V.

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"Quindi fate fino ai fori imperiali, ragazzi." disse la professoressa di storia dell'arte, concludendo il tutto.

La campanella suonò, mi avviai verso il mio armadietto e riposi dentro i libri della lezione precedente, feci scorrere il dito sull'orario scolastico, non l'avevo ancora imparato a memoria.

"Letteratura." sospirai, mi schiaffeggiai mentalmente; presi il materiale corretto e mi avviai verso l'aula. Non fraintendetemi, ho sempre amato quella materia, ma da quando era lui a spiegarla, c'era qualcosa che non mi andava giù, non che non spiegasse bene, per l'amor di Dio, anzi. Ma visto che mi segue, me lo trovo dappertutto e compare in casa mia, non è che sia il massimo. Entrai in classe sotto il suo sguardo, odiavo quando qualcuno mi fissava. Mi accomodai al mio posto sospirando, aprii il libro ripassando ciò che aveva spiegato la volta precedente.

"Bene ragazzi, oggi ho un po' di mal di testa e non mi va di spiegare, perciò..." lasciò la frase in sospeso, per un po' di suspance, ecco. "interrogo." dopo poco concluse la frase, il suo sguardo era perennemente fisso su di me. Un boato di negazione si fece spazio nella stanza, al vedere la reazione dei miei compagni, un ghigno divertito si fece spazio sul mio volto, e sul suo.

"Tranquilli ragazzi, ne interrogherò solamente uno, so che non mi deluderà." stranamente mi sentii presa in causa, ritornai seria, come sempre.

"Oh no." sussurrai, schiudendo leggermente le labbra. Un sorrisetto malefico comparve sulle sue labbra, si sedette alla cattedra ed i suoi occhi iniziarono a vagare per i vari nomi del registro.

"Allora, vediamo un po' chi puniamo oggi..." alzai gli occhi al cielo sbuffando, si poteva leggere l'ansia negli occhi e nei movimenti dei miei compagni, tanto sapevo già chi avrebbe chiamato. "Signorina Shenning, venga qui a farmi compagnia." appunto. Picchiettò la mano sulla sedia al suo fianco, invitandomi a sedermi vicino a lui; non feci alcun movimento di negazione o approvazione, mi limitai a raggiungerlo.

"Buongiorno Sara." disse guardandomi negli occhi, mi strinsi nella mia felpa.

"Buongiorno professor Morningstar." dissi ripassando a mente la Divina Commedia.

"Mi racconteresti la trama del primo canto dell'Inferno?" presi un bel sospiro.

"Allora, Dante ha solo trentacinque anni quando si perde in una selva oscura dalla fitta vegetazione, ed è in preda all'angoscia; riesce a giungere ai piedi di un colle illuminato dal sole, da quale può osservare - salvo, ma non ancora tranquillo - la selva oscura. Dante cerca di salire su questa collina, ma di fronte a lui appare un animale: la lonza, un felino abbastanza grande dalla pelle maculata, che lo costringe a retrocedere; dopodiché appare un leone dall'atteggiamento minaccioso che gli impedisce di retrocedere. Infine, una lupa mostruosamente magra e affamata costringe l'uomo a riscendere il colle e a riavvicinarsi pericolosamente alla selva oscura. A questo punto Dante vede una figura a cui chiede soccorso, è l'anima di Virgilio; Dante gli chiede di aiutarlo a sfuggire alle minacce della bestia che lo sta ricacciando nella selva e-" mentre parlavo avevo lo sguardo fisso sulle mie mani che tremavano per l'ansia, le interrogazioni avevano sempre un brutto effetto su di me. All'improvviso il professore mi interruppe, e mi porse una fotocopia, c'erano scritte le prime sei terzine del primo canto dell'Inferno. "Spiegamele." sembrava un'altra persona, o forse c'era qualcosa che non andava in lui. Iniziai a spiegargli tutte le terzine per poi arrivare all'ultima.

"Il colle è visto come la salvezza, ovvero Dio." iniziò a ridacchiare, che cazzo c'era da ridere?

"Davvero, signorina Shenning, pensa che Dio sia la salvezza?" mi guardò negli occhi, ed io feci lo stesso.

"Da quanto ha detto lei la scorsa volta, e dalla spiegazione sul libro: sì, professor Morningstar." risposi a tono, non mi facevo mettere in piedi in testa da nessuno, né da lui, né da qualsiasi altra persona, professore o meno.

"Ma questa domanda la sto rivolgendo a lei, non al libro." ghignò.

"Penso che stiamo andando fuori contesto." assottigliai lo sguardo, mica voleva discutere davanti agli altri.

"Le mie congratulazioni, nove, sapevo che non mi avrebbe deluso." deviò il discorso, quello che serviva. Mi alzai e mi sedetti al mio posto, di nuovo, incrociai le braccia sotto il seno come una bambina che ha appena finito di fare i capricci.

~

"Ti va di uscire oggi?" alzai gli occhi al cielo, le avrebbe prese un giorno, ne ero certa.

"Smettila Aaron, forse non l'hai ancora capito, io e te abbiamo chiuso. Definitivamente." dissi duramente, presi il mio zaino e mi avvicinai all'uscita della scuola. Era il mio ex ragazzo, gli avevo dato tutto il mio amore, ma si vede che non era ciò che cercava, ero felice che ora dimostrasse qualcosa, ma ormai era troppo tardi.

"Sara, per favore." mi affiancò, circondò i miei fianchi con un braccio.

"Toglimi le mani di dosso!" lo spintonai.

"Aaron, davvero, basta. Dovevi pensarci prima, invece di far quel che hai fatto, non sai quanto ci ho impiegato a dimenticarmi di te, ci ho messo troppo, sparisci dalla mia vita." dissi cercando di rimanere calma, lo odiavo.

Corsi verso casa, era tutto uno schifo. 

the dark side of the glance - lucifer.Where stories live. Discover now