26. L'invisibile

59 14 8
                                    

"La tua è una storia bizzarra" mormorò la Magna Mater avvicinandosi con il viso immenso a fissare gli occhi slavati di Corrado. Dopo la sua piccola insurrezione all'interno dell'anfiteatro era stato trascinato attraverso la stessa porta da cui inizialmente era uscita la donna gigantesca. In un secondo era stato portato via da tutto il clamore che si era levato alto e il cui motivo ancora non capiva. Non era colpa sua se era morto. Non era colpa sua se era tornato e non come un Vuoto. Eppure, a quanto sentiva dalle grida soffocate al di là della stessa parete di marmo della stanza dove si trovava, il pubblico pensava l'avesse fatto apposta.

Per quanto incredibile potesse sembrare, la donna gigantesca l'aveva seguito nella stanza senza apparentemente cambiare dimensioni. Corrado non poté fare a meno di sentirsi a disagio in quel posto. Le pareti erano di marmo, come pure il pavimento e il soffitto. Una scatola lucida dentro cui c'era un grosso tavolo ingombro di carte e otto sedie lucide intarsiate così fittamente da sembrare fatte di fili dorati intrecciati dalle mani di un bambino. Sul fondo si apriva una finestra coperta da leggerissime tende bianche e la luce filtrava proprio da là, così intensa che Corrado non riusciva a capire cosa ci fosse dall'altro lato.

Aveva appena finito di raccontare a mezza voce, in modo incerto, la sua situazione e la Mater non aveva smesso di fissarlo nemmeno per un secondo, mescolando pigra la sua tazza di te verde dentro cui una persona si sarebbe potuta tranquillamente fare un bagno molto tiepido. Non aveva spiccicato parola lungo tutto il breve monologo del ragazzo, lasciandolo gesticolare e incepparsi liberamente all'interno dei suoi stessi pensieri.

"E poi, come se mi avessero staccato la spina, mi sono spento. Sono morto, e poi mi sono svegliato. Come se mi fossi addormentato e basta, ma invece ero morto e quando mi sono alzato in piedi il mio corpo è rimasto indietro".

La donna alzò leggermente una mano e lo fermò. Chiuse gli occhi e fu evidente che stava pensando. Corrado non osò aprire bocca e guardò interrogativo Morrigan che, alle sue spalle, al posto di sedersi era rimasta in piedi con le braccia incrociate e le labbra tirate in una smorfia rigida. Kutch sulla spalla di lei continuava a becchettarsi le piume con fare disinteressato ma Corrado avrebbe potuto giurare che stesse registrando ogni singola parola detta o non detta. Finalmente Mater riaprì gli occhi e con un gesto elegante si alzò e lo invitò a seguirlo fino alla finestra luminosa. Gli altri tre la seguirono curiosi di cosa stava per far vedere loro, ma la Mater non si fermò e procedette oltre le tende che ondeggiavano al soffio di una brezza che, se c'era, Corrado non era in grado di sentire. Scostò i veli biancastri e fu accecato da una luce fortissima mentre veniva superato con fare disinvolto da Morrigan. Solamente quando la figura nera di Morrigan divenne invisibile in quel mare bianco di luce si decise a fare un passo più in là. Fu come se il suo non-corpo venisse bruciato dall'interno e poi si scomponesse e ricomponesse, fatto però di lapilli incandescenti che facevano formicolare tutto il suo essere. Si sentiva instabile e pensava di avere la stesso aspetto di un disturbo televisivo, pieno di pallini bianchi e neri che da lontano sembrano formiche. Eppure, da come lo guardavano gli altri, non c'era niente di diverso in lui.

"Dove ci troviamo?" chiese cercando di scacciare la sensazione di essere sul punto di sgretolarsi.

"Questo, Corrado, è un altro livello della realtà. In questo caso uno superiore" rispose la Mater accennando con un ampio movimento del braccio a tutto il nulla bianco luminoso che li circondava. Sembrava che quel posto non esistesse e, nonostante il fatto di trovarsi lì, il ragazzo aveva ancora il dubbio che tutto quello fosse un brutto sogno.

"Temo di non capire" ammise imbarazzato, ma la donna non si scoraggiò e batté le mani sorridendo. Fu come essere scosso da un terremoto senza muoversi di un millimetro. Fu solo dopo qualche secondo che guardando i propri piedi vide che non c'era più il solido bianco sotto di lui ma il nulla e poteva vedere la terra sotto di lui. Una parte del mondo che non aveva mai visto, forse, o che semplicemente non aveva visto da quella prospettiva. Poi osservando meglio vide che al posto di esserci strade e case e macchine, c'erano altre voragini uguali a quella che vedeva lui nella stanza bianca. Voragini all'intero delle quali le cose erano diverse. Non troppo, ma sufficientemente diverse. In una delle voragini non c'era la luce del sole, in un'altra c'erano solo animali, in una terza, la più bizzarra, tutto era aggrovigliato in una rete di impalpabili fili colorati che legavano gli alberi spogli alle macchine arrugginite e ricoprivano il terreno.

"Il mondo, così come lo conoscevi prima di morire, è solo una delle molte facce che esso ha. La realtà è a strati come la verità greca".

"O come una lasagna" propose Kutch gracchiando e ridendo allo stesso tempo come era solito fare.

"O come una lasagna, sì – continuò la Mater – ma al contempo no. Tutto è stato creato assieme e un tempo i livelli erano separati. Tuttavia non lo furono per molto e ora, come hai potuto vedere, la stratificazione è un ricordo del passato o un'immagine che si usa per semplificare un concetto divenuto incredibilmente complesso col passare del tempo".

"Questo non vuol dire che esistano più mondi, bada bene, giovane umano. Il mondo è uno, ma la sua struttura è fatta come da una serie di lenti concave e convesse avvicinate, ognuna con una rappresentazione parziale del cosmo su di essa".

Il corvo interruppe di nuovo, volando dalla spalla di Morrigan a quella di Corrado. "Intende dire come dei fogli da lucido su cui è disegnata solo una parte del progetto. Uno ha l'impianto elettrico, un altro ha solo i muri e via dicendo. Solamente messi uno sopra l'altro puoi vedere la casa completa".

"Grazie, Corvo. Ho sempre avuto diverse difficoltà a comunicare con degli esseri così semplici. Bizzarra cosa gli umani – sorrise d'improvviso, – troppo piccoli perché ce ne si preoccupi ma così grandi da far sì che siano loro ad occuparsi di noi".

La visione ai suoi piedi si chiuse velocemente riportando la stanza bianca al suo stato originale.

"Qui ci troviamo in uno di questi fogli da lucido, uno di quelli sopra il disegno dei muri, se vogliamo mantenere la metafora. Tuttavia non è il primo, ce ne sono infiniti sopra di noi dove nemmeno io ho messo piede personalmente in millenni di esistenza. Altrettanti ce ne sono sotto la terra, ciascuno con una sua particolarità".

"Ed è qui che arriva la parte interessante. Alcuni esseri riescono a vivere su più piani contemporaneamente. Kutch ne occupa alcune decine con la sua presenza, così come Morrigan. Io ne occupo svariate centinaia ma di solito le persone non ne occupano più di due contemporaneamente. Al terzo accedete quando morite. Poi ci sono i veggenti...".

"Esistono davvero?" non riuscì a trattenersi il fantasma interrompendo il discorso della dea per l'ennesima volta.

"Certo. E loro accedono a più piani contemporaneamente, così come gli animali e le piante che hanno radici in un altro livello generalmente. È per questo che gli animali ti vedono, è per questo che le piante, l'aria e l'acqua accolgono il tuo tocco mentre le macchine non ti sfiorano e le voci non ti raggiungono. Tu sei, al momento, disegnato sul foglio da lucido sbagliato. Sei sfocato per il mondo da cui provieni, e soprattutto, temo, sei disegnato sul foglio da lucido sbagliato".

Il silenzio calò ma Morrigan si affrettò a prendere parola gesticolando concitata.

"Ne ho parlato con il venerabile Hermes, Madre. Riteniamo che il ragazzo sia morto al posto del portatore di Excalibur".

"È di certo una possibilità, Morrigan, ma non abbiamo prove di quel che dici".

"Scusi – si intromise il ragazzo – lei non avrebbe prove nemmeno di quel che ho detto io...".

"Invece mi trovo ad averle. Qui non si può mentire, giovane fantasma. Anche se tu avessi voluto negarmi la verità riguardo alla tua condizione, non avresti potuto".

"Credici, Corrado, scopriremo la verità sulla tua condizione. Siamo Leggende, possiamo".

"Ed è esattamente quello che faremo. Gli inquisitori si mobiliteranno immediatamente, nel frattempo non ritengo opportuno che tu rimanga qui, soprattutto dopo esserti infiltrato così di soppiatto portando scompiglio più che sufficiente. Morrigan, riportalo a casa, per piacere".

Gli mancò il fiato che non aveva. Tornare indietro? A fare cosa? Ma prima che potesse parlare il pavimento sparì di nuovo sotto i suoi piedi ma questa volta non si limitò a essere trasparente, divenne proprio inesistente e l'ultima cosa di cui Corrado si accorse fu l'inizio della caduta.

GhostedWhere stories live. Discover now