Capitolo XXXIV: Non Succede Per Caso

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   Uno stormo volatili si librò in cielo stordendo con il rumore delle loro ali in movimento. Il tempo rallentò il suo corso mentre il respiro dei due giovani era determinato a fare l'esatto opposto. Una sconcertata di fronte alla bestia demoniaca che tentava di prendere il controllo e l'altro ossessionato da quella stessa energia oscura che lo abbindolava da tempo immemore. Lo flagellava sadica e suadente chiedendogli sempre una maggior attenzione; nutrendosi delle più piccole particelle di rabbia e frustrazione che lui produceva e ricevendo in cambio la disperazione più assoluta.

Lo spazio era gremito di empietà; la luce filtrava affievolita dalla paura. Persino l'aria era divenuta insostenibile: pesante, densa e irrespirabile.

Abegail seguì la luce ambrata di quello sguardo: un oro nutrito da odio e solitudine stava divorando il volto di Hereweald.

Una magia inconsueta che destava dall'inconscia serenità anche il più caparbio. La natura stessa era turbata da quella presenza che la percuoteva con veemenza; pugno dopo pugno e ringhio dopo lamento.

Uno sfogo incessante che ebbe inizio dal quel maledetto terremoto.
Successivamente si alzò una fredda brezza. Fluttuò accarezzando le due figure, trasportando nel mentre piccoli petali chiari e spingendo dalle remote zone del bosco un insolito strato di nebbia.

Come un velo questo andò a coprire la poca luce che era rimasta al posto, adombrandone ogni colore. Era ghiotta di vividezza così come la creatura accortasi di un'inaspettata presenza alle sue spalle, lo era proprio di quella nuova arrivata. Gli occhi di un oro vivo, fuggiaschi e traditori irrispettosi del demone, si pregustavano quella figura con cotanta fame e avidità da poter bruciare la pelle della ragazza. Era un animale governato dall'acquolina e dalla voglia di prendere quella carne prelibata, mai vista nella sua terra natia: l'Inferno. Il mostro bramò la giovane; dalla pelle pallida e delicata come porcellana e maledettamente pura.

Passarono appena pochi secondi in cui Abegail lottò incessantemente contro i capogiri, barcollò leggermente indietro, nutrendo un poco le aspettative del suo corpo: scappare. Le immagini del passato riempirono il suo sguardo di lacrime; grosse, calde e corrosive. Le sue gote, dal color lievemente rosato furono erose dalla forza distruttiva delle emozioni. Tuttavia, anche se quel mostro alimentava in lei una terribile fobia, un'ancora invisibile teneva il suo corpo statico. Appena qualche metro si frapponeva fra i due.

Nella mente di Abby - anellata alle memorie della sua svolta familiare - scorreva come un corso impetuoso e possente una sola frase.

   È Harry, non la creatura dei tuoi sogni. Quella convinzione che per un attimo sembrò diramare le nubi dei ricordi, non le servì però a dissipare i suoi incubi. Non fu a causa di Hereweald, ma di altre immagini e suoni che la attaccarono.

   — Perdonaci per ciò che vedrai. La voce di Alfred premette nelle sue orecchie. Le parve di esser toccata dal respiro del padre e di esser protetta dalle braccia della madre in quel loro ultimo abbraccio vecchio di anni. La ragazza sbatté le palpebre rivedendo frammenti del passato. Aveva ceduto.

   — Alfred! La richiesta della madre per qualcosa che aveva perso, le tuonò in testa nonostante fosse stata muta nella realtà. Esplose come una bomba nei suoi pensieri. Gli occhi viola, vuoti, le labbra dischiuse e quel corpo dalla pesantezza accresciuta in brevi attimi, la fecero impazzire. Si accasciò a terra trattenendo il volto fra le mani quasi a potersi sottrarre da qualcosa che stava concretamente dinnanzi a lei.

— Basta!

   Urlò esausta tra i singhiozzi che scossero il suo fragile corpo. Era così debole: una sola scintilla aveva appiccato in lei un incendio devastante. Scostò poi le mani sulle sue orecchie; non voleva udire nient'altro che silenzio. Quel dannato silenzio che la sua mente pretendeva e meritava. Fu un altro ringhio a smorzare la pressione esercitata dai ricordi. Oltre i filamenti dei suoi lunghi capelli, Abby assistette alla resistenza di Hereweald.

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