VI

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And ever just as sure
as the sun will rise

"mio padre è un artista... dipinge principalmente i miei fiori o mia madre, è bravo, molto" sorrise Jimin giocando con la forchetta "Spesso mi sembra di vederla in carne ed ossa quando guardo i suoi dipinti, è lei che mi ha trasmesso la passione per i fiori"

Yoongi aveva seguito attentamente le parole del ragazzo, ed ora poteva quasi percepire il suo dolore nel ricordare la madre.

Titubante portò la mano a stringere quella del minore sopra il tavolo.
Strinse la paffuta mano di Jimin nella sua, che in confronto pareva minuscola.

Jimin sorrise appena accarezzando il dorso dell'altro con il pollice.

"Era malata da molto, credo di non averla mai vista in salotto o in cucina, era sempre a letto" mormorò il rosso.

"Non c'è bisogno che tu me ne parli se ti fa soffrire Jimin, non mi piace vederti triste" ammise Yoongi.
Jimin alzò lo sguardo verso di lui a quelle parole sentendo il petto scaldarsi.

"Scusami, non volevo rovinare così la serata" sospirò Jimin.

"Non hai rovinato nulla, assolutamente"

Yoongi non sapeva cosa fare, non era bravo a parlare con le persone, figuriamoci a consolarle, tuttavia vedere Jimin così triste lo stava distruggendo lentamente dall'interno.

"Ti piace la musica classica?" provò lui, sorridendo poi vedendo Jimin annuire vigorosamente.

Si alzò dalla sedia trascinando con se il minore, senza sciogliere le loro dita saldamente intrecciate insieme.

~

Yoongi si sedette sullo scuro sgabello posto davanti al pianoforte, invitando Jimin al suo fianco.

Lasciò la mano del rosso accarezzando i tasti candidi con le dita prima di far pressione su di essi provocando dolci suoni uniti tra loro fino a formare una meravigliosa melodia.

Jimin non riusciva a staccare gli occhi dal viso del maggiore, così sereno e tranquillo.
Pareva quasi che la musica riuscisse a far sparire tutti i suoi pensieri, spegneva la sua mente e Jimin era certo di non aver mai visto il viso dell'altro così rilassato.
E lo amava, diamine se amava il volto di Yoongi.
La pelle candida del suo viso, segnato da alcune rughe, simbolo dell'avvicinamento dei suoi trent'anni, spesso era contratta in lievi bronci o espressioni concentrate, ora, invece, era luminosa ed addolcita, le guance pallide ora erano rosate, gli occhi scuri e pungenti ora erano chiusi, e le labbra sottili erano leggermente schiuse.

Senza pensarci, Jimin portò le sue dita ad accarezzare le guance di quell'uomo.

"Sei così bello Yoongi" bisbigliò guardandolo.

Yoongi fermò le dita sulla tastiera girandosi verso quel tocco leggero.
Jimin gli sorrise arrossendo leggermente, fece scorrere le dita fino alle labbra dell'altro beandosi della loro morbidezza.

"Jimin?" lo chiamò il moro.

Jimin lo guardò negli occhi, coccolandogli ora la nuca con le dita.

"Credi che potresti essere felice, qui con me?" chiese poi "Credi che potresti mai..-"

Yoongi prese un profondo respiro portando la mano destra ad accarezzare lentamente la schiena di Jimin.
Il piccolo arrossì a quel tenero contatto avvicinandosi di più al maggiore.

"Jimin, credi che potresti mai amarmi?" mormorò ancora.
Una parte di se sperava che Jimin non l'avesse sentito, temeva di non sopravvivere ad un rifiuto, ma quando Jimin sorrise pienamente gonfiando le guance e bisbigliandogli un flebile "" sentì il ventre formicolare.

Jimin avvicinò il volto a quello dell'altro facendo sfiorare timidamente le loro labbra.
Yoongi tremò a quel contatto stringendo fra le dita la camicia dorata del più piccolo, volendo di più, il rosso premette, così, le sue labbra con più forza contro quelle dell'altro stringendosi fra le sue braccia, che ora lo stringevano possessivamente.
Schiuse le labbra permettendo ai loro respiri di fondersi.

La vibrazione di un telefono fece rompere la magia formatasi intorno a loro facendoli staccare improvvisamente.
Jimin arrossì imbarazzato prendendo il telefono dalla sua tasca.

"Farò in fretta" bisbigliò lasciando un veloce bacio a stampo sulle labbra di Yoongi districandosi dalle sue braccia ed alzandosi dallo sgabellino.
Si allontanò di alcuni passi prima di rispondere alla chiamata.
"Hoseok..?"

Yoongi restò a guardare il punto in cui Jimin era seduto sorridendo lievemente, si accarezzò le labbra con l'indice e il medio non riuscendo a pensare ad altro che non fossero le labbra piene di quel ragazzino.

"Va bene, va bene... sto arrivando... aspettami lì.." mormorò Jimin chiudendo la chiamata.
Si girò verso Yoongi con sguardo affranto.

"Devo andare, mi dispiace..." disse Jimin.

"Come? Perché?" si allarmò Yoongi.

"Mio padre... sta male, devo andare da lui" spiegò Jimin lasciando la stanza, andando verso la porta.

"Aspetta... Jimin!"
Il moro lo seguì rubando una rosa da un vaso lì affianco.

Jimin si girò, aveva gli occhi lucidi ma si rifiutava di piangere davanti a Yoongi.

"Portala con te, così avrai sempre un modo per avermi vicino... non credo di poter venir con te sta notte, quindi con questa avrai un modo per ricordarti di me" sorrise il moro porgendogli il fiore.

"Grazie" sorrise appena Jimin baciandogli la guancia e prendendo la rosa. "Ci vediamo allora" mormorò uscendo di casa.

"Stai tranquillo papà, sto per arrivare!" mormorò aumentando il passo scomparendo dalla vista di Yoongi, rimasto sull'uscio a guardarlo per tutto quel tempo.

~

"E così l'ha lasciato andare?" chiese Taehyung guardando il ragazzo davanti a se.

"Sì.." sospirò lui.

"E tornerà?" chiese nuovamente.

"Lo spero, era così bello vederlo felice" sorrise Jungkook appoggiando la fronte sul petto dell'altro ragazzo.

"Dopo tutto questo tempo, ha finalmente imparato ad amare"

ʙᴇᴀᴜᴛʏ ᴀɴᴅ ᴛʜᴇ ʙᴇᴀsᴛWhere stories live. Discover now