7: Il giardino

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Cork, Irlanda, 1926

IVY

-Ma guarda un po', Ivy? Questa proprio non me l'aspettavo.-

Brian si era fermato di fronte a lei, l'aveva guardata con gli occhi che sorridevano in sincrono con le labbra, finendo di raccogliere i libri, mentre Ivy lo fissava perplessa. Non che non fosse felice di rivederlo, anzi: la sua comparsa la portò istintivamente sorridere: in quel luogo ostile dove avrebbe dovuto dedicarsi al lavoro più che mai, era piacevole rivedere un volto amichevole. Ma non riusciva a capire come mai si trovasse proprio lì.

-Tu ... tu vivi qui?-

-Direi proprio di sì, da quasi quindici anni. Piuttosto, scusa, penso che questa domanda dovrei farla io a te: tu vivi qui?-

Sotto all'espressione divertita, Brian sembrava stupito quanto lei di quell'incontro.

Ivy si strinse nelle spalle ed annuì.

-E da quando, scusa?-

-Ti ricordi quando ieri ti ho detto che sarei andata a lavorare in campagna? Beh, eccomi qui. Qualche giorno fa, un uomo di nome Mr Rosenfer mi ha chiesto di lavorare come giardiniera alla sua villa, dopo avermi visto aiutare un fioraio al mercato ed essersi accorto della mia condizione economica. E' stato molto gentile. Tu sei..un suo parente?-

Brian la fissò come se avesse visto un fantasma. Aggrottò la fronte perplesso e sgranò gli occhi, prima di chiederle, con un tono di voce quasi brusco, totalmente diverso da quello allegro usato precedentemente:

-Gentile?! Mio padre? Stiamo parlando della stessa persona? Sicura che si chiamasse Mr. Rosenfer?-

Ivy sgranò gli occhi, colta alla sprovvista da quel commento.

-Ah, quindi è tuo padre? Ecco perché vivi qui! Comunque sì, è stato gentile con me. Offrirmi un lavoro così dal niente, proprio quando ne avevo bisogno, mi è stato di grande aiuto.- fece una pausa, prima di aggiungere, con tono apprensivo: -Ma perché ti sembra tanto strano?-

-Ivy...- Brian si passò una mano sul volto, come se assimilare quelle parole gli richiedesse una gran concentrazione, e tornò a parlare con un tono calmo.

–Scusami, è che di solito mio padre è tutto tranne che gentile, specialmente con i suoi dipendenti! Mi raccomando, fai attenzione. Chiedigli di firmare un contratto, casomai. Non vorrei che cercasse di sfruttare il tuo lavoro o di non pagarti alcune ore.-

I suoi occhi chiari sembravano rilucere di lampi di preoccupazione. Aveva un volto straordinariamente espressivo, pensò Ivy, di quelli che si leggono come un libro aperto.

Probabilmente era il tipo di persona che faceva fatica a mentire, oppure si stava aprendo facilmente con lei perché provava fiducia. La seconda opzione, tuttavia, era per Ivy abbastanza improbabile da credere: neppure lei si fidava di se stessa, perché avrebbe dovuto farlo un semi-sconosciuto? Poi si disse che quel ragazzo era lo stesso che l'aveva aiutata in città senza pensarci due volte, e i suoi sospetti verso di lui scemarono notevolmente.

Ad Ivy sembrò un avvertimento sensato. Gli rivolse un sorriso, grata della sua premura così spontanea.

-Allora per precauzione gli chiederò un contratto il prima possibile. Grazie per il suggerimento.-

-Di niente, figurati! Sorpresa a parte, sono contento che tu venga ad abitare qui.-

-Anche io, proprio non me lo aspettavo! Adesso però devo andare in giardino.- disse Ivy, a malincuore, picchiettando sul sacchetto di terriccio che teneva stretto al petto. -Il lavoro mi attende. Possiamo vederci dopo, quando ho finito, se vuoi!-

SILVER SOUL 1 (Gli incantatori)Where stories live. Discover now