fifteen.

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A casa da mio padre non ci sarei tornato neanche morto, per nessun motivo al mondo. Ma mi serviva la valigia per partire, lì avevo tutti i documenti e i pochi soldi che mi restavano per poter comprare il biglietto.

Io e Lindsey arrivammo sotto casa sua, nascondendoci dietro a un cespuglio per non farci vedere da nessuno, anche se era si e no l'una e mezza di notte. Ricordai di aver lasciato la finestra di camera mia aperta, e subito corsi sotto questa.

"Lindz, tu aspettami qui, okay? Sarò veloce."
Mi annuì convinta in segno di approvazione, e corsi verso l'albero che si affacciava alla finestra.
Pregai qualsiasi divinità di non cadere e fare casino, visto che aveva appena piovuto ed era tutto un po' scivoloso.

Mi arrampicai con cautela sull'albero, cercando qualche appoggio con i piedi, aggrappandomi poi con una mano ad un ramo dandomi una piccola spinta e lasciarmi andare, sperando di riuscir a prendere il davanzale. Per poco non lo mancavo, strinsi forte le mani a questo, e con una forte spinta entrai nella camera attraversando la finestra.

Preparai la valigia cercando di fare il più silenzio possibile, quando poi vidi il completato, che indossai alla cena, appeso all'armadio. Senza pensarci due volte, lo presi e subito dopo lo indossai, facendomi il nodo alla cravatta alla meglio, se proprio si può considerare nodo.

Mi affacciai alla finestra e feci cenno a Lindsey di venire sotto la finestra, così da prendere la mia valigia al volo. Feci con cautela buttando la valigia in un angolo del cortine su un cespuglio, così che la ragazza possa prenderla subito.

Salii in piedi sul davanzale, per un momento restai in mobile, stavo risentendo l'aria di libertà che sentii su quel ponte, stavo facendo una cazzata, se solo non mi fossi buttato prima, magari ora sarei in New Jersey con Frank ma.. non posso lamentarmi, almeno adesso che sto tornando abbiamo fatto già la pace.

Saltai e mi strinsi forte all'albero quando mi ci aggrappai, scivolando con lentezza giù graffiandomi leggermente le mani con la corteccia.
"Tutto okay?" Chiese Lindsey guardandomi un po' preoccupata. Annuii in tutta risposta, sussurrando un 'muoviamoci.'

Passai la notte a casa della ragazza, mentre lei comprò due biglietti di sola andata per il New Jersey, ero così emozionato e felice, sarei tornato da Frank, finalmente. Magari non mi pentivo fino in fondo di esser partito. Avevo fatto nuove esperienze e prima di partire avevo risolto con lui.. va tutto bene.

Lindsey mi riferì che era tutto apposto per il volo, e che l'indomani ci saremo svegliati presto per poi prendere l'aereo ed arrivare più o meno in tardi pomeriggio in America. Erano parecchie ore di aereo, ma infondo amavo viaggiare, sopratutto in aeroplano. Era bello guardare fuori dall'oblò e vedere le città, le case, le macchine così piccole e sentirsi per la prima volta più grande di tutti quanti. Mentre quando si è sulla terra ci si sente così uguali agli altri, così equi; o come mi sento io, così insignificante e piccolo proprio come le macchine quando le si vedono dall'aereo.

Piano piano iniziai a chiudere gli occhi ed accoccolarmi sul divano stringendo al petto la coperta per il leggero fresco che c'era. Addormentandomi così con un piccolo sorriso sul viso.

Il risveglio non fu ugualmente piacevole perché, dopo tanti richiami e scossoni, mi beccai un cuscino in pieno viso e, come se non bastasse, rotolai giù dal divano, imprecando tutti gli dei greci. Aprii lentamente gli occhi mettendo a fuoco il posto in cui mi trovavo, vedendo poi il viso di Lindsey davanti a me che mi guardava con sguardo di rimprovero.

