Doveva essere l'inizio o la fine?

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Entrò nel bar.

La musica che pompava fuori dalle casse faceva cagare. Perchè in quei posti mettevano sempre musica di merda? Dopo ben 28 anni di vita schifosa ancora non l'aveva capito, ma il dubbio che la musica di merda fosse la colonna sonora perfetta per delle esistenze inutili e bieche gli faceva venire ancora dubbi.

Che bella equazione: vita schifosa x musica di merda = esistenza inutile.

Forse i ricchi avevano colonne sonore migliori insieme allo champagne e i vestiti.

Percorse con molta calma il pavimento in linoleum nero che lo portava al bancone. Il suo miglio verde personale. L'odore pungente e nauseabondo di alcol e sudore lo avvolgevano come una stucchevole ninnananna.

Alzò la mano verso il barista con il numero tre e mimò con la bocca la parola Jack.

Niente ghiaccio.

I baristi lo capivano. La loro specie capiva sempre come condire lo sconforto dei drink dei loro ospiti.

Davanti a lui si pararono nel giro di pochi secondi i tre bicchieri, sembravano funghi spuntati dopo una notte di pioggia. Era quasi poetico per un posto simile.

Traccannò uno dopo l'altro quei deliziosi bicchierini color ambra senza apparente fastidio, dentro stava bruciando.

Lasciò 15 dollari sul piano lucido e appiccicoso e riprecorse con le fiamme dentro il suo corpo.

Un'ultima immersione nella stucchevolezza dei corpi caldi ed era fuori, nel gelido nulla della vita.

Niente cappotto, solo un maglioncino. Non gli serviva, la neve era sua amica.

Toc toc toc toc.

Sentiva battere forte le scarpe. Non erano i tacchi 15 di qualche prostituta. Erano le sue. Risuonavano nel vuoto del nulla armoniche e serene. Le scarpe avevano sentimenti? Che domanda idiota. Erano scarpe.

Continuò a camminare verso il bosco. Il Canada era fottutamente pieno di boschi, la dannatissima capitale dei boschi! Il toc toc delle scarpe era scomparso per lasciare spazio al tonfo sulla terra umida e coperta di piccole lastrine di ghiaccio e neve sporca.

Si tolse il maglioncino senza smettere di camminare. La scogliera era a pochi passi dalla piccola cittadina di merda. Aveva iniziato a sudare già da qualche minuto mentre saliva e schivava il dannatissimo bosco.

Piegò il maglioncino. Aveva raggiunto la sommità della scogliera.

Appoggiò il maglioncino con molta cura su una zolla di terra libera e si sfilò i jeans.

«CAZZO!» gridò con molta foga mentre perdeva l'equilibrio.

Non aveva tolto quelle dannatissime scarpe piene di sentimenti e si era ritrovato col culo per terra.

Molto elegante anche l'ultimo giorno su quella terra. Levò le scarpe e tolse i jeans insieme per poi riporli sopra al maglioncino, gli faceva proprio schifo. Ogni volta che lo guardava sembrava peggio. Si alzò in piedi, diede una ripulita ai boxer con le mani e prendendo un grosso respiro si buttò di sotto in mezzo alle rocce e all'acqua schiumosa.

Vita di merdaWhere stories live. Discover now