Foglie d'ulivo

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La strada per arrivare all'appartamento di Claudio non gli è mai sembrata così lunga, non ha mai sentito le gambe così pesanti, e non ha mai dovuto faticare così tanto per bussare al campanello di casa sua. Una, due, tre volte. Finalmente la porta viene aperta da qualcuno che gli somiglia, se non fosse per l'aspetto sciatto, i capelli disordinati e gli occhi gonfi e rossi. Non ha idea di dove sia finito il suo ragazzo vanesio. Forse è ottimista nel considerarlo ancora suo, ma il suo aspetto distrutto, per quanto lo faccia soffrire, gli dona anche la speranza che abbia sofferto quanto lui.

Quando Claudio mette a fuoco chi ha davanti cerca di richiudere la porta velocemente, ma i riflessi pronti di Mario gli permettono di frapporre la mano tra l'arco e la porta. Le mani per uno chef sono la cosa più preziosa, ma non gl'importa.

-Per favore, lasciami entrare! Solo cinque minuti Claudio, dai.- dopo qualche attimo di resistenza e un sospiro rassegnato, il padrone di casa lascia entrare il suo ospite indesiderato spianandogli la strada, non avendo altra scelta. Mario si guarda attorno con aria esterrefatta. L'appartamento, un tempo semivuoto, adesso lo è completamente: borse, scatoloni enormi e valige sono tutto quel che rimane. C'è una sola spiegazione a tutto questo, per Mario. "Vuole andare via da me.", dice tra sé e sé.

Mario avverte intensamente il profumo che impregna l'ambiente che lo circonda, lo stesso profumo che gli è mancato da morire nell'ultima settimana. Profondamente turbato dalla sua stessa dipendenza da un altro essere umano, ha l'intelligenza di comprendere che è inutile sottrarsi. Dopotutto, se non è riuscito a dimenticarlo in dieci anni, come potrebbe farlo adesso? Ora che sa come potrebbe essere una vita insieme, dell'incredibile esistenza che potrebbero avere l'uno accanto all'altro, il cui unico ostacolo sono i fantasmi del passato che aleggiano ancora tra loro, indisturbati ed intatti, purtroppo ... anche se hanno finto che non ci fossero più, almeno fin quando hanno potuto.

Claudio, dal canto suo, ha lasciato entrare Mario in casa perché, suo malgrado, non riuscirebbe a negargli niente. Mai, in nessuna circostanza, potrebbe. Tuttavia non si sente pronto a dare spiegazioni riguardo la sua decisione. Tutto quello che prova è una grande e dolorosa rabbia, che pesa come un macigno posizionato al centro del petto.

-Che ci fai qui?- gli chiede bruscamente, senza fronzoli e frasi di circostanza. Il tono è basso e gutturale, come se avesse la gola infiammata, per aver gridato eccessivamente, oppure per il troppo pianto. Mario non risponde a quella domanda, ne ha un'altra da porgli che preme sulla punta della lingua.

-Dove vai?!- chiede senza fiato, in un misto di stupore e panico. Cerca di riacquisire tutta la sua lucidità, ne ha bisogno se vuole convincere Claudio a restare. "Non posso perderlo un'altra volta." È l'unico pensiero di senso compiuto che riesce ad elaborare.

-Ho un volo per Londra, domani pomeriggio. Devo terminare i preparativi, per cui se hai qualcosa da dirmi, dovresti farlo in fretta.- Il biondo pronuncia scandisce le parole con estrema lentezza, affidando loro un significato del tutto diverso, più profondo. Gli sta chiedendo di lottare per lui, perché lui è stanco di doverlo fare da solo. Lo guarda insistentemente, al contrario di Mario, che non fa altro che guardarsi intorno incredulo. Claudio lo sfida con lo sguardo, alla ricerca del momento in cui lo guarderà di rimando. Quando il ragazzo raccoglie il coraggio e permette alla malachite di incontrarsi con l'onice nera , si ritrova con il cervello del tutto annebbiato. Forse è l'espressione contrita di Mario che sa d'ipocrisia, a suscitargli quella reazione. Nubi di collera gli offuscano la ragione per qualche secondo, al punto che deve distogliere lo sguardo, se vuole trattenersi dal dargli un pugno. O baciarlo. O entrambe le cose.

Mario sembra non volergli concedere quello spazio. Si avvicina coraggiosamente a lui, e gli afferra i lati del viso con un tocco delicato.

-Non te ne andare.- sussurra sulla sua bocca, mentre poggia la fronte sulla sua. Il viso di Claudio è attraversato da un'ombra, che non ha niente a che vedere con la rabbia di poco prima, e tutto a che vedere con la malinconia, la sconfitta. Sposta con decisione il tocco della persona che più ama, e che possiede la capacità di ferirlo più di chiunque al mondo. Gli rivolge le spalle mentre sigilla uno scatolo di cartone con il nastro adesivo: non vuole che veda i suoi occhi pericolosamente umidi.

-Quindi improvvisamente mi credi, adesso. Che importanza che se, il giorno in cui tu hai perso il lavoro, io ho perso il mio migliore amico? Se Rosita e i ragazzi non mi credono può rappresentare un dispiacere, ma quello che mi distrugge è il sapere che per te sono inaffidabile. Se soltanto tu mi avessi creduto e fossi stato dalla mia parte mi sarei sentito il più fortunato del mondo. E invece hai sempre la capacità di tagliarmi fuori, dalla tua vita come se niente fosse ...- Ma Claudio non riesce a terminare la frase.

Accade tutto nello spazio di un secondo. Mario intreccia le braccia al suo collo e lo bacia con amore e disperazione. Conficca le unghie dietro la sua schiena e lo stringe a sé.

-Avrei dovuto crederti. Avrei dovuto starti vicino. Mi dispiace se permetto ancora ai vecchi errori di frapporsi fra noi. È ora che la smetta. Ti perdono, Claudio ... per tutto il male che mi hai fatto. E spero che anche tu mi perdonerai per il male che io ho fatto a te .- La voce gli si incrina, e deve fare il possibile per ricacciare indietro le lacrime. –Scelgo di restare accanto a te, e scelgo di crederti. Non commetterai il mio stesso errore di tanti anni fa. Non ti lascerò andare via da me. –

-Vorrei poter credere che lo farai ...- sussurra Claudio all'orecchio di Mario, mentre quest'ultimo percorre il suo collo attraverso una scia di baci umidi. Con la punta della lingua disegna dei ghirigori che impediscono a Claudio di concentrarsi. Ha la gola secca. Tenta di ovviare al problema deglutendo, mentre le mani di Mario, curiose e delicate, gli accarezzano la schiena al di sotto della t-shirt grigia. –Magari potrei essere io a non volere te, adesso.- ma non suona credibile nemmeno alle sue stesse orecchie. Come potrebbe suonare convincente, con Mario che gli abbassa il colletto della maglia per lasciargli dei baci sul suo addome?

-Perché mi fai questo?- gli chiede disperato, mentre gli alza il mento con l'indice, per catturare il suo sguardo ancora una volta. –Perché non mi lasci libero di andar via?- C'è della disperazione in quella domanda. Tanta sofferenza e voglia di andar via, di ricominciare d'accapo ... se non insieme, nella solitudine.

-Perché ti amo .- gli risponde Mario, senza nessuna esitazione. E così, Claudio cade nella trappola del loro amore ancora una volta. Solleva Mario e lo spinge contro il muro, mentre gli blocca le mani con le sue. Non può permettere che lo tocchi se vuole restare lucido, almeno finché non gli prometterà ciò che è più importante.

-Visto che mi ami, mi tradiresti mai? Agiresti mai alle mie spalle?- sussurra Claudio sulla sua pelle, mentre comincia a sedurlo proprio come Mario ha fatto con lui, lasciando lappate e sospiri lungo la curva del collo.

-N-no! – risponde Mario, mentre le carezze di Claudio diventano più audaci. Chiude gli occhi quando la mano di Claudio comincia ad accarezzarlo proprio lì, nel punto più sensibile. Claudio lo solleva dal pavimento, così che possa circondarlo anche con le gambe, oltre che con le sue braccia. È proprio così che dovrebbe essere il paradiso, per lui: avvolto dal calore del corpo di Mario.

- Se mi ami, non dubitare mai più del mio amore per te.

***

Inutile aggiungere che Claudio non salirà mai su quell'aereo! Sarà troppo impegnato a "far pace" ;) Ci vedremo la settimana prossima per l'epilogo di questa storia! <3

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