"Non preoccuparti Lindz mi sveglierò prestissimo domani vedrai. Fidati di me Lindz. Sono mattiniero. Non dovrai buttarmi un secchio di acqua gelata addosso per svegliarmi." Disse lei facendomi il verso. "Magari dovevo davvero buttarti dell'acqua addosso." Aggiunse ridacchiando e scuotendo la testa. "Forza, muovi il culo che abbiamo un volo per il New Jersey e tu hai un tipo da farti appena saremo lì."

Arrossii di colpa per l'ultima frase, alzandomi di scatto in piedi quasi cadendo. "Come scusa? Io non devo farmi proprio nessuno." Credo che le mie guance si siano confuse con i miei capelli.

"Dai, vedi come ti sei alzato subito da terra? Vuol dire che ti ho motivato dicendoti che appena saremo lì te lo scoperai." Professò facendomi l'occhiolino e uscendo velocemente dalla stanza liquidandomi con un 'vado a preparami.'

"Io non mi scoperò proprio nessuno." Borbottai guardando ancora in basso con le guance troppo rosse. Scossi la testa quando mi passò per la mente quel pensiero, e mi avviai subito in bagno per lavarmi e, successivamente, sostituire il pigiama col completo nero, senza cravatta perché.. okay non so legarla, non giudicate.

In qualche minuto fui pronto, sperimentai una nuova cosa, ovvero provai a mettere una linea di matita nera sotto gli occhi, sorridendo soddisfatto perché almeno quello ero riuscito a farlo.
Quando uscii in salotto trovai pronta anche Lindsey, affiancata da una propria valigia e uno zaino in spalla. "Wow, che schianto eh. E tu saresti quello che non deve farsi nessuno?"

"Smettila." Borbottai ridacchiando leggermente,
scuotendo la testa divertito, prendendo il manico della mia valigia e uscendo dalla casa, seguito a ruota da Lindsey che chiuse la porta di casa a chiave appena fummo entrambi fuori.

"Sei pronto?" Chiese guardandomi mentre si incamminava al pullman che ci avrebbe portato all'aeroporto. "Uhm si certo." Lei scosse la testa, riformulando la domanda. "Intendo, sei pronto per rivederlo?" A quella domanda non sapevo come rispondere, credevo di si, l'unica cosa che volevo era rivedere la persona che più amavo, e che amo ancora, ma avevo anche un po' paura.

Annuii, non molto convinto, ma lo feci.
"Non ti vedo sicuro ma.. va bene." Concluse, sorridendo e stringendomi dolcemente una spalla per rassicurarmi, appena ci fummo seduti sul pullman.
Ci volle solo un quarto d'ora per arrivare lì, non era tanto lontano e per fortuna non trovammo neanche traffico.

Dopo aver fatto tutti controlli in aeroporto, sinceramente li odiavano erano troppo fastidiosi, ci incamminammo verso la linea del nostro volo.
Fummo subito imbarcati e in poco tempo ci trovammo già sull'aereo a guardare giù dal finestrino, emozionati e anche un po' impauriti.

Ci guardammo quando sentimmo l'aereo partire, iniziando ad avanzare sempre con più velocità per poi prendere il volo inclinandosi all'indietro arrivando più su che si poteva, e intorno a noi c'erano solo le nuvole e cielo, era spettacolare.

Abbassai lo sguardo guardando giù dal finestrino, le migliaia di case, le luci delle città, le macchine che piano piano sparivano, sembravano così piccole in confronto a me.

Sospirai allungando una mano verso lo zaino prendendo le cuffiette e mettendomele, facendo partire una canzone casuale sulla playlist, -You cloud be mine.- e guardando fuori dal finestrino, caddi in un sonno profondo.

1220 parole.

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il 22 marzo.
sono sopravvissuta.
sentivo il richiamo del ponte da cui volevo buttarmi, ma nah devo prima fare tante cose nella life e poi posso morire.
spero abbiate superato il 22 anche voi. :")
fra pochi capitoli questa storia giungerà al termine eeee buh. aiuto. piango.
mi ricordo di quando ero a Londra e avevo iniziato a scrivere robe a caso, dopo aver pianto ore in aereo per una fanfiction.
*cof cof* _MowMow_ *cof cof.*

THE GHOST OF YOU.Where stories live. Discover now