Capitolo 22 - WILL: "Percy perde una gara"

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Erano da poco passate le undici quando scesi ad allenarmi un po' con il tiro con l'arco.
Dopo la terza freccia andata a segno, una voce mi fece voltare:
-Ottimo tiro.
Era Magnus, il cugino di Annabeth.
-Grazie, amico. -risposi abbassando l'arco. -Vuoi provare?
Lui scosse la testa e si avvicinò con le mani in tasca: -No, mi trovo meglio con la spada. Anche se Jack canta Selena Gomez e Taylor Swift appena ne ha l'occasione.
-La tua spada canta?
-In realtà era di mio padre, Freyr, ma è una lunga storia. -agitò la mano con noncuranza. -Diciamo solo che Vortice lo considera solo un amico.
-La spada di Percy è femmina?
-Senti, lasciamo perdere, ok? È una storia complicata.
Risi: -D'accordo.
Scoccai qualche altra freccia.
-Sai, un po' t'invidio. -mi voltai verso Magnus che si stava preparando per allenarsi. -Hai una strana aura positiva intorno. Ho visto come Nico ti guarda. Sei riuscito a tirare fuori il vero Nico, da come mi ha detto Annabeth. Come hai fatto?
Lo fissai.
-Non lo so. Sono solo Will Solace. Un figlio di Apollo e un dottore. -dissi semplicemente.
-WILL! -era la voce di Percy, che poco dopo spuntò dalla porta. -I ragazzi sono tornati, ma Calipso ha...
-Ok, arrivo. -non gli lasciai terminare la frase. Appoggiai l'arco e la faretra a terra e seguii Percy su per le scale, in infermeria.
Calipso era stesa su uno dei letti, era pallida e sudava.
-Eccomi. -dissi. -Cosa le è successo?
-Siamo stati attaccati. -Spiegò Hermione, tutta spettinata e graffiata. -Ho provato a curarla con un po' di magia, ma ho solo bloccato l'emorragia per un po'. Secondo Leo la spada era d'oro imperiale.
Tastai la fronte di Calipso. Aveva la febbre molto alta.
-D'accordo, passatemi un po' di nettare. -Percy annuì e cercò nei cassetti, per poi porgermi il liquido. Controllai le condizioni di Calipso, poi dissi: -Anche un po' d'acqua fresca con un panno.
Mentre Hermione e Percy uscivano per prendere l'acqua, rimasi solo con Calipso.
Aveva una brutta ferita al fianco, così cercai ago, filo e bende e diedi un po' di nettare e ambrosia ala ragazza, che non era del tutto cosciente.
-Calipso, resta sveglia, ok? Concentrati sulla mia voce. -dissi.
-L... Leo... -mormorò lei.
-Sono Will. Leo arriva subito. -cercai di rassicurarla e sperai che il figlio di Efesto stesse bene.
-No... Leo... Leo era...
In quel momento entrò Hermione con un secchio di acqua e un panno bianco, che intinse nell'acqua e mise sulla fronte di Calipso.
-Hermione, dov'è Leo? -chiesi mettendo i guanti di lattice.
-Credo che sia....
Calipso sussultò dal dolore.
Presi un altro straccio e pulii la ferita.
-Ora farà un po' male, ma passerà subito. -dissi alla ninfa.
Il sangue si era fermato, grazie agli dei, così presi un rimedio speciale che avevamo al Campo Mezzosangue per le emergenze troppo gravi.
Calipso mormorò qualcosa e Hermione la tenne ferma, mentre cantavo un inno ad Apollo.
Poco dopo fasciavo la ferita e Calipso stava meglio.
-Ora devi riposare. -dissi mettendo via le bende avanzate. -Tranquilla, entro stasera starai meglio.
-Grazie Will. -disse lei.
Uscii e mi chiusi la porta alle spalle.
-Come sta? -chiese Percy, rimasto fuori per tutto il tempo.
-Meglio. -risposi. -Dov'è Leo? Calipso lo chiamava.
Come a farlo apposta, Leo arrivò di corsa proprio in quel momento.
-Dov'è? -chiese preoccupato. Indicai la porta alle mie spalle.
-Stai tranquillo. Ora sta meglio. Hermione è con...
Ma non finii la frase che Leo era schizzato dentro l'infermeria.
Hermione uscì dalla stanza e chiuse delicatamente la porta.
-Andiamo, lasciamoli un po' da soli. -Sussurrò.
Così, io, Hermione e Percy andammo sul ponte principale, dove tutto il gruppo era riunito.
-Hermione, Ron, credo sia meglio che ci raccontiate cosa è successo. -disse Harry.
-Erano spiriti, morti armati di spade. -spiegò Hermione. -Leo ha detto che erano di bronzo celeste e oro imperiale o qualcosa del genere.
-Hanno detto qualcosa riguardo alla nave. -concluse Ron. -Sapete no? La solita storia "Non andate a liberare Atena o morirete".
Annuimmo tutti: era sempre così.
Calò il silenzio.
Strano, eravamo in venti.
-Allora... pranziamo? -fece Magnus. -Si ragiona meglio a stomaco pieno.
Solo in quel momento realizzammo di avere tutti una fame tremenda.
-In realtà no. -disse Hermione. -Secondo Sherlock Holmes il cervello lavora meglio quando si ha fame.
-Ok, non ci serve la lezione di letteratura. -la interruppe Ron.
-Chi arriva per ultimo, pulisce i piatti! -esclamò Percy iniziando a correre verso la sala da pranzo. Io e i ragazzi non ce lo facemmo ripetere due volte, così scattammo tutti verso la stanza.
[Cosa stupida, perché i piatti si pulivano da soli.]
Se vi consola, l'ultimo ad arrivare fu proprio Percy. Non chiedetemi come.
Ah, ovviamente le ragazze erano già lì quando entrai: con Ginny ed Hermione, si erano smaterializzate.

Le Nove MuseWhere stories live. Discover now