Estranei

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CAPITOLO 2-Estranei

La porta era chiusa e la sua mano incerta davanti al battente.

"Su, dai bussa..." insistette Maddie, nulla sembrava fermarla, alcuni concetti come l'intimità non le appartenevano.

Era un piccolo animaletto selvatico.

Clarke le sorrise, pronta a spiegarle che Bellamy forse non voleva essere disturbato, e vide i suoi occhi raggianti di aspettativa: Per cinque anni l'aveva sentita parlare alla radio, per cinque anni le aveva raccontato dei suoi amici, della sua famiglia che si trovava fra le stelle e un giorno sarebbe tornata per riunirsi con loro e non farle sentire più sole.

"Lo faccio io, ha bisogno di cure, l'hai detto anche tu" aveva insisto la piccola e Clarke non poté fare altro che annuire.

Lo spazio aveva chiesto uno scotto molto alto ai loro fisici e, prima che potesse essere somministrata la cura di sangue nero che Clarke era riuscita nel corso degli anni a sintetizzare, i suoi amici dovevano tornare in forze. Era necessario, perché la cura sarebbe stata dolorosa, ma era anche l'unica speranza per sopravvivere sulla Terra senza conseguenze nel lungo termine.

Prese un profondo respiro poi bussò lievemente. Aspettarono diversi secondi, Clarke era già pronta a desistere, forse non era ancora in grado di vederlo, ma, prima che potesse dire alla ragazzina che sarebbero tornate più tardi, Maddie bussò di nuovo con più forza.

"Ehi Bellamy, siamo noi!" disse ad alta voce sperando di farsi sentire. Un sorriso birichino le illuminava il volto, si muoveva su una gamba e poi sull'altra, incontenibile.

"Maddie!" sussurrò inorridita Clarke, "non ti ho insegnato a comportarti così". La ragazzina abbassò lo sguardo, contrita.

"Scusa" mormorò subito dopo, "è che... hai parlato tanto di lui, voglio vederlo da vicino." Quelle parole strapparono un sorriso a Clarke.

"Non è mica un animale da guardare!" le fece notare la donna, però capiva.

Lui era stato così sfuggente quando si erano ritrovati e Maddie così impegnata a coccolarli tutti che non aveva avuto occasione di passare un po' di tempo con Bellamy, il suo eroe personale, dopo la madre adottiva.

"Comunque credo che stia dormendo profondamente, è meglio non disturbarlo, ha bisogno di riposare" continuò Clarke.

Vide subito la delusione negli occhi della piccola.

"Dai su, adesso non andranno da nessuna parte e staranno sempre con noi," le disse per tirarle su il morale. "Erano tutti stanchi, hanno bisogno di riposare, potrai parlare con Bellamy domani" terminò, consapevole che le sue parole non avrebbe lenito il disappunto di Maddie.

Era pronta ad andarsene, quando la porta si aprì.

"Entrate" disse Bellamy prima di scostarsi dall'entrata e raggiungere il letto poco distante. Clarke rimase spiazzata, si chiese se per caso lui non avesse sentito l'intera conversazione prima di aprire la porta.

Era confusa, ma non ebbe nemmeno tempo di riflettere che la piccola si era già infilata dentro la stanza, trascinando con sé la borsa medica. Come un turbine aveva già preso una sedia e l'aveva avvicinata al letto dove si trovava Bellamy, aveva appoggiato ai suoi piedi la borsa e, dopo averla aperta, ne stava estraendo uno sfigmomanometro per misurare la pressione.

"Mamma, posso misurargli io la pressione? posso?" chiese la piccola, voltandosi verso di lei.

Clarke sorrise a quella piccola sfacciata, ma per Maddie loro erano la sua famiglia e Clarke le aveva insegnato che ci si prendeva sempre cura della propria famiglia.

When we meet again (Bellarke post 4x13)Where stories live. Discover now