the king

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Questa è la storia di un re  che regnò nel 1711 in uno stato a noi ignoto (forse inventato) in  un periodo del suo regno che lui ammira ma non comprende e per un incomprensione tutto potrà finire.

<<ciao, il mio nome è Giorgio, re giorgio.  

Non disperate ho imposto io hai miei sudditi di scrivere il mio nome affiancato alla parola Re con la lettera minuscola, dato che ho umili origini volevo sottolineare il fatto che non serve il sangue blu o una stupidissima lettera maiuscola per regnare su uno stato.

Oggi vi voglio raccontare la mia storia: di come sono salito sul mio trono e di come sono sceso; non importa se all'inizio non capirete la mia posizione, vorrei solo che leggendo il mio racconto capiate quanto sia difficile essere un buon leader per un popolo.>>

Tutto incominciò nel lontano 1687 quando nacqui da mia madre in una casa diroccata nella campagna di Armenter, mio padre (contadino) fù chiamato per combattere una guerra di cui nessuno ricorda ormai il nome e l'esito, d'altronde io mi ricorderò sempre un infanzia senza padre.

Ebbi un infanzia felice, avevo un cavallo di nome Cristoph e un anatra gialla; o almeno pensavo che il cavallo fosse mio dato che a 13 anni mi imposero di dare il cavallo all'esercito per una guerra imminente e da quel giorno non ebbi più sue notizie; per l'anatra non ci furono problemi disse il caporale che quella la potevo tenere.

Mia madre mori' di peste quando avevo 21 anni, non ebbi neanche il tempo di salutarla, un pomeriggio tornai dal campo e trovai il suo cadavere freddo sul pavimento, le autorità mi misero in una sorta di quarantena per un mese e poco più.

Passai il mio mese di quarantena in una stanza delle segrete del castello al buio e solo, ma nessuno si accorse che un tubo dritto dritto dal salotto del re sbucava in quella prigione; riuscivo a sentire tutto, TUTTO! sapevo con quante nobildonne il re scopava e con quanti regni avevamo alleanze o guerre, dopo 1 mese sapevo più cose io di lui.

Un giorno, avevo 22 o 23 anni al massimo, mi svegliai presto e andai come di consuetudine a dare da mangiare alla papera, solo che quella mattina vidi ben altro:

la mia papera non c'era e mentre io la cercavo nel villaggio vidi un enorme esercito di persone marciare contro il castello, il cielo era ancora nero fango ma io ricordo le luci delle fiaccole di quelle persone.  Subito andai a vedere cosa stava succedendo e quando mi avvicinai riusci' a sentire quelle persone parlare di una sorta di tassazione aggiuntiva sul grano per pagare  l'esercito in guerra, intanto questo esercito improvvisato di persone infuocate dall'odio urlava e piangeva eh ... riuscivo a intravedere nelle loro facce una disperazione tale che mi veniva voglia di unirmi a loro senza neanche sapere per quale motivo lottassero.

Ad un certo punto i ribelli ,se cosi' possiamo chiamarli,  entrarono nella reggia del re e lo costrinsero a uscire, lo misero su un pezzo di legno legato e imbavagliato e ad un certo punto da dietro di me vidi una freccia infuocata volare nel cielo ormai limpido e infilzare la testa del re.

Wow, mi chiesi subito chi era il dotato arciere che da fuori le mura riusci' a uccidere una persona al primo colpo, ma quando mi voltai non vidi nessuno, vidi solo la mia papera gialla correre verso la folla e per salvarla la rincorsi.

Quando riusci' a metterla a spalle al muro presi la prima cosa che mi capitò a tiro, penso fosse un arco, per spingere l'anatra in un angolo, quando ad un certo punto un tale mi strattonò e mi portò davanti al cadavere del re ormai divenuto cenere.

Il tale iniziò ad urlare <<E' lui! E' lui che ha scagliato la freccia E' lui!>> io non ebbi neanche il tempo di rispondere che la folla incominciò a urlare il mio nome e ad idolatrarmi,  in un angolo in fondo vidi il caporale che mi aveva portato via il cavallo brandire la sua spada e dirigersi verso la mia anatra, non ci pensai due volte e con il cuore colmo d'odio presi la freccia dal cranio del re e la scagliai su di lui.

furono attimi di silenzio, forse troppo, e la folla mi guardava come se fossi un mostro o almeno cosi' pensavo visto che poi portarono il corpo del caporale vicino a quello del defunto re e incominciarono ad acclamarmi ancora di più.

Quella stessa sera un ufficiale che aveva aperto le porte del castello ai rivoluzionari mi propose di dormire negli alloggi reali e di non tornare a casa, quel tale aveva un tatuaggio simile a quello di mio padre (come me l'ha sempre descritto mia madre), nella confusione del momento accettai e in un attimo mi ritrovai in una casa piena d'oro sul materasso più comodo del mondo.

Inutile dirvi che i miei primi anni da re furono un successone, avevo parzialmente eliminato alcune tasse inutili, reso liberi gli schiavi, incentivato i poveri e costruito una reggia per i più ricchi, nel mio regno nessuno stava male.

la pacchia durò per qualche anno fino a che un giorno al mio trono si presentò una donna dai capelli rossi e lunghi con un vestito di pelle e un arco dorato, le mie guardie la sbatterono ai miei piedi e mi dissero che costei aveva provato a rubare dalla reggia una papera gialla e che si giustificasse col fatto che le serviva per nutrire l'anziano padre rimasto ferito in guerra.

non ci pensai due volte e le donami la mia ormai anziana papera per nutrire il suo anziano padre, lei senza neanche ringraziare spalancò il portone e se ne andò.

Qualche anno dopo alla mia corte si presentò un pirata di nome dente degli abissi o ,cosi' pretendeva di farsi chiamare, mi ricordai di lui e della paura che il vecchio re  aveva nei suoi confronti, io non ebbi tempo di parlare che mi mostrò la testa delle mie guardie mozzate e mi sfidò a duello per il mio regno.

Accettai ovviamente e qualche giorno dopo davanti al mio popolo mostrai come combatte un vero re per difendere il suo regno strappando con i denti la carne del pirata per ucciderlo.

la notte stessa una pioggia di bombe piombate cadde sul mio regno distruggendo tutto quello che avevo e avevano costruito. 

il popolo deluso si aspettava da me qualcosa e io nel panico promisi di partire per trovare il colpevole perchè come diceva sempre mia madre sangue chiama sangue.

Parti' e trovai un esercito di navi a qualche chilometro dal regno, navigavano verso il castello, dunque tornai a casa e in un annuncio pubblico avvisai il regno di preparasi alla lotta.

Quando gli eserciti scesero dai velieri e si diressero alle porte portarono un enorme statua di legno dipinta d'oro  che raffigurava una barca che andava a fuoco spiegandomi che significava la loro resa e la fine di altri spargimenti di sangue.

io con l'intento di potenziare la nostra  flotta navale tramite un alleanza, sapendo anche dal vecchio re di un imminente guerra che il  mio popolo doveva affrontare contro uno stato nemico, andai contro il mio popolo che ancora furioso dal massacro delle bombe non voleva accettare la statua.

Spiegai al mio popolo che ormai ogni altro spargimento di sangue sarebbe stato futile e comprendendo con il cuore colmo di dolore facemmo entrare la statua.

La stessa sera quella statua esplose spargendo una sorta di acido per tutto il suo intorno, gli eserciti delle navi aprirono le porte delle mura a forza e devastarono il mio regno, io senza pensarci presi spada e armatura e scesi con il mio popolo a combattere gli invasori conscio di essermi fatto fregare da una strategia vecchia come i greci.

Vincettero la guerra quelli del mio regno se non che all'alba fui trafitto da una freccia infuocata con una folla di persone che acclamavano la donna dai capelli dorati  a cui avevo donato un anatra anni prima e essa prima che io facessi il mio ultimo respiro mi sussurrò all'orecchio 

:<< per nostro padre>>.

Non sò come la situazione sia degenerata cosi' in fretta sò solo che io da re ho corso i miei rischi per salvare e garantire una maggior sicurezza al mio popolo che alla fine non ha esitato a giustiziarmi in piazza e ad acclamare  mia sorella  per una decisione che se fosse andata a buon fine avrebbe portato vantaggi a tutti.

Finchè in un regno si discuteranno solo dei fallimenti dei regnanti e non di come essi provavano a salvarlo correndo rischi giustificati e comprensibili cadendo in trappole ben mascherate una buna condizione di stato che non limiti nessuna libertà non potrà esistere e probabilmente non esisterà mai.

A story of kingOù les histoires vivent. Découvrez maintenant