Capitolo II: Tragico Incidente

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Fidnemid, 15 Giugno.

   I raggi del sole estivo filtravano tra le chiome verdeggianti.
Era una giornata afosa e nei pressi di una foresta si avvertiva soave il canto delle cicale. In quel luogo una bambina correva con l'intenzione di entrare nel cuore della boscaglia. Girava intorno agli alberi saltando i piccoli cespugli e facendo risuonare la sua allegra risata in tutti i sentieri deserti. Volteggiava felice e spensierata addentrandosi maggiormente nella selva nonostante le raccomandazioni dei genitori e incurante delle leggende riguardanti quel dannato posto.

— Abegail, piccola, fermati!

   La richiamò sua madre mentre arrancava tra le radici degli alberi secolari. Lei rischiò numerose volte di finire rovinosamente per terra poiché camminava in preda all'ansia. Si guardava attorno dimenticandosi del tutto del terreno disconnesso sotto i suoi piedi. Era una donna non troppo alta, con i capelli marroni e due occhi tendenti al viola. Il marito - invece - era un uomo alto, giovane e dalla capigliatura nera. Lui si concedeva di affrettare il passo per raggiungere la figlia, non mancando però di saettare lo sguardo castano ovunque.

La famiglia Knight era una delle più conosciute a Fidnemid, non certo per bei trascorsi. Quella mattina aveva pensato di approfittare della bella giornata ed erano andati a fare una passeggiata lungo le mura che chiudevano la città. . Secondo le superstizioni della popolazione - soprattutto quella più anziana - la strada in cui passarono era considerata una zona sicura. Per quel motivo gli adulti mai avrebbero pensato che con qualche minuto di distrazione sarebbe potuta succedere una disgrazia. Quella disgrazia...

All'infante di appena sei anni era bastato vedere una farfalla, poggiarsi su di un fiore, per correrle dietro con le braccia stese come se potessero volare insieme. Si scordò completamente delle promesse fatte ai genitori e sfilò la mano da quella del padre. Aveva visto la creatura brillare di un blu intenso e - per un secondo - aveva giurato che questa si fosse trasformata in un fuocherello, attirando così la sua già arguta curiosità.

— Carina!

   Aveva esclamato con voce dolce e divertita tentando di afferrare quell'essere dalle parvenze magiche.

— Abegail!

   Gridò invece il padre. Aveva preso a correre dopo un attimo di smarrimento, ma una fitta nebbia si era alzata attutendo il suono della sua voce. La calda luce del sole affievoliva man mano che i tre raggiungevano il cuore del bosco maledetto, così chiamato dai più scaramantici. I raggi dorati che trapelavano dalle foglie in movimento si erano sfumati fino ad acquisire un colore bluastro, del tutto innaturale. I ruscelli - che si intervallavano a sentieri scoscesi e piccole radure - rendevano increduli gli adulti.

Come aveva fatto la loro bambina a percorrere così tanta strada?

Fortunatamente però, questa sembrò accorgersi della grave azione commessa e lentamente prese a fermarsi. Dopodiché spostò il suo sguardo in ogni direzione. I grandi occhi castani le si erano spalancati allarmati. Assunsero poi un'espressione di puro terrore e minacciarono prepotentemente di lasciar scendere delle lacrime.

— Mamma... Papà...

   Sussurrò in un tremolio poco prima che la strana farfalla le si riavvicinasse. Allora questa creatura riprese la propria, bizzarra trasformazione. Una fiamma blu stava nuovamente sospesa a mezz'aria, ma - quella volta - non accennò a voler ritramutarsi nell'elegante insetto colorato.

Abegail andò a curiosare con la sua piccola mano, avvicinandosi al fuocherello. Tuttavia appena la punta delle dita lo sfiorò, questo cambiò drasticamente colore, divenendo di un rosso incandescente. La bambina ritrasse il braccio spaventata da quell'improvviso cambiamento e scottata dal calore emesso. Una lacrima solitaria scappò al controllo. Poco dopo la fiamma scarlatta si spense rapidamente, lasciando però cadere quello che - con troppa certezza - era il corpo dell'insetto ridotto ad un cumulo di cenere.

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