Il Sale

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Claudio torna all'interno de "Il Girasole" con aria abbattuta e stanca. Si prepara al terzo grado di nonna Maria, che immagina non resterà impassibile nel trovarlo in un tale stato. A passo pesante raggiunge il tavolo dietro il separé. La luce della candela, ormai consumata, trema al suo arrivo a causa della corrente d'aria generata dai movimenti del corpo. Si siede e guarda negli occhi della nonna. Dopo ciò che è successo si sarebbe aspettato di trovare tante domande all'interno di quei cerchi verde prato, identici ai suoi, forse differenti soltanto per la forma lievemente più allungata ai lati. Trova in realtà comprensione ed anche un pizzico di compassione. Si schiarisce la voce, in cerca di una scusa coerente.

-Perdona l'attesa, nonna. Dovevo parlare con Mario di... una questione lavorativa.

-Ah, "una questione lavorativa". Adesso si dice così? - chiede Maria ammiccante, mentre sorseggia il vino dal calice.

-Nonna, ti prego, non cominciare...- il ragazzo si passa una mano sul viso, già esausto per la piega che la conversazione sta prendendo.

-Non ho mica fatto niente, io. -rimarca sull' "io" in modo particolare, come per sottolineare la colpevolezza del nipote, mentre ripone il bicchiere vuoto.

-Non fate altro che rinfacciarmi tutto, continuamente! Sembra una congiura. Siete uguali, voi due...- La stanchezza cede spazio alla collera. Vorrebbe che almeno qualcuno fosse dalla sua parte.

-Claudio, ragiona un attimo: ti sembra che ti sia mai andata contro? Però l'hai tradito, tesoro. E non parlo del tradimento fisico, no... l'hai colpito nello spirito. Le ferite dell'anima sono quelle più difficili da rimarginare. Alcune volte bastano dei giorni, talvolta ci vogliono anni. E tu conosci Mario, no? Sai meglio di me com'è fatto. Dopo di te non si sarà più fidato di nessuno. Credo che quello sia stato l'ultimo gesto di devozione verso qualcuno che si sia concesso, prima di chiudersi in un guscio di cui si riveste ancora oggi. Hai visto quanto è distante? Hai notato quanto evitasse il contatto diretto con me, nonostante si sforzasse di non darlo a vedere? Eppure ero io. L'ho sempre trattato con i guanti di seta, così come lui ha sempre avuto riguardo per me. Ci prendevamo cura l'uno dell'altro a vicenda.

-Lo so, nonna, lo so. Tu e Mario siete... l'unica famiglia che abbia mai avuto.- Lo sguardo di Claudio si riempie di tristezza, mentre pensa a ciò che gli è mancato. Quel che era normalità per altri bambini, per lui rappresentava un'utopia. Eppure agli occhi degli altri è sempre apparso un ragazzo fortunato, con la possibilità economica di studiare nelle scuole più prestigiose, di avere tutto ciò che desiderasse a portata di mano. Se solo la gente capisse che le cose realmente importati non possono essere comprate col denaro...

Un silenzio carico di tensione occupa la stanza. La nonna afferra la mano grande e calda del nipote, poggiata sulla superficie del tavolo.

-Soltanto che non sapevi come gestirla. Non te ne sentivi all'altezza, non è così?- Claudio annuisce, mentre una piccola lacrima gli ricade sul volto. Odia farsi vedere in quel modo, ma non può farci niente. La nonna afferra un fazzoletto di cotone con stampate le sue iniziali. Il ragazzo sente nell'aria il suo profumo dolce e delicato, che gli ricorda i tempi passati, le volte in cui la nonna lo consolava dalla tristezza. Maria tampona il fazzoletto sulla pelle bagnata con delicatezza, come faceva quando era piccolo.

-Andrà tutto bene, tesoro. Te lo prometto: l'amore trova sempre una via. Ho sempre pensato che foste fatti per stare insieme, dal primo momento in cui vi ho visti. Solo che non capisco perché tu non abbia mai provato a spiegargli... insomma, non è stata solo colpa tua, ma anche di quella ragazza. E poi eravate entrambi così giovani... se vi foste incontrati oggi, niente di tutto ciò sarebbe successo.

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