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-Non lo so, Jimin-
Lui alza la testa e mi guarda.
-Perchè?-
-In pratica non ti conosco-
Si mette seduto sulla mia pancia e mi guarda dall'alto.
-Ti ho raccontato tutto, Yoongi-
Stacco lo sguardo dal suo, giro la testa e guardo a destra.
-Sono quasi quattro ore che parliamo- continua.
Quattro ore? Così tanto tempo?
Mi prende il mento tra le dita e lo sposta per avere i miei occhi ai suoi.
-Per favore. Hai ragione, devo staccare, aiutami-
Mi accarezza una guancia e ho i brividi. Mi sta guardando con il dolore negli occhi e non so per quanto riuscirò a tenere lo sguardo lì.

Avvicina la faccia alla mia
-Ti prego...-
Sfrega la guancia sulla mia, dove prima c'era la sua mano.
È strano ma non sbagliato: sta cercando di convincermi.
Rimaniamo sdraiati uno sull'altro per un minuto, prima che decida di parlare.

-Jimin, alzati- sussurro, ma ho la voce ferma.
Lui fa come gli dico, rimettendosi nella posizione di prima: è seduto davanti a me, a gambe incrociate come me e le nostre ginocchia si toccano.

-Posso?-

-Sí. Prendi solo il pigiama e lo spazzolino, il resto lo prendi domani, se ti serve-
Non lo guardo nemmeno mentre gli parlo, gioco con le dita e guardo in basso.

-Yoongi-
-Sí?-
-Yoongi, guardami-
Lo guardo.
-Grazie-

Il mio vicino di casa piange spesso Where stories live. Discover now