CAPITOLO13

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Vedo Peeta avvicinarsi a Marcus e tirargli un pugno nello stomaco, due, tre, quattro volte. Poi avvicinarsi a John ,prenderlo per il collo e sollevarlo dal pavimento, strangolandolo. Provo ad urlare ma la voce sembra non esserci più, così, mi muovo nella loro direzione. Quando Peeta mi vede lascia cadere John che finisce a terra, sfinito. Peeta si avvicina lentamente a me e spaventata, d'istinto, gli do un pesante schiaffo che però riesce a schivare. Finalmente riesco a parlare e chiedergli -Perchè?- ma non risponde, riesco solo a guardare i suoi occhi rossi e gonfi di rabbia un'ultima volta prima di svegliarmi.


Quando entro in classe trovo Peeta che parla con John e il ricordo dell'incubo di stanotte riaffiora nella mia mente. Peeta mi vede e va a sedersi al suo posto, accanto al mio.
-Buongiorno- mi saluta.
Mi sforzo di sorridergli ma quando vedo i suoi occhi, azzurri e sereni, capisco che quell'incubo non potrà mai realizzarsi perché quel ragazzo, che ora è seduto accanto a me, non potrà mai fare del male a nessuno.
-Ho fatto un incubo- confesso.
-Anche io ne ho fatto uno-
-Me lo vuoi raccontare?- chiedo.
-Prima tu- mi incita. E decido di raccontarglielo, censurando alcuni dettagli.
Passiamo le successive tre ore parlando a pena e poco prima della fine della lezione, Peeta mi ha perfino preso la mano.
Appena la professoressa esce dalla classe alla fine della terza ora vengo trascinata in cortile da Peeta. Quando usciamo fuori non si ferma ed io continuo a chiedergli cosa stia facendo. Lui sembra non sentirmi.
Arriviamo dietro la scuola e finalmente si ferma. Mi appoggio al muro con il fiatone.
-Cosa ti è preso?-
Lui lascia la mia mano e comincia a camminare avanti e indietro nervosamente, passandosi la mano tra i capelli cenere.
Mentre aspetto una sua risposta mi concentro su ciò che mi circonda.
Non ero mai venuta qui. C'è lo stesso prato che c'è fuori l'uscita della scuola ma più verde, essendo stato, probabilmente, mai calpestato. Il muro alle mie spalle è ruvido e coperto di rampicanti e di fronte a noi c'è uno spesso muro grigio di cemento con alcuni disegni fatti col carbone sulla superficie. Uno di questi ritrae una pagnotta e mi è impossibile non ricordare la mattina della mietitura con Gale.
Stanca di aspettare e alquanto innervosita dal suo comportamento, faccio un passo azzardato verso di lui che però mi viene incontro. Una volta appoggiata al morbido cuscino di rampicanti alle mie spalle, Peeta poggia un braccio all'altezza della mia vita e una mano tremante alla mia guancia, prima di poggiare le sue labbra sulle mie.



IL RAGAZZO DEL PANE (HUNGER GAMES FANFICTION) what if...?Where stories live. Discover now