confuso dell'amico «Perché sapevo che sarei sembrato pazzo!»

Dopo quelle parole sembrò calare un profondo silenzio nella Radura.
Non si sentiva nemmeno più il vociare degli altri ragazzi occupati nelle loro faccende quotidiane.

«Non sei pazzo.» disse infine Newt abbassando le spalle e ritrovando un po' della sua consueta calma.
Le sue labbra si contrassero in una smorfia di dolore.
Evidentemente stare in piedi senza un appoggio doveva costargli non poca fatica.
«Quelle voci che senti sono ricordi. Anche chi ha passato la Mutazione dice di averle sentite.» mormorò piano. Poi i suoi profondi occhi cercarono i miei attraverso la finestrella della Gattabuia.

Sembrò che mi colpisse forte in faccia.
Come se un pugno fosse arrivato fino al mio zigomo e mi avesse fatto arretrare.

Newt venne verso di me e piazzò il suo naso piccolo e pronunciato attraverso una delle fessure.
Se non mi fossi allontanata avrebbe sbattuto contro il mio.

Rimase a fissarmi come se volesse spogliarmi dei miei segreti più oscuri.
Sentii il suo respiro farsi pesante, e le sue nocche sbiancarono tanto stringevano le sbarre.

«È da quando sono apparse che io sento la sua voce.» scandì piano le parole facendo trasalire me e Thomas che esclamammo all'unisono:
«Cosa???»

Tom si avvicinò a Newt osservandolo con misurata attenzione, mentre il suo sguardo era ancora piantato su di me che avevo cominciato a stringermi le braccia attorno al corpo come se avessi freddo.

Perché quel ragazzino sentiva la mia voce nella sua testa?
Perché aveva ricordi di me e io non di lui?

«Newt...loro non ricordano niente di questo. Anche Teresa mi ha detto che non sa niente di queste "voci".»
Thomas poggiò una mano sul braccio dell'amico e glielo strinse con tenerezza.
Newt non lo degnò di alcuna attenzione: quella era ancora rivolta a me.

Deglutii con il cuore come un tamburo e le gambe come gelatina.
Credevo di essere forte.
Di farcela.
Di farmi beffa di quei ragazzini che avevamo mandato a morire in quel posto solo per un nostro capriccio.
Ma mi era sbagliata.
Di nuovo.

«Io-io non so niente.» presi a balbettare come una poppante in preda al panico.
Mi avvicinai di nuovo alla finestrella e mi posizionai di fronte Newt cercando di ritrovare un po' del mio carattere combattivo e superficiale.
Tentai di mettere sù un broncio strafottente, ma quando il cioccolato negli occhi del Raduraio brillò di un labile desiderio, vacillai e rimasi a guardarlo imbambolata.
Eravamo distanti un palmo. A dividerci solo quei pioli secchi e lunghi, arrugginiti dal tempo.

«Perché i Creatori vi mandato qui?»
La voce bassa di Newt sembrò farsi strada dentro la mia mente.
Un mal di testa bruciante mi scoppiò improvviso facendomi corrugare la fronte e chiudere gli occhi.
Persi il contatto visivo con il biondino giusto il tempo di vedere la sua mano allungarsi all'interno della finestrella.

Il contatto con il mio collo fu immediato.
Un calore si diffuse su per il viso, e scese fino alla clavicola. Le dita lunghe e ruvide mi graffiarono la pelle ma non mi mossi di un millimetro.

«Dimmi perché continui a tormentarmi?»
Il tono di voce del ragazzo cambiò e un grido disperato si propagò dalla sua gola.

«Newt! Fermo! Basta!» sentii vagamente Thomas, quando una miriade di puntini neri cominciarono ad appannarmi la vista.

Un flash mi balenò davanti come quando guardi il sole per troppo tempo e dopo chiudi gli occhi.

Il sorriso di Newt.
Il nasino che si arricciava, ed una profonda risata tutta di gola che rinfrescava l' aria.
"Mi piace la tua compagnia"

La sua bocca si mosse e formulò quelle parole, solo che non riuscii a sentirle.
Sapevo che erano quelle, ma non ricordavo di aver mai ascoltato il suono di quell'affermazione in quella vita.
Eppure ero convinta che fosse un ricordo.
Ma non poteva essere vero.
Avevo conosciuto Newt solo tramite monitor, e prima, quando avevamo interagito con lui e gli altri, era stato solo per prepararli alla procedura di Rimozione prima di spedirli nel Labirinto.

Com'era possibile dunque che ricordavo il suo sorriso così nitidamente?

Probabilmente cominciai a perdere le forze, perché abbandonai le braccia lungo i fianchi e i piedi si fecero instabili.
Mi teneva in piedi solo la mano di Newt che continuava a brandirmi il collo.

«Basta!» un urlo rabbioso mi ricordò cosa stava accadendo.
Tentai di spalancare di nuovo gli occhi e sbattei le ginocchia per terra quando la presa di Newt si allentò fino a lasciarmi completamente.

Ansimai forte e tossii violentemente. Presi varie boccate d'aria sentendo il petto farsi via via più leggero.
Non mi ero nemmeno resa conto che stavo andando in apnea.

Alzai la testa verso l' alto, alle sbarre, e notai fuori che Thomas teneva fermo Newt contro il muro esterno della Gattabuia.
Aveva entrambe le mani premute sulle spalle dell'amico e il viso a pochi millimetri dal suo.
Da quella prospettiva sembrava quasi si stessero per baciare.

«Cosa ti prende?» sentii dire da Tom.
L'espressione del biondino era come sotto shock. Immobile e con la bocca semi aperta fissava il vuoto.
«Newt!» Thomas gli diede una scrollata e lui si riprese.
Spalancò di più le palpebre e poi cercò i suoi occhi.
«Stai bene?» gli domandò.

Newt si accorse che il Velocista lo teneva bloccato per le spalle e qualcosa nella sua espressione cambiò. Il chiarore pallido della sua pelle parve imporporarsi e poi i suoi occhi seguirono la traiettoria di quelli di Thomas che adesso fissavano me.
Mi ero alzata e li stavo osservando troppo scioccata da quanto era appena successo.

Quando Thomas capì che Newt era ritornato il solito vecchio Newt, lo lasciò andare e fece qualche passo indietro per lasciargli spazio.

Il biondino vacillò in equilibrio precario per qualche istante, poi fissò il bastone che aveva gettato a terra quando era arrivato ad interrompere la nostra conversazione. Thomas lo notò, e lo prese porgendoglielo.
Newt lo accettò ammutolito, poi con un lieve cenno del capo lo ringraziò. Gli passò accanto e, rivolgendomi un'ultima occhiata enigmatica, andò via lasciandoci soli e senza parole.

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