Capitolo 13

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"No more lies, I'll be fine, know where I'm headed, probably shoulda known.
And now you're gonna say
«Pretty please forgive me».
Fool me once, told you twice, gonna regret it, now you're all alone"
Aftertaste, Shawn Mendes

Il tono freddo nella sua risposta lasciò Noah colpito, quasi deluso.
Deglutì "È sempre il solito mascalzone, eh?" chiese inopportuno, indicando con un cenno del capo Aaron. Hazel lo guardò stupita, poi stringendo la presa sul guinzaglio, annuì semplicemente. Un colpo di vento le mosse i capelli mori, facendola rabbrividire.
"Hai tagliato i capelli" riprovò ancora a interagire con lei Noah, e Hazel lo percepì, quel tono nostalgico che non si sarebbe mai aspettata. Le mancava?
Annuì di nuovo "Ti stanno bene, ti trovo splendida" azzardò il ragazzo, e si poteva notare lontano un miglio, quanto fosse in imbarazzo in quel momento. Hazel lo guardò sorpresa, ma anche ferita. "Grazie" rispose solo, irremovibile.
"Zel, ti va di fare due passi?" le chiese, e la ragazza non potè che irrigidirsi d'un tratto. Le era quasi mancato sentirsi chiamare così da lui.
Puntò i suoi occhi scuri in quelli più chiari del ragazzo, che attendeva ansioso una risposta. Aaron abbaiò, richiamando su di sè l'attenzione e facendo sussultare Hazel. "Ho tante di quelle cose da raccontarti" tentò di convincerla. La ragazza inarcò un sopracciglio.
Perché pensava che le importasse saperle?
"Ho ottenuto quel posto in quella clinica veterinaria" continuò, senza nemmeno considerare un possibile rifiuto da parte di Hazel.
La ragazza abbassò lo sguardo, non riuscendo quasi più a guardarlo negli occhi. Lo stava facendo di nuovo, si stava ancora una volta comportando come se tutto fosse normale, come se niente di strano fosse successo fra loro, come se lui non l'avesse tradita dopo anni insieme.
Hazel deglutì, sempre con lo sguardo puntato verso Aaron, ai suoi piedi, poi gli rivolse finalmente la parola "Mi fa piacere, Noah".
In realtà avrebbe voluto saltargli addosso e abbracciarlo, considerato quanto fosse felice per lui adesso. Lo aveva aiutato a studiare per ottenere quella laurea che gli avrebbe permesso di diventare veterinario, aveva stampato con lui decine di curriculum, e lo aveva accompagnato ad ogni singolo colloquio di lavoro. E adesso, che Noah era finalmente riuscito ad ottenere ciò che voleva, quel lavoro per la quale Hazel sapeva bene quanto avesse sudato, non poteva che non essere al settimo cielo per lui. Ma si limitò a stento a rispondergli, orgogliosa com'era, adesso che quasi lo odiava per quello che le aveva fatto.
"E tu? Cosa stai facendo adesso?" le chiese curioso. Hazel finalmente sollevò lo sguardo, e lo ammirò stupita da tanta sfacciataggine. Sfoggiò un sorriso falso, poi gli rispose "Sto lavorando in aeroporto, proprio come mi avevi incoraggiata a fare tu" lo spiazzò.
Noah la guardò con dispiacere, come se i rimorsi e la nostalgia avessero potuto farlo scoppiare in lacrime da un momento all'altro, proprio lì, davanti a lei.
"Ti ho stressata per mesi cercando di convincerti a fare domanda per lavorare lì" riflettè il moro. "Così l'ho fatto. Lavoro lì da meno di un mese" e non faccio che immaginarti in ogni angolo dell'aeroporto, ricordando ogni viaggio fatto insieme si era però costretta a non dire.
"Sono davvero felice Zel, ti ho sempre detto che questo era il lavoro giusto per te" continuò il ragazzo. "E' l'unico motivo per cui sento di doverti ringraziare" si lasciò scappare la ragazza, molto diretta ma sincera.
Noah stava per aprire di nuovo bocca, ma lei fu più veloce.
"Adesso devo andare, si è fatto tardi" disse, iniziando a muovere il passo.
"Ciao Noah" stava per dire. "No Hazel ti prego!" ma stavolta fu lui a non farla finire, così avvicinandosi a lei e tendendo un braccio verso la sua spalla, le impedì di andare ancora avanti, bloccandola fra lui e il suo braccio. Lentamente lei si girò di nuovo verso lui, e sollevando il capo, rimase immobile quando i suoi occhi si scontrarono col verde acceso di quelli del ragazzo. "Non andare via" quasi la supplicò Noah "Sono mesi che cerco il coraggio per venire da te e finalmente affrontarti, e adesso, che siamo di nuovo qui, che per puro caso ti ho di nuovo incontrata... Non posso lasciarti andare ancora!" disse, incoraggiando se stesso a fare qualunque cosa pur di convincerla a restare con lui ancora un po'.
Hazel si accorse del tremore nella sua voce, e ne rimase colpita, come se non fosse abituata a vederlo così, completamente incapace di gestire l'agitazione.
Lo guardò, gli occhi colmi di lacrime la fecero rabbrividire. In poche occasioni lo aveva visto piangere, e nonostante adesso stesse cercando di trattenere le lacrime con tutte le sue forze, attraverso i suoi occhi, Hazel potè notare le sue debolezze e il suo pentimento senza troppe difficoltà.
"Mi manchi" le disse riabbassando lo sguardo, probabilmente cercando di ricacciare dentro le lacrime. "E non immagini nemmeno quanto io mi odi per quello che ti ho fatto" le disse sincero.
"Oh lo immagino eccome, perché l'odio che provi tu per te stesso adesso, non è nemmeno paragonabile al disprezzo e alla rabbia che ho provato io per te" sputò fuori, adesso anche lei aveva gli occhi lucidi.
Noah la guardava sinceramente pentito, come se avesse voluto prendersi a pugni da solo, o ancora meglio, come se volesse a tutti i costi che quella rabbia repressa che Hazel provava per lui adesso, la spingesse a colpirlo ripetutamente in faccia, o nello stomaco.
"Hazel, mi dispiace così tanto. Se potessi tornare indietro" ricominciò "Ma non puoi Noah, non puoi tornare indietro. E anche se potessi probabilmente rifaresti tutto ciò che hai già fatto! Non dirmi che sei pentito, non dirmi che è stato solo uno sbaglio, questo lo so bene, e ti credo. Ma ciò non cambia che sei andato a letto con un'altra, che me lo hai tenuto nascosto per settimane, e che se hai scelto lei piuttosto che me in un momento tanto difficile per te, probabilmente allora è anche colpa mia. Ed è per questo che non riesco a crederti quando mi dici che non lo rifaresti mai e poi mai. Perché sappiamo benissimo entrambi che la tua non è stata solo un'avventura, non è successo per caso. Tu eri distrutto, sconvolto, avevi bisogno di qualcuno e sei andato da lei. Non hai pensato neanche a me". Hazel non smise per un attimo di parlare, non prese fiato nemmeno una volta, lei strillava, arrabbiata e disperata. Sputava fuori una parola dietro l'altra, con tutta la rabbia che aveva, non distogliendo nemmeno per un attimo lo sguardo dagli occhi di Noah. Il dolore e la rabbia che non l'avevano abbandonata mai durante gli ultimi mesi, adesso erano ovunque intorno a lei. Sul suo viso, gli occhi infuocati e le guance accaldate, nelle sue mani, che non la smettevano più di tremare, e nell'aria, le cui ondate di vento gelide rispecchiavano perfettamente la tempesta che c'era dentro di lei in quel momento. "Non mi hai considerata nemmeno" ripetè, il tono di voce d'improvviso più basso. Hazel indietreggiò piano, abbassando lo sguardo e coprendosi il capo con le braccia, disperata.
Noah invece, quando capì, si precipitò da lei, e l'abbracciò istintivamente.
Fu un abbraccio combattuto, ma dopo aver cercato di respingerlo un paio di volte con dei bizarri movimenti delle braccia, alla fine si arrese. Così si lasciò stringere contro il suo petto, affondò il viso nell'incavo del suo collo, e mentre le braccia forti di lui le circondavano le spalle come per proteggerla, lei scoppiò definitivamente in lacrime.
"Perché sei andato da lei? Perché non hai scelto me?" gli chiese singhiozzando. Noah le prese il viso fra le mani, la guardò per alcuni secondi, con quegli occhi d'improvviso più bui, poi finalmente le rispose "Perché sono un coglione, perché tu non meriti uno come me" Hazel lo fissava, immobile sotto il suo tocco, mentre le lacrime scorrevano lungo il suo volto. "Ma tornassi indietro sceglierei te un milione di volte, sceglierei te sempre. Nonostante io sia consapevole di non meritarti, nonostante io sappia di saper recarti solo dolore e delusioni, io sceglierei te perché sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, sceglierei te perché solo adesso mi son reso conto di quanto tu sia indispensabile nella mia vita, Hazel" le rispose, stringendole il viso fra le mani calde, a pochi centimetri dal suo.
Hazel strinse gli occhi incredula, e altre lacrime attraversarono le sue ciglia. "Perché mi stai dicendo queste cose? Perchè mi stai parlando così solo adesso?" gli chiese ancora.
"Perché sento di essere un totale fallimento, e l'unica cosa che ho provato in questi mesi, oltre al pentimento e alla rabbia, è stata vergogna. Mi sono vergognato di esser stato così irrispettoso nei tuoi confronti, mi sono vergognato di averti lasciata andare così, da un giorno all'altro, così non ho fatto nient'altro che autocommiserarmi, non riuscendo in alcun modo a trovare il coraggio di ritornare da te, di affrontarti e supplicarti di darmi un'altra possibilità" continuò col suo monologo.
Hazel rimase a guardarlo sinceramente colpita, perché soltanto adesso, dopo tanti anni passati insieme, Noah sembrava aver capito e ammesso quali fossero le sue colpe. "Tu non sei un completo fallimento" gli disse solo.
Noah nel frattempo, con una dolcezza tale da far rabbrividire Hazel, mosse le sue mani sul volto gelido della ragazza, le scostò i capelli e glieli sistemò dietro le orecchie, poi le accarezzò una guancia, non dicendo più una sola parola. "Noah" lo richiamò la mora, lasciando che il ragazzo puntasse i suoi occhi luminosi dritto nei suoi "Cosa stai-" non le permise di completare la sua frase, così le sue labbra furono su quelle di Hazel.
La baciò, come aveva desiderato per mesi, come aveva sognato durante le sue notti tormentate, la spinse contro il suo corpo con la mano sinistra dietro la sua schiena, e quella destra fra i suoi capelli.
Poi Aaron abbaiò, e la ragazza si ritrasse. Allontanò le sue labbra da quelle del ragazzo, nonostante lui la trattenesse ancora in un suo abbraccio, e con un'espressione sconvolta sul volto provò a dirgli qualcosa, ma dalla sua bocca non uscirono che delle parole confuse. Così sciolse quell'abbraccio, strinse il guinzaglio forte, poi indietreggiò ancora, guardando Noah sconvolta, e cominciò a correre, costringendo Aaron a seguirla. Noah capì solo dopo qualche secondo cosa avesse combinato. La vide scappare via da lui piangendo, sconvolta e disperata, e considerato quanto fosse testardo, quanto fosse determinato, nulla gli avrebbe impedito di continuare a seguirla. Così iniziò a correrle dietro, e molto più veloce di lei, la raggiunse in qualche secondo. Non smise di gridare il suo nome per un attimo, sperando che da un momento all'altro si fosse fermata permettendogli così di parlarle ancora. Così quando si ritrovò a pochi centimetri da lei, incapace di accettare un rifiuto, o ancora peggio di arrendersi e lasciare che uscisse definitivamente dalla sua vita, la afferrò per un polso, strigendola forte, e obbligandola a voltarsi di nuovo verso lui. "Hazel" la chiamò un'ultima volta disperato, quando ormai le lacrime avevano rigato anche il suo viso. La ragazza lo guardò distrutta, il viso umido e gli occhi arrossati "Non puoi farmi questo" alla fine gli disse.
"Non voglio farti ancora del male" rispose il moro. "E' quello che stai facendo adesso" lo supplicò, i suoi polsi stretti ancora nella presa forte del ragazzo. "Scusami" le disse, mollandole finalmente i polsi.
"Non è così semplice. Non puoi anche solo pensare che basti dirmi che ti dispiace, che sono l'unica cosa bella che ti sia mai capitata, per convincermi a farti rientrare nella mia vita" gli rispose.
"Voglio solo che tu non esca più dalla mia, vorrei che tu mi perdonassi, che mi permettessi di starti accanto" la pregò.
"So che è azzardato e pretenzioso chiederti di ritornare ad essere quello che eravamo una volta, ma puoi darmi almeno un'altra possibilità? Lascia che io provi a riconquistare la tua fiducia, permettimi di preoccuparmi per te, di essere felice per te e con te" chiese sinceramente dispiaciuto Noah.
"Pretenzioso? Mi hai appena baciata!" gli fece notare, facendo echeggiare nell'aria una risata isterica, mentre le sue guance erano ancora umide.
"Non avrei dovuto. Non pretendo che io ritorni ad essere il tuo ragazzo, non mi permetterò mai più di baciarti, o fare qualunque cosa possa darti fastidio. Tutto quello che voglio sei tu, mi basta anche solo stare qui a guardarti per essere felice, e per odiare di meno me stesso" le confessò.
Hazel rimase a guardarlo incredula, non riuscendo nemmeno a capire cosa volesse invece lei adesso. Poi qualcosa nella tasca del suo cappotto vibrò, così prese il cellulare fra le mani, e ricomponendosi, rispose velocemente al messaggio di suo fratello che le chiedeva preoccupato dove diavolo si fosse cacciata.
Nel frattempo Noah aveva già preso il guinzaglio dalle mani della ragazza, sfiorandogliele delicatamente e facendola rabbrividire, ancora una volta.
"Si è fatto tardi, ti accompagno" le disse, cominciando a camminare al suo fianco, guidando Aaron dietro di loro.
Hazel lo guardò stupita, poi si arrese, sapendo benissimo che non avrebbe potuto costringere Noah a non seguirla nemmeno se gli avesse gridato contro di lasciarla in pace.
"Noah?" lo chiamò, dopo esser rimasti entrambi in silenzio per una manciata di secondi "Quando hai capito di sentire la mia mancanza?".
Lui la guardò, stupito da quella domanda, poi dopo aver carezzato teneramente la testolina ad Aaron, le rispose "Ricordi il giorno in cui sei andata via da casa mia infuriata?".
Lei cambiò improvvisamente espressione, e ricordando la sera in cui Noah aveva deciso finalmente di confessarle quello che le aveva fatto, sentì una morsa al cuore, come se per un attimo avesse rivissuto dettagliatamente il momento in cui lo aveva preso a pugni, spingendolo ripetutamente, e continuando ad insultarlo dicendogli quanto le facesse schifo. Era probabilmente stato il giorno più brutto della sua vita. Tutto ciò in cui aveva sempre creduto era andato distrutto, le era crollato addosso facendole così male che mai sarebbe stata più la stessa.
"Sì" disse solo fredda. "L'ultima cosa che mi hai detto è stata che ero la più grande delusione della tua vita" Hazel lo guardò con un'espressione indecifrabile, come se stesse riconfermando quelle parole, ma anche come se provasse dispiacere al solo ricordo di tutti quegli insulti pieni di rabbia che gli aveva rivolto.
"Per giorni le tue parole mi rimbombarono in testa, come un'emicrania terribile. Sentivo te che mi ripetevi che ero un codardo qualunque cosa stessi facendo. Sono arrivato al punto di trovarmi più volte davanti lo specchio a parlare col mio riflesso, rivolgendomi le stesse identiche parole che mi dicesti tu" continuò a raccontarle con voce tremante.
"Un giorno poi mi sono svegliato nel bel mezzo della notte, ansimando e sudato. Ho preso il telefono e ti ho chiamata. L'ennesima chiamata senza risposta. Fu la prima volta che realizzai di averti persa. Era come se dessi per scontato la tua presenza nella mia vita sempre. Quando poi però mi sono accorto che l'idea di una tua vita in cui non c'ero io sarebbe stata completamente realizzabile, sono impazzito". Hazel lo ascoltò attenta e totalmente immersa nel suo racconto, dimenticando per un paio di minuti di come si era sentita lei nel frattempo, di quanto l'avesse fatta soffrire lo stesso ragazzo con la quale adesso passeggiava nel bel mezzo della notte. "Non hai più pensato di ritornare da lei?" le chiese fredda. Lui la guardò colpito, non pensava che avrebbe mai voluto parlare proprio di lei.
"Dopo esser stato scaricato da te ho rotto ogni tipo di rapporto con lei. L'ho allontanata, e adesso non la vedo ne sento da mesi" le rispose sincero "Questo non ti discolpa in alcun modo, lo sai vero? Il fatto che tu abbia smesso di frequentarla non cambia affatto le cose" ci tenne a precisare Hazel. "Penso solo possa aiutare a convincerti di quanto io stia davvero cercando di riconquistare la tua fiducia" si difese.
"Non so nemmeno io se sarò mai capace di ritornare a fidarmi di qualcuno!" disse esasperata. "Puoi almeno lasciare che io tenti?" chiese serissimo Noah, fermandosi di colpo e piazzandosi di fronte a lei.
Hazel sbatté le palpebre colpita, poi disse "Non posso prometterti niente".
E andò via, lo lasciò da solo sconfitto e frustrato davanti al portico di casa sua, mentre lei affianco ad Aaron, si affrettava a rientrare in casa.

What do I stand for?Where stories live. Discover now