80. Sofia ♣ Vampiri

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Dita fresche mi sfiorano la guancia, valicando le barriere del sonno; un vago sentore di muffa e legna bruciata mi solletica le narici.

Le mie palpebre tremano, ma il torpore che mi tiene avvinta come le maglie di una fitta rete è restio a lasciarmi andare. Quando finalmente riesco ad aprire gli occhi, mi accorgo subito di non essere nella mia stanza. Una falce di luna fa capolino attraverso le imposte socchiuse, illuminando debolmente i familiari contorni del salottino. Devo essermi addormentata sul divano e qualcuno - Aura probabilmente - mi ha coperta con una trapunta.

Mi metto a sedere e provo a comprendere cosa mi abbia destata. Un chiarore tremulo filtra appena da sotto la porta e l'aria risuona di un rumore di passi, che si interrompono una volta raggiunta la camera in fondo al corridoio. Lo studio di Ranieri.

"Va', reclama ciò che ti appartiene". Le parole di Aura echeggiano dentro di me come tuoni d'estate. Da giorni non faccio che pensarci, divisa a metà tra il desiderio di cedere e il terrore delle conseguenze.

Il mio amore per Ranieri è come un marchio impresso sulla pelle, un fuoco che mi consuma e mi tiene in vita, giorno dopo giorno. Ero convinta che nessuno potesse realmente comprendere quello che provo, che se mai fossi stata tanto sciocca da rivelare a qualcuno i miei sentimenti, avrei suscitato soltanto avversione e ripugnanza. Non è andata così.

La reazione di Aura è stata un'autentica sorpresa. Prima di parlarne con lei, non avevo mai immaginato di vivere fino in fondo i miei sentimenti. Osare spingermi oltre, anche solo con la fantasia, mi sembrava un atto blasfemo.

La mia amica, invece, la pensa in modo molto diverso.

«È ovvio che anche Ranieri provi qualcosa per te, bambina, e non mi riferisco a un sentimento fraterno. Adesso è confuso e, come te, fa fatica a fidarsi e seguire il suo cuore. Per questo, il tuo compito sarà guidarlo nella giusta direzione.»

Seduta sul divano con la schiena dritta, le rivolgo un'occhiata carica di scetticismo. «Credo che tu mi stia sopravvalutando. Conosco bene Ranieri e dubito che si lascerebbe guidare da qualcuno che non fosse lui stesso» dichiaro, gettando da parte l'ennesimo lavoro all'uncinetto che sono riuscita a rovinare.

Aura mi guarda con l'aria di chi la sa lunga, dietro le spesse lenti di vetro. «Ti ascolterà se userai le armi a tua disposizione.»

«Armi? Di che stai parlando?» domando, mossa da un'ingenua curiosità.

Invece di rispondere, la mia istitutrice mi conduce davanti allo specchio appeso sopra al camino e indica l'immagine che esso restituisce. Tenendosi alle mie spalle, mi scosta i capelli all'indietro e dichiara: «Mi riferisco a questo viso, che sembra uscito dal sogno di un artista, unito a un corpo capace di far girare la testa a qualunque uomo.»

Senza che possa evitarlo, sono arrossita. «C... che ti viene in mente?! Dovrei adescarlo come... come una prostituta?!»

Per nulla turbata dalle mie rimostranze, Aura continua a fissarmi attraverso lo specchio. «Pensaci, Sofia, se solo volessi, Ranieri potrebbe essere tuo. Lui è forte, ma non abbastanza da resisterti, né ci proverà alla fine. Sarete soltanto voi due... ora e per sempre».

Con quelle parole incise nella mente, mi volto verso il camino e incrocio il mio sguardo riflesso sulla superficie. Rivedo il mio stesso viso chiazzato di rosso e il profilo di Aura, china su di me, le sue labbra che mi sussurrano all'orecchio: «Aiutalo a compiere quel passo, mostragli la via per la felicità di entrambi».

Obbedienti, i miei piedi si dirigono verso la porta. Come in preda a un incantesimo, spingo il battente e in silenzio attraverso il corridoio. Davanti all'ingresso dello studio, però, esito. Se non fosse da solo? Mi fermo, in ascolto, ma non odo alcun rumore sospetto. Abbasso piano la maniglia ed entro. Mio fratello mi dà le spalle, chino sulla scrivania, ma non appena ode lo scatto della serratura è lesto a voltarsi. Al vedermi sussulta e si affretta a coprire quel che c'è sul ripiano con un lembo di stoffa. La curiosità mi divora, ma rimango al mio posto, la schiena premuta contro i lisci pannelli di legno. Ora che ho addosso il suo sguardo, il coraggio che mi ha sostenuta fino a questo punto è evaporato.

Luce alle tenebre Where stories live. Discover now