La colazione

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Mario nota i segni della fatica visibili sul volto di Claudio. Tante goccioline di sudore gli incorniciano il viso, le stesse che aveva Daniele poco fa. Eppure su di lui non sortiscono lo stesso effetto, è come se rendessero Claudio ancora più bello di ciò che è di solito, come se affibbiassero alla perfezione della statua greca delle fattezze umane, fatte di carne e di ossa. Non sa in quale momento il mondo attorno a loro è scomparso, non sa quando i loro corpi si siano avvicinati così tanto: sa soltanto che il suo naso è ad un centimetro dalle labbra di Claudio. Suo malgrado non riesce a non fissarle. Sembrano la cosa più morbida e accogliente del pianeta. Costringe se stesso a spostare lo sguardo sui suoi occhi. Certe volte basta uno sguardo, nient'altro che uno sguardo, per comprendere le intenzioni di una persona. In quel momento niente è successo, eppure tutto è successo. Mario lo sa, ed è per questo che è agitato dall'incertezza e dal dubbio. In quel momento capisce che entrambi stanno rivelando troppo all'altro, capisce che non ha difese. Quindi lo prega, o forse lo minaccia.

-Non toccarmi.- sussurra Mario, in preda al panico.

-Non ti sto toccando.- gli risponde Claudio, ed in effetti è vero. Ma non serve il contatto, ad uno come Claudio. Non gli serve, quando uno sguardo è più che sufficiente. Uno sguardo non può essere ignorato, nonostante non sia qualcosa di concreto. Uno sguardo è capace di trasmettere intenzioni, e quelle di Claudio sono inequivocabili: non possono essere ignorate.

-Cosa sei venuto a fare a Verona?- chiede Mario, per l'ennesima volta.

-Te l'ho già detto il perché.- "Non ti dirò mai il perché", pensa Claudio.

-E allora, se è così, lasciami in pace. Anzi, sai una cosa? Vado via.

-Perché non resti? Vorrei farti provare la ricetta del risotto di mia nonna. Me l'ha sussurrata all'orecchio sul letto di morte.- 

Claudio vede il palese dispiacere di Mario. Sa che il punto debole di Mario è la famiglia. Non gli importa se dovrà essere scorretto, pur di ottenere ciò che desidera farà di tutto.

-Ho capito. Resto, ma soltanto per Maria. Lei era... una bellissima persona. So che eravate molto legati.

-Già.- Abbassa lo sguardo. Adesso si sente fin troppo meschino per incrociare quegli occhi che ogni volta gli scandagliano l'anima. Mario gli sfiora il braccio. Potrebbe essere definita una carezza indecisa. Dopodiché si decide a dirgli un semplice:

-Mi dispiace.- sussurrato. E Claudio ci crede, perché Mario è complesso, ma ciò che decide di mostrare è sempre vero, nel bene e nel male. Non è come lui. Non ha mai meritato una persona così pura nella sua vita. Tuttavia, non può fare a meno di desiderarlo, come una falena attratta dalla bellezza della fiamma. Sa già che potrebbe essergli fatale.

-Se ti dispiace potresti sempre fare qualcosa per rimediare...- percorre lo sguardo su tutto il corpo di Mario. Vedergli indossare la divisa da chef è stato soddisfacente, ma sarebbe molto più soddisfacente vederlo senza.

-Smettila, per l'amor di Dio. Nemmeno il ricordo di tua nonna ti ferma dall'essere così... così te stesso?- Senza dire nient'altro, gli da le spalle. Claudio lo vede andar via a passo veloce per raggiungere... Davide? Donatello? Chiunque fosse lo zerbino seduto al tavolo assieme a lui poco fa. Sente un crescente senso di frustrazione nel vederlo scappare in quel modo. Mattia, il secondo chef, ha guardato la scena incuriosito. È la prima volta che vede Claudio in uno stato simile. Sembra quasi sognante, mentre si tocca con la punta delle dita il punto del braccio che quel ragazzo ha sfiorato poco fa. Claudio aveva dimenticato cosa provasse al tocco di Mario.

-È lui?

-Si, è proprio lui.- gli risponde Claudio sospirando.

-Ora capisco.- e sorride. Ma quelle non sono le ultime parole di Mattia, prima di tornare al suo lavoro.

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