Papà

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ALESSANDRO

Il piccoletto, o forse dovrei dire... Mio figlio. Che strana parola!
Nathan, questo bellissimo bambino dai capelli ricci e gli occhi azzurri, è mio figlio.
Occhi che ho osservato così attentamente da averne imparato ogni sfumatura. Mi sembra di vedermi riflesso ad uno specchio e non ho nessuno dubbio che il nostro DNA sia lo stesso.
Devo solo prendere confidenza con questa nuova realtà.

Il filo del gomitolo si è aggrovigliato più e più volte da non riuscire a scorgere il suo capo.
Sono profondamente incazzato, con lei, con Asia per questa cosa perché, se solo avesse provato a lottare di più non saremo arrivati fino a questo punto.

Cosa succederà adesso? Con Marzia e la bambina? E con Asia e Nathan?
In che casino sono finito?

Smetto di pensare a tutte queste cose nel vedere Nathan tutto felice sulla mia moto. È allacciato al mio braccio che lo avvolge sotto la pancia. Batte ripetutamente le mani per poi appoggiarle a contatto con la mia pelle.
Sono morbide e delicate, mi accarezzano e fanno sì che il mio cuore esploda di emozioni.

Parcheggio nuovamente il mezzo e, caricandomi il bambino sulle spalle, scendiamo.

<< Ehi, così mi spettini tutto>> protesto scherzosamente. Tanto peggio di così i miei capelli non possono stare.

In risposta lui si mette a ridere e accentua di più ciò che stava facendo. È tutto così strano certamente, ma è come se questa fosse l'unica cosa in grado di farmi stare bene. Non conosco ancora questo piccoletto, ma c'è qualcosa di profondo che mi lega a lui, che mi spinge a non volerlo lasciare. Due parti della stessa metà che si sono ricongiunte.

Ho tanto da sistemare, devo mettere ordine a questa tempesta, ma sono certo di una cosa: non voglio fare a meno di questa luce che si è insinuata e sta illuminando la mia vita.

<< Mama>> chiama con quella vocina dolce dolce.

Scruto la zona circostante per riuscire a intravedere Asia da qualche parte. Non è più nello stesso punto di prima.

<< Dov'è andata la mamma? >> chiedo dondolandomi un po'.

<< Là>> urla poi il bambino.

Alzo appena la testa per vedere dove sta indicando. Seguo la direzione del suo dito e scorgo Asia seduta sulla sabbia.

<< Allaccia le cinture che si parte>> dico scimmiottando la voce.

Nathan si attacca per bene al mio collo, appoggiando il mento sulla mia testa. Faccio finta di accendere i motori e parto verso la spiaggia.
Il piccoletto imita il verso della moto. Quando siamo a pochi passi da lei, lo metto a terra dicendogli di fare piano che così le avremmo fatto uno scherzo.
Si acquatta alle mie gambe, facciamo qualche passo e poi le si butta sulla schiena.

<< Buh>> grida.

Asia si gira di scatto colta di sorpresa e un po' spaventata.

<< Ehi furbetto mi fai gli scherzetti?>> dice prendendolo in braccio per fargli il solletico. Il bambino si dimena ridendo sonoramente, poi le aggancia le braccia al collo e le stampa un bacio sulla guancia.
Mi intenerisce guardare questa scena notando il grande legame che li lega, e ammetto che ne sono un po' geloso.

<< Allora com'è stato il giro sulla moto? >> gli domanda Asia rimettendolo in piedi.

<< Belooo>> esclama lui allontanandosi di poco attirato da un gruppetto di bambini.

COME IL CIELO DOPO LA TEMPESTA *COMPLETA*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora