VII

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Il buongiorno si vede dal mattino e quel risveglio si presentava come l'inizio di una giornata di merda.

Con molta riluttanza, mi alzai dal letto e feci una veloce doccia fredda per risvegliarmi dallo stato di trance. Quel sogno mi aveva lasciato l'amaro in bocca e un'enorme vuoto dentro di me. Sentivo di avere le vertigini perfino quando ero seduto.
Le immagini di mia madre si susseguivano velocemente una dopo l'altra come in una vecchia pellicola dei cinema. La sua mancanza non mi aveva mai lasciato. L'unica cosa che potevo fare contro quella bestia era conviverci, in un modo o nell'altro.

Anche se volevo rimanere a letto a mangiare o a vedere Breaking Bad, distrarmi sarebbe stata la soluzione migliore, così presi le chiavi di casa ed andai a lavoro.

[...]

La temperatura iniziava a calare ed il sole ne seguiva l'esempio.

Nella libreria regnava la calma. Una signora era seduta beatamente su una poltrona, intenta a leggere un romanzo rosa, TJ si affrettava a pulire le mensole mentre io ricontavo per la terza volta i soldi contenuti nella cassa. Stavo cercando in ogni modo di tenermi occupato e siccome la donna delle puli- TJ si stava occupando di sistemare il locale, io mi occupavo della cassa. Mentre mi impegnavo a tenere separati i vari gruppi di monetine, sentii qualcuno entrare e per abitudine salutai prima di alzare lo sguardo. Non appena lo feci mi si pararono di fronte due occhi enormi, uno di colore diverso dall'altro e una folta chioma verde, tipica di una sola persona.

- Ecco qui! - tirò dalla sua tracolla il libro e me lo porse. Io, deficente come nessun altro, rimasi a fissarlo ad occhi aperti e probabilmente ero più rosso di una fragola, perché sentii un leggero calore sulle guance. Vedendo il mio silenzio alquanto imbarazzante, il verde, alzando un sopracciglio, mise il libro sul bancone e si diresse verso gli scaffali, lasciandomi da solo. Anche TJ, capendo la situazione, si allontanò.

Dopo aver seguito il cliente con lo sguardo, vedendolo scomparire dietro ad una libreria, mi diedi tre schiaffi mentali ed uno fisico e registrai il libro nell'archivio.
Ricordai la promessa che avevo fatto il pomeriggio precedente a Samirah e posando di fretta e furia ciò che avevo fra le mani corsi dietro al ragazzo.

Grazie alla mia botta di culo (che non avevo), il verde era già di ritorno alla cassa e per evitare altre figure di merda, feci dietrofront.

Questa volta venne per acquistare un classico: "Il ritratto di Dorian Gray". Mentre cercavo di fare inutilmente conversazione, accennando al tempo o al freddo, conclusi la registrazione.
Mi sentivo uno schifo.
Lo sconosciuto sembrava essere assorto fra i suoi pensieri e non riuscii a tenere un dialogo. Tuttavia quando gli porsi il libro con lo scontrino, la mia mano non si svuotò. Anzi, lo scontrino venne sostituito da un pezzo di carta stropicciato. Mi guardai la mano più e più volte, spostando lo sguardo fra me ed il capellone, che se ne stava andando.
-Hey, aspetta! Non hai preso ques...- Non conclusi la frase perché all'interno del bigliettino si trovava un nome ed un numero.

Alex Fierro *** *** ***

La stessa esplosione di gioia che avevo provato il giorno prima, venne a rivisitarmi.
Corsi fuori dalla libreria, mentre le nuvole di pioggia svanivano, lasciando entrare i primi raggi di sole dopo 3 giorni. Sulla strada non c'era nessuno eccetto per un cespuglio di capelli color smeraldo.
-Alex!!
Il ragazzo, che ormai si era lontanato, si voltò verso di me
-Posso chiamarti?!
Si fermò perplesso per due secondi, sentendo la mia domanda stupida.
-Ma sei davvero scemo?
Sorrisi a 32 denti, per poi voltarmi e ritornare sui miei passi.

La ClematideWhere stories live. Discover now