2.1 - i didn't kill anyone

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I due ragazzi erano ancora seduti su quel divano nero, questa volta, però, stavano mangiando una pizza e stavano ridendo insieme come se tutti i problemi fossero spariti.

«Hai seriamente buttato una sedia giù dalla finestra a scuola?» rise il più piccolo.

«Beh, continuavano a cadere sedie dal piano superiore e quindi avevo deciso di unirmi! Poi ho scoperto che quelle sedie venivano buttate giù dal momento che stavano cambiando l'arredamento dell'aula di scienze.» disse mordendo la pizza.

I due continuarono raccontandosi storie divertenti del loro passato per quasi tutta la sera, scordandosi del motivo per cui Jimin fosse andato a casa di Jungkook.

Erano felici, si sentivano liberi. Jungkook non si sentiva così da un pezzo.

Una volta finita la loro cena si misero a guardare un film, ma a nessuno dei due interessava: Jimin ogni tanto girava il suo sguardo verso il moro, che si guardava le mani con attenzione.

«Cos'hai Jungkookie?»

«Non potrò dirti tutto.» disse spostando la sua visuale dalle mani al biondo.

«A proposito di co- ah giusto!» si sbattè una mano sulla fronte.

«Te ne eri dimenticato?» al più piccolo scappò una risatina.

«Si...» Jimin era imbarazzato.

«Non importa.» Jungkook rassicurò il suo hyung con un sorriso.

«Prima che tu me lo chieda, non potrò dirti tutto semplicemente perché voglio dimenticare certe cose.»

«Sono cose brutte?» il più grande era troppo innocente, a Jungkook si strinse il cuore.

«Non ho ucciso nessuno, tranquillo.»

«Non intendevo quello.»

«Lo so. Chiedimi quello che vuoi.»

«Perché mi odiavi?»

«È una storia lunga.» Jungkook stava cercando di scappare da quel discorso, non voleva parlarne neanche per sbaglio.

«Posso stare qua anche tutta la notte.» Jimin era determinato, ma il più piccolo sbuffò.

«Jimin, non voglio essere scontroso. Questo rientra delle cose di cui non voglio parlare. Scusami, ti prometto che un giorno te lo dirò.» Jungkook non sapeva perché era stato così gentile nei confronti di Jimin, non voleva ferirlo, ma neanche voleva svelare la verità, che soltanto lui e i suoi amici più stretti sapevano.

«Va bene.»

«Va bene?»

«Va bene.»

«Pensavo che ti arrabbiassi.»

«Non posso forzarti, se non vuoi dirmelo ora lo accetto. Si chiama rispetto.» Jimin lo pensava davvero, certo avrebbe comunque voluto saperlo, era davvero tanto curioso, ma doveva rispettare il suo amico.

Jungkook non rispose, sorrise soltanto. La comprensione del più grande lo aveva reso felice.

«Perché eri determinato nel conoscermi, anche dopo averti bloccato, Jungkookie?»

«In realtà non lo so. Mi piaceva darti fastidio, sei carino quando ti arrabbi.»

«D-davvero?» il biondo arrossì, sorpreso dal complimento del suo amico. Quest'ultimo gli sorrise: per la sua personalità, stava sorridendo già troppo a Jimin, però lo trovava adorabile.

Si era fatto tardi e Jimin era ancora a casa di Jungkook, si erano persi nelle chiacchiere e nella buona compagnia che ognuno dava all'altro. Tutto questo per il moro era strano, ma gli piaceva. Eccome se gli piaceva.

«È tardi, Jungkook. Dovrei andare.» era dispiaciuto di dover lasciare il più piccolo, ma d'altronde prima o poi sarebbe dovuto andare via.

«Perché non dormi qua?» Jungkook si rese conto solo dopo aver pronunciato questa frase, di averla detta sul serio.

«Dormire qua?» Jimin era imbarazzato, non ci credeva. L'idea, tuttavia, non gli dispiaceva affatto.

«Uhm, si. È tardi e non vorrei che ti succedesse qualcosa.»

«Non voglio disturbare.»

«Chi dovresti disturbare? Abito da solo, non c'è nessuno con me.» Jimin, in realtà, non voleva disturbare Jungkook. Aveva paura che, magari, avesse potuto usarlo fino ad ora per poi prenderlo in giro. Chi dice che Jungkook sia cambiato davvero? Forse è solo estremamente bravo a recitare.

«Non lo so...»

«Lo prendo come un si, piccolo Jiminie.» ammiccò il moro.


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heyo c:

homophobic ;; jjk × pjmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